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È morto Antonio Inoki, icona del wrestling in TV ed eroe fuori dal ring

Antonio Inoki è morto a 79 anni, come confermato da fonti vicine alla famiglia. Se ne va un personaggio unico capace di dare un contributo eccezionale non solo allo sport.
A cura di Marco Beltrami
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Antonio Inoki in posa con Muhammad Ali (Twitter @Inoki_Kanji)
Antonio Inoki in posa con Muhammad Ali (Twitter @Inoki_Kanji)

Antonio Inoki è morto a 79 anni. A confermarlo sono stati i media giapponesi che hanno citato fonti vicine alla famiglia della leggenda giapponese che non rappresenta solo un'icona per il mondo dello sport. Se ne va infatti una leggenda del wrestling, e un personaggio che nella sua vita ha dato un contributo importante anche fuori dal ring, impegnandosi anche nel sociale e nell'attività politica.

Quando si parla infatti di Inoki è estremamente riduttivo definirlo solo un wrestler, nonostante il suo ruolo fondamentale nell'evoluzione di questo sport. Kanji Inoki (questo il suo nome originario) è nato in una famiglia benestante, che però dopo la seconda guerra mondiale fu ridotta sul lastrico. La morte improvvisa del papà, uomo d'affari e politico, spinse la famiglia Inoki a trasferirsi in Brasile. Qui Kanji e i suoi 10 fratelli dovettero subito darsi da fare, iniziando a lavorare per mantenersi sin dalla giovanissima età.

Antonio Inoki lotta contro Muhammad Ali
Antonio Inoki lotta contro Muhammad Ali

In Sudamerica il fisico statuario di quel 17enne non passò inosservato, motivo per cui quasi fisiologico il suo ingresso nel mondo della lotta professionistica dopo l'esperienza con il karate. A quel punto ecco il cambio di nome con Kanji Inoki che divenne Antonio Inoki, in omaggio al wrestler italo-argentino Antonino Rocca di cui era un grande ammiratore. La sua popolarità crebbe in modo eccezionale, non solo per le sue doti, ma anche per un volto difficile da dimenticare con un mento molto prolungato.

Successi a ripetizione per Inoki diventato in patria una sorta di icona e simbolo da esportare anche all'estero. Non è un caso che sia stato proprio lui a rivelarsi l'artefice del successo del wrestling moderno, attraverso la fondazione di una lega professionistica, con il fondamentale inserimento anche della televisione a bordo ring negli anni '70. Memorabile soprattutto l'incontro con un'altra leggenda dello sport, e del pugilato come Muhammad Ali, nel 1976 al Nippon Budokan di Tokyo, evento che ottenne un'audience eccezionale a livello globale.

Ambasciatore della lotta e del wrestling anche oltreoceano, pioniere della Mixed Martial Art, Inoki divenne una figura importante anche per la TV. Basti pensare anche alle sue sempre più costanti apparizioni in produzioni televisive, come il suo personaggio nel popolare cartone animato "L'uomo tigre". Dopo una carriera molto lunga, nel 1988 il ritiro che però non gli precluse di garantire un contributo importante a quello sport che gli aveva dato tanto.

Inoki iniziò una nuova vita anche fuori dal ring, buttandosi in politica con la volontà concreta di fare qualcosa per il suo Paese. La popolarità gli permise di essere eletto al Parlamento tra le fila del partito ‘Sport e Pace‘. Attivamente l'ex lottatore si confermò una colonna per il Giappone e i giapponesi, con un'intensa attività diplomatica: durante la guerra in Iraq, fu fondamentale il suo impegno per il rilascio di ostaggi nipponici. Fece lo stesso poi nell'ambito delle trattative con il regime di Pyongyang.

Pochi mesi fa, sul suo profilo Twitter ufficiale, Antonio Inoki ha celebrato quelle sue imprese postando alcune foto con gli altri diplomatici con i quali riuscì a salvare la vita a tanti suoi connazionali. Già in quegli scatti si può notare come le sue condizioni di salute non fossero più ottimali. D'altronde già nel 2020, l'ex wrestler rivelò al mondo di dover fare i conti con problemi al cuore. Il Giappone e lo sport, perdono un personaggio unico, capace di lasciare però un'eredità eccezionale.

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