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Dare spazio al “piccolo” rugby lo fa diventare grande

Il test match di sabato al Rigamonti è l’occasione per fermarsi e riflettere sullo stato del rugby italiano. Siamo l’undicesima squadra al mondo, ma le nostre strutture sono all’altezza di traguardi più grandi?
A cura di Redazione
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Gli atleti che saranno chiamati a giocare contro la nazionale del Tonga una storia alle spalle la dovranno pur avere. Non ci si sveglia professionisti dall'oggi al domani, ma si intraprende una strada che dalla periferia scalcagnata porta ai grandi stadi e all'overdose di pubblico a cui assistiamo quando andiamo a vedere il 15 azzurro di rugby. Insomma, come in tutti gli sport, anche nel rugby per avere dei campioni è necessario disporre di strutture all'altezza del compito. Così, proprio nella settimana del test match contro il Tonga, i "piccoli" del rugby italiano alzano la voce e fanno sentire le proprie ragioni che, in fin dei conti, corrispondono agli interesse generali dello sport azzurro.

La partita di sabato contro la squadra oceanica sarà ospitata al Rigamonti di Brescia e, fanno notare gli sportivi bresciani attraverso la voce del ct del Botticino, Bruno Ancilotti:

Tutti noi che rappresentiamo il rugby di base siamo entusiasti di essere la città che ospita l'esordio dell'Italia nei Test Match, ma ci auguriamo anche che non si debbano attendere altri 23 anni perché avvenga nuovamente.

Eventi del genere, infatti, creano entusiasmo presso la cittadinanza locale e contribuiscono a generare quella spinta dal basso utile a popolare le palestre dilettantistiche e ad acquistare il materiale per l'allenamento. Non è raro che le società dilettantistiche si trovino in condizioni economiche disastrate con la difficoltà, ad esempio, di acquistare la macchina della mischia. Oltre alla necessità di distribuire con attenzione i grandi eventi sul territorio nazionale, nota Giorgio Rigosa, allenatore del Marco Polo Cus Brescia, che

Il rugby deve essere riconosciuto come una vera e propria alternativa, già dalla scuola e in questa direzione è fondamentale che i club riescano a svolgere adeguatamente un lavoro di alfabetizzazione, altrimenti continueremo a rappresentare un'alternativa sportiva solo a tratti, magari per chi non è riuscito ad approdare in altre realtà sportive.

Poter partecipare alla festa della partita, saperne leggere le dinamiche con la stessa familiarità usata per il calcio, apprezzare lo sforzo della mischia ed immaginare di parteciparvi, potersi iscrivere in una palestra attrezzata. E poi giocare. Sono questi i passaggi che possono rendere grande uno sport che, in Italia, ancora non è maturo.

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