Diego Pettorossi in aspettativa per le Olimpiadi: “Da due anni niente ferie, non lo faccio per soldi”
Diego Aldo Pettorossi non è riuscito ad accedere alle semifinali dei 200 metri di atletica alle Olimpiadi di Parigi 2024 ma questo di certo non cancella la sua incredibile storia. L'azzurro, bolognese classe 1997, è riuscito a raggiungere un risultato incredibile. Basti pensare che era l’unico atleta non professionista della Nazionale italiana. "Da due anni lavoro full time e faccio atletica nel tempo libero" ha raccontato Pettorossi nel corso di in un'intervista a Fanpage parlando di tutto il suo percorso che l'ha portato incredibilmente fino ai Giochi di Parigi.
Il suo tempo non è bastato per accedere ai ripescaggi e giocarsi la finale con i colleghi Filippo Tortu e Fausto Desalu ma di certo questo non fermerà l'atleta bolognese: "Con tanti sacrifici ho provato a inseguire questo sogno – ha spiegato Pettorossi -. Gli ultimi mesi ho preso un'aspettativa per concentrarmi su questo obiettivo che avevo da dieci anni". L'atleta azzurro ora non ha alcuna voglia di fermarsi: "Credo molto nelle mie potenzialità e penso di poter puntare anche a una finale nei prossimi quattro anni".
La storia di Diego Pettorossi, come è nata la passione per l'atletica?
"Da due anni sono un lavoratore che fa atletica nel tempo libero e sono uno dei pochi ragazzi non professionisti di questa nazionale. Sono arrivato qui con tanti sacrifici provando a inseguire questo sogno".
Partecipare alle Olimpiadi è stato già un grande risultato?
"Da due anni lavoro full time, ero in America, e avevo il mio lavoro dalle 7 alle 4, poi staccavo e andavo al campo verso le 5 o le 6. Il mio allenatore italiano mi ha sempre seguito e gli ultimi mesi ho preso un'aspettativa per concentrarmi su questo obiettivo che avevo in testa da dieci anni".
L'emozione della convocazione.
"Una convocazione un po' difficile. Sapevo di valere la qualificazione ma l'ultimo periodo ho fatto molte gare per accedere col sistema del ranking e la qualificazione è arrivata un po' alla fine. Sono stati uno degli ultimi ad andare ai Giochi entrando come 48esimo su 48 per i 200 metri. È stato quasi un ripescaggio".
Le sensazioni provate prima di affrontare le Olimpiadi di Parigi
"Dal giorno dopo la convocazione ho cominciato subito a pensare alla semifinale".
Che tipo di atleta ti definisci?
"Sono ambizioso, mi piace competere e dare il massimo per lo sport che amo. Non lo faccio per soldi ma perché mi piace e mi fa sentire bene ed essere 25esimo al mondo nell'anno olimpico vuol dire proprio essere tra i migliori".
Cosa significa raggiungere questo risultato da non professionista
"Sono molto orgoglioso del mio percorso, di quello che ho fatto e che sto facendo. Credo molto nelle mie potenzialità e se posso arrivare a una semifinale da non professionista così penso che facendo solo atletica al 100% con nutrizionista, fisioterapista, mental coach e preparatore tutto l'anno sicuramente potrei puntare anche a una finale nei prossimi quattro anni".
Hai già le idee chiare su cosa farai dopo le Olimpiadi?
"Adesso sto tornando in Italia e aspetto un po' le opportunità per iniziare ad avere una carriera professionistica".
Come funziona l'atletica da professionisti in Italia?
"Ci sono gruppi sportivi militari come le Fiamme Gialle, le Fiamme Oro, l'esercito, Aeronautica e Fiamme Azzurre. Qui troviamo atleti che percepiscono uno stipendio e hanno l'obiettivo di allenarsi e rimanere dopo nell'arma. È un'opportunità per dedicarsi solamente alla pratica sportiva e la maggior parte degli atleti che sono alle Olimpiadi con noi fanno parte di uno di questi corpi".
Vengono seguiti anche in maniera diversa?
"Sicuramente ci sono delle Caserme per ospitare atleti professionisti e dei centri federali importanti come Castelporziano. Qui ci si può trasferire e respirare l'ateltica e lo sport senza doversi spostare o chiedere ferie".
In che senso?
"Io ricordo di avere avuto due due settimane di ferie lo scorso anno. Una l'ho usata per fare i campionati italiani assoluti e l'altra per un'altra gara. In pratica sono due anni che non faccio ferie (ride ndr), quindi è stata un po' dura".
Hai provato anche altri sport nella tua vita?
"Sì, allora io facevo skate quando ero piccolo, e mio padre giocava a basket con l'Olimpia Milano. Successivamente ho provato rugby per qualche mese ma poi con l'atletica mi sono subito innamorato: la sensazione di vincere la gara di prepararsi è super importante e bellissimo".
Qual è stato il tuo percorso tra studio, lavoro e atletica?
"Dopo essermi trasferito a Torino per iniziare la triennale, non mi trovai bene e nell'atletica non sono riuscito a fare il salto di qualità che magari mi avrebbe permesso più facilmente di entrare in un gruppo sportivo da professionista".
Pensavi fosse finita?
"Ho avuto la possibilità di andare in America, in Texas, con una borsa di studio e lì pensavo che l'atletica per me fosse finita. Cioè in quel momento l'atletica era un modo per pagarmi gli studi ed entrare all'università. Poi però le performance sono cambiate, i tempi pure, e nel frattempo ho cambiato college andando a San Antonio a fare un master sull'analisi dati e il mio coach del tempo mi ha molto spronato credendo molto sulle mie potenzialità".
E poi cos'è accaduto?
"Lui ha spinto molto e nel 2022 quando mi sono laureato, poi ho fatto i campionati del mediterraneo centrando due medaglie, poi ho vinto i campionati italiani, ho fatto una semifinale Europea, ho fatto i mondiali assoluti e poi però assenza di alternative valide per continuare a stare in Italia e lavorare, piuttosto che fare atletica, sono stato costretto un po' anche a trovarmi un lavoro lì vicino al college e così alle fine ho fatto lo sviluppatore a 22 anni con focus su analisi dati e fino ad oggi".
Un esempio per gli altri atleti non professionisti a non mollare.
"No, assolutamente. Ricordo la prima volta in cui andai al campo col buio da solo in un posto sperduto mi chiesi cosa stessi facendo. Poi però avevo capito che l'obiettivo era nella mia testa, e probabilmente anche in quella del mio allenatore. Secondo me è importante ascoltarsi, seguire le proprie idee, le proprie passioni e i propri obiettivi. Già solo arrivare fino a qui ti dà un'autostima incredibile. Io non pensavo mai di poter andare alle Olimpiadi".
La passione è dunque alla base di tutto.
"Si può studiare e fare sport, basta avere un obiettivo e perseguirlo. Io ho fatto due Master in una lingua che non è la mia e non ho mai mollato. Ora sono qui e voglio continuare".
Com'è stato entrare in uno stadio pieno poco prima della gara?
"Dopo la convocazione mi sono emozionato molto tantissimo, però quando ero al villaggio un po' non sentivo tutta questa adrenalina incredibile. Entrare in uno stadio pieno di gente però è stata un'esperienza imparagonabile".
Cos'hai provato?
"Sono tutti lì per vederti. L'atletica è un ambiente bellissimo che secondo me ha molto da insegnare ad altri sport, e sicuramente l'Olimoiade è stata un'esperienza che mi porterò dentro per tutta la vita e andare due volte allo stadio è stato ancora più bello e non vedo l'ora di andarci un'altra volta".