Doping, il Tas squalifica Schwazer per 8 anni
La mazzata è arrivata, durissima. Come un colpo vibrato tra capo e collo. Verdetto ferale, gli 8 anni di squalifica inflitti dal Tribunale arbitrale dello sport per doping, chiudono in maniera traumatica la carriera di Alex Schwazer. "Sono distrutto", mormora. Una sentenza – come raccolto dall'agenzia Ansa – che conferma la linea dell'intransigenza e della massima severità nei confronti del marciatore alto-atesino, un giudizio che ha spazzato via le tesi difensive presentati dai legali dell'atleta. In camera di consiglio, quindi, ha prevalso la richiesta della Iaaf di sanzionare con un lungo stop le irregolarità emerse a gennaio scorso: allora venne riscontrata una nuova positività a uno steroide sintetico. Cade così ogni illusione di partecipare, sia pure in extremis, ai Giochi di Rio 2016.
Il verdetto è stato emesso a un paio di giorni di distanza da quell'udienza durata diverse ore che Schwazer aveva sfruttato per esporre le proprie ragioni e difendersi rispetto all'ennesima accusa di doping adducendo anche materiale dettagliato quale prova d'innocenza: una documentazione molto minuziosa corredata di schede e suffragata perfino dalle dichiarazioni rese da testimoni ascoltati via skype. Sandro Donati, tecnico del marciatore commenta con amarezza la sentenza: "Non importa quanti anni sono ma che è stata accolta la tesi della Iaaf".
"Otto anni perché recidivo. Siamo delusi ma andremo avanti a trovare la verità con l'esame del Dna e quant'altro sia utile. Aspettiamo di conoscere le motivazioni di una sentenza del genera". E' questa la reazione a caldo, una volta venuto a conoscenza della notizia sulla squalifica d 8 anni inflitta al proprio assistito, dell'avvocato Thomas Tiefenbrunner. Cosa può fare Schwazer? Per continuare la battaglia legale potrà spingersi fino all'ultimo grado di giustizia ricorrendo alla Corte Federale svizzera e facendo richiesta di esame del Dna
Il lato oscuro della vicenda, il test di laboratorio
Un test di laboratorio svolto dopo oltre 3 mesi rispetto a un altro esame che aveva dato esito negativo e il notevole ritardo nella comunicazione all'atleta da parte della Iaaf sono stati i punti oscuri sollevati e sviscerati dagli avvocati dinanzi al tribunale.