video suggerito
video suggerito

Elena Congost porta in tribunale il Comitato Paralimpico dopo la squalifica: “Ora voglio giustizia”

La paratleta spagnola Elena Congost ha formalizzato la denuncia nei confronti del Comitato Paralimpico Internazionale che dovrà presentarsi di fronte al Tribunale di Parigi. Contestata la squalifica subita che le è costata la medaglia di bronzo: “Non ci fu truffa ma venne applicato il puro spirito dell’olimpismo”
A cura di Alessio Pediglieri
0 CONDIVISIONI
Immagine

Elena Congost ha deciso di rompere gli indugi e dopo quasi quattro mesi dalle Paralimpiadi di Parigi ha fatto una scelta forte e precisa: ha deciso di portare in tribunale il Comitato Paralimpico Internazionale, reo di averle sottratto ingiustamente la medaglia di bronzo nella marcia, squalificandola. L'atleta paralimpica ha spiegato le sue motivazioni, convinta di ricevere giustizia: "Non c'è stata alcuna truffa, mi hanno privato di una medaglia venendo meno ai principi dello spirito olimpico. Ora pretendo giustizia".

Elena Congost porta il Compitato Paralimpico davanti al Tribunale di Parigi

Elena Congost è più che determinata a "ottenere un risarcimento per il danno subito", portando davanti al Tribunale di Parigi lo stesso Comitato Paralimpico Internazionale. Lo farà appoggiata da uno studio legale e dalla sua guida visiva Mia Carol Bruguera. E' l'ultimo atto di una battaglia che la paratleta sta portando avanti dallo scorso settembre, annunciando  di aver adito a vie legali per recuperare la sua medaglia di bronzo, dopo la squalifica dalla maratona dei Giochi Paralimpici di Parigi del 2024. Il primo ricorso, sostenuto all'epoca dal Comitato Paralimpico spagnolo che aveva appoggiato in tutto Congost, che richiedeva la creazione di una seconda medaglia di bronzo ex equo, fu respinto dalla Federazione Internazionale di Atletica Paralimpica.

Le motivazioni di Congost: "Voglio giustizia, squalifica contro ogni spirito olimpico"

Elena Congost spera di far riconoscere attraverso un processo contro il Comitato che quanto accaduto sul finale della maratona olimpica "non si è trattato di truffa ma di un semplice aiuto ad una persona potenzialmente in pericolo". L'obiettivo è di riavere la sua medaglia del terzo posto, che le è stata tolta per squalifica. "Se questa decisione si basa sul regolamento ufficiale della maratona T12" si legge nel comunicato ufficiale, "tutto questo è in realtà totalmente contrario allo spirito dell'olimpismo. Questo spirito, come pensa Pierre de Coubertin, si fonda su valori che vanno ben oltre le prestazioni sportive e sul rigoroso rispetto di regole anch'esse rigide: al suo centro troviamo in particolare i principi di correttezza, di fraternità (tra concorrenti e tra nazioni), l’aiuto reciproco e lo spirito di squadra. Insomma, i Giochi Olimpici non devono ridursi a rivalità, anche sportiva".

Cos'era accaduto nel finale della maratona non vedenti a Parigi 2024

Ma cos'era successo alle Paralimpiadi nella maratona riservata agli atleti non vedenti? L'8 settembre Elena Congost si era qualificata terza nella prova (T12) per poi venire squalificata per aver lasciato andare, a due metri dall'arrivo, la corda che la collegava alla sua guida, sofferente di crampi, per evitarne la caduta. Secondo il regolamento in vigore un comportamento antisportivo, perché "l'atleta e il corridore-guida accompagnatore devono mantenere l'attacco del cordino dall'inizio alla fine della gara". "Nessun rilascio sarà effettuato senza essere prima autorizzato", si legge ancora nella norma contestata, pena la squalifica. In segno di solidarietà alla propria atleta, il Comitato Paralimpico spagnolo aveva comunque sostenuto Congost con un aiuto finanziario pari a quello previsto ai medagliati.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views