È morto Doyle Brunson, la leggenda del poker che vinse due Mondiali con la peggior mano possibile
Ogni sport ha delle icone il cui nome diventa sinonimo dello sport stesso. E così è stato per Doyle Brunson leggenda del poker sportivo morto nelle scorse ore all'età di 89 anni. Qualunque appassionato di Texas Holdem e delle altre varianti del gioco d'abilità, trovandosi al tavolo con quell'omone con il cappello da cowboy sapeva di star giocando con un vero e proprio mito, uno di quelli che aveva scritto la storia del gioco molti decenni prima che, solo dopo l'avvento di internet, è divenuto un fenomeno planetario.
Ma non solo. Anche chi non lo ha mai visto o mai ascoltato la sua storia, se ha giocato qualche volta a Texas Holdem avrà quasi certamente sentito risuonare quel nome. C'è infatti una combinazione di carte, tra le peggiori mani d'apertura possibili, che da anni viene associata al nome di Doyle Brunson: non è difatti raro che qualcuno avendo un dieci e un due come carte coperte alla domanda "cosa hai?" risponda con il nome del leggendario giocatore conosciuto anche come "Texas Dolly" senza bisogno di aggiungere altro per indicare la sua mano.
Ormai l'associazione è divenuta automatica, ma non tutti sanno perché la combinazione "10 & 2" sia associata al nome del mitico giocatore di poker sportivo. Dietro questa associazione c'è infatti una strana storia risalente alla metà degli anni '70 che riguarda proprio il texano allora poco più che quarantenne.
Con quella mano (e con un colpo di fortuna inaudito) infatti Doyle Brunson nel 1976 vinse il Main Event delle World Series of Poker, cioè il torneo di texas holdem che si tiene ogni anno a Las Vegas più importante e più prestigioso al mondo. Rimasti in due con Jesse Alto infatti su un flop A-J-10 andò all-in venendo chiamato dall'avversario che mostrò A & J.
A quel punto le probabilità di vittoria di Brunson con la sua mano, 10 & 2 appunto, erano intorno all'8% ma la fortuna sorrise al texano con il dealer che al turn e al river (la quarta e la quinta carta con cui è possibile formare la propria combinazione vincente) tirò fuori dal mazzo due "2" che permisero a Doyle Brunson di ribaltare la situazione vincere la singola mano e conquistare l'ambitissimo braccialetto (trofeo che solo chi ha vinto un evento delle WSOP possiede).
Ma a far sì che la combinazione "10 & 2" diventasse sinonimo di Doyle Brunson fu ciò che avvenne l'anno successivo nello stesso torneo con in palio il titolo più prestigioso del mondo per un giocatore di poker sportivo. Anche in quel caso il classe '33 arrivò al testa a testa finale trovando questa volta come avversario Gary Berland e anche questa volta vinse la mano decisiva avendo come proprie carte "10 & 2" e partendo in netto svantaggio nel momento in cui i due contendenti hanno messo tutte le chips nel piatto per determinare il vincitore.
Sul flop (le prime tre carte comuni scoperte dal dealer) c'erano difatti 10-8-5 e furono un "2" al turn e un "10" al river a consentire a Doyle Brunson di conquistare il suo secondo Mondiale consecutivo ed entrare di diritto nella leggenda di questo sport avendo addirittura una combinazione di carte che per sempre porterà il suo nome.