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Daniele Lavia svela i retroscena dell’Italvolley: “Ricordo un momento da brividi, eravamo distrutti”

A Fanpage.it Daniele Lavia ha raccontato il suo viaggio nella pallavolo, dagli inizi fino alla vittoria della Superlega con il Trentino Volley: lo schiacciatore classe 1999 si è soffermato sul biennio d’oro con la Nazionale e sulle difficoltà che la selezione di De Giorgi ha riscontrato nel Torneo Preolimpico.
A cura di Vito Lamorte
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Daniele Lavia è uno dei simboli della pallavolo italiana del nuovo millennio. Schiacciatore di Trentino Volley e della Nazionale Italiana, questo classe 1999 è uno dei protagonisti del volley azzurro da qualche anno e non ha nessuna intenzione di mollare la presa, anzi. "Il mio obiettivo è quello di vincere più cose possibili. Ci vuole tempo ma proverò sempre a migliorarmi perché l’obiettivo per un atleta è quello di vincere e ci proverò", ha le idee chiare questo ragazzo di Rossano Calabro che ha iniziato la sua scalata nella piramide della pallavolo a Corigliano e lo scorso anno si è laureato campione d'Italia.

Lavia è stato nominato miglior schiacciatore degli ultimi Europei e ha fatto parte della non felice spedizione in Brasile per il Preolimpico ma analizza le situazioni con chiarezza e senza troppi giri di parole, centrando il punto e non utilizzando frasi fatte per evitare di rispondere. Si gioca a carte scoperte e si parla senza filtri.

Daniele è cresciuto tanto negli ultimi anni e il suo apporto nelle vittorie delle squadre in cui milita sono la dimostrazione dell'enorme lavoro fatto. Il 2023, nonostante abbia proseguito la scia di vittorie degli ultimi due anni, si può tranquillamente annoverare tra i migliori della sua giovane carriera e non solo perché a maggio s’è cucito al petto il primo scudetto in carriera, ma perché sta diventando sempre più un leader dei gruppo di cui fa parte.

A Fanpage.it Daniele Lavia ha parlato delle difficoltà che la selezione di Fefé De Giorgi ha avuto nel Torneo Preolimpico, degli ultimi Europei persi in finale con la Polonia, del biennio d'oro con l'accoppiata Europeo-Mondiale e del suo viaggio nel mondo della pallavolo.

Sensazioni ed emozioni, positive e negative, dopo il Preolimpico.
"Ce ne sono state tante. Il fatto che siamo arrivati al Preolimpico stanchi è fin evidente. Arrivare in fondo a tutte le competizioni non è da tutti e l’abbiamo fatto noi e la Polonia. Loro, però, hanno una squadra che gli permette di fare più cambi e rotazioni, riescono a variare di più ma non è un alibi e non è una scusa per quello che abbiamo fatto noi. Nonostante la stanchezza abbiamo provato ad avere sempre un atteggiamento positivo per uscire dalle situazioni negative. In alcuni momenti, però, si vedeva che non ne avevamo più: in tutte le partite eravamo sempre lì lì ma in alcuni dettagli siamo mancati. Una cosa che non è da questo gruppo, per quello che ha fatto vedere in questi due anni. Quando si è stanchi, però, può capitare. Abbiamo provato a combattere la mancanza di energia fisica ma questo ci fa imparare a stare ad alti livelli anche in queste situazioni".

Cosa credi sia mancato in Brasile.
"In partite più alla portata potevamo permetterci dei momenti di blackout per poi riprenderci mentre con le squadre forti questa cosa è più difficile da gestire, può andare bene come può andare male".

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L’Europeo è stato straordinario ma il bis è sfumato.
"Ormai siamo una squadra tosta, da battere, e tutti vogliono sconfiggerci. Ce lo siamo meritato dopo il biennio che abbiamo fatto e quindi ora tutti ci aspettano al varco. Non credo che siamo arrivati stanchi e a livello di atteggiamento c’eravamo. Anche in quel caso, secondo me, è mancata lucidità in alcuni momenti chiave. Non ci aspettavamo che partissero così forte: abbiamo preso 5-6 break nel primo set che ci hanno spiazzato e non abbiamo reagito. Loro hanno fatto una grande partita ma noi potevamo fare qualcosa di più. Nel terzo set eravamo lì ma un paio di palle hanno cambiato l’inerzia della sfida. A questi livelli le paghi".

Venivate da due anni favolosi e la strada avanti è ancora lunga: qual è il momento più bello della doppietta Europeo-Mondiale?
"C’è un momento che non ho mai dimenticato e ancora oggi ho brividi quando lo racconto. Era l’Europeo dopo l’Olimpiade ed eravamo distrutti mentalmente. Dopo le prime tre partite, eravamo in sala fisioterapia io, Sbertoli e altre due persone: Sbertoli si gira verso di me e fa ‘la senti quest’aria, noi vinciamo l’Europeo’. Non gli ho dato credito ma alla fine aveva ragione lui. I momenti belli sono stati tanti, dalle feste in campo alle cerimonie con Mattarella e Draghi. Emozioni bellissime".

Cosa vuol dire essere premiato per due volte miglior schiacciatore degli Europei?
"Si vive anche per questi momenti e sono grandi soddisfazioni. Se oltre alle vittorie di squadra arrivano anche questi riconoscimenti è tutto ancora più bello".

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Corigliano, Materdomini, Ravenna, Modena, Trento: che viaggio è stato, finora, quello di Lavia nel volley?
“È stato un po’ complicato perché le infrastrutture al Sud sono quelle che sono e facciamo più fatica ad emergere. Devi avere la fortuna di essere un talento vero o di essere notato da qualche squadra importante. Io ebbi la fortuna di essere notato da Corigliano, che quell’anno faceva l’A2, e da 14 anni ho iniziato il mio percorso. Già in quei momenti c’erano dei contatti con la Materdomini perché il mio ex allenatore Giacomo Bozzo era in contatto con il loro coach. Lì ho fatto gli ultimi due anni di scuola e la città è rimasta nel mio cuore, ho tanti amici. Poi sono approdato al nord. Il mio riferimento è sempre stata Trento perché quando mio fratello giocava li vedevo come punto di riferimento e aveva una squadra pazzesca. Ma non è stato un viaggio semplice”.

Le Olimpiadi sono il sogno di ogni atleta. Se tutto va bene ci saremo anche noi: cosa sono per lei i Giochi Olimpici?
"Le Olimpiadi sono ‘la competizione'. Tutti sognano di poterle giocare ma ora bisogna fare un passo in più. Io ho avuto la fortuna di giocarne già una a Tokyo e quindi alle prossime, se tutto va come deve, mi piacerebbe provare ad arrivare in fondo. Quelle di Tokyo sono state assurde per il Covid ma è bellissimo l’ambiente che si crea nel Villaggio: si respira un’aria pazzesca“.

Vi hanno spesso paragonato alla “Generazione dei Fenomeni”: sentite il peso di questa cosa?
"Sono stati punti di riferimento per noi e alcuni di noi non erano neanche nati quando loro vincevano tutto. Ci continuano a paragonare a questi fenomeni ma loro hanno vinto quasi il doppio/triplo di noi. Siamo una generazione diversa e non sentiamo il bisogno di confrontarci con qualcuno, tantomeno con dei mostri del genere. Vogliamo dimostrare che siamo un bel gruppo, che possiamo vincere e dare continuità ai risultati senza avere bisogno di paragoni simili".

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È appena iniziata la Superlega: che campionato sarà e in che modo l’affronteranno i campioni in carica di Trento?
"Ci siamo preparati bene e con il nuovo allenatore (Fabio Soli, ndr) abbiamo lavorato duramente. Sarà una stagione difficile perché la Superlega è il campionato più bello del mondo. Noi siamo una squadra tosta. Perugia per me resta la favorita ma siamo una bella squadra e proveremo a toglierci le nostre soddisfazioni".

Altri sport oltre la pallavolo.
"Mi piace il tennis ma non lo gioco. Lo seguo perché mio padre giocava a livello provinciale. Il mio idolo è sempre stato Federer. Ma in casa comunque c'è sempre stata una predominanza per il volley, con mia madre pallavolista e i miei fratelli pallavolisti. Non c'era scampo (ride)".

È iscritto ad un corso di laurea in Economia? Come mai questa scelta?
"Ho sempre voluto fare il lavoro dei miei genitori, ovvero consulenza del lavoro. Fare giurisprudenza mentre giochi a pallavolo è complicato e così ho scelto economia. Mi piacerebbe fare anche un master per il management e la gestione sportiva che mi può dare più sbocchi".

Cosa si aspetta e cosa vorrebbe dal prossimo futuro Daniele Lavia.
"Io vivo alla giornata. Il mio obiettivo è quello di vincere più cose possibili e di laurearmi. Ci vuole tempo ma proverò sempre a migliorarmi perché l’obiettivo per un atleta è sempre quello di vincere e ci proverò".

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