Doping, Lance Armstrong e il piano perfetto per evitare la positività
Non è stato un caso se Lance Armstrong non è mai stato trovato positivo ad un test antidoping. Malgrado il campione americano sia stato successivamente scoperto facente uso di sostanze proibite con conseguente radiazione a vita e il ritiro di tutti i trofei vinti nel periodo incriminato, durante il periodo di attività agonistica, ad Armstrong non venne mai riscontrata alcuna positività. Com'è stato possibile?A rivelarlo lo stesso ex ciclista sottolineando un "piano scientifico e a prova d'errore" che la US Postal aveva messo in atto.
Lo statunitense 41enne, squalificato a vita, è stato anche privato anche dei suoi sette titoli al Tour de France, quando l’Usada, l’Agenzia Antidoping degli Stati Uniti, ha reso pubblica un anno fa l’indagine su di lui: "Il piano era conservativo, per niente rischioso e matematico: non ero mai positivo, mai, perché il piano era molto ben studiato" ha confessato in una intervista.
L'ennesima rivelazione che ha minato anche le ultime flebili speranze che dietro a quell'enorme inganno ci fosse un minimo di primordiale professionalità. Ma non ce n'è stata neppure la parvenza: Armstrong ha confermato che l'uso di doping era iniziato dal 1995 ricordando che "se si voleva primeggiare non c'era altra via. Potevamo andare tutti a casa e ritirarci ma non è stato così". Altre parole che pesano come macigni. E nulla valgono le parole a fine intervista in cui l'americano prova in parte a scusarsi verso il mondo dello sport e all'opinione pubblica che l'ha condannato: "Ho dato loro speranze, ho fatto pensare che la storia era perfetta. Mi piacerebbe cambiare tutto questo, ma non posso. Lo so, è stato un tremendo errore".