Dagli Stati Uniti ancora dubbi su Jacobs dopo il forfait ai Mondiali: “Dopo Tokyo è sparito”
Marcell Jacobs lo sapeva, il problema all'adduttore sinistro accusato a Savona lo scorso maggio, poi estesosi al gluteo, lo aveva messo in una posizione in cui aveva tutto da perdere ai Mondiali di Eugene. Qualora avesse corso, come ha provato a fare in batteria facendo segnare un tempo deludente per lui, 10"04, probabilmente in finale gli americani lo avrebbero battuto approfittando della sua condizione non ottimale, dando argomenti a chi considera il suo oro olimpico un momento isolato e irripetibile nella sua carriera. Gli stessi dubbi – per non dire sospetti – ci sarebbero stati peraltro anche in caso in caso di forfait, come poi è stato poco prima della semifinale.
Insomma il 27enne di Desenzano è condannato – almeno all'estero – a dimostrare di poter stare stabilmente al livello più alto dopo aver toccato il cielo a Tokyo. Qui in Italia sappiamo benissimo cosa è successo a Jacobs dopo l'ottimo inizio di stagione culminato nello strepitoso oro nei 60 metri ai Mondiali indoor, dove aveva ancora legnato gli statunitensi (Coleman secondo, Bracy terzo). Da quel momento la preparazione del campione azzurro – che fino ad allora era stata scandita in maniera perfetta dal suo tecnico Paolo Camossi – ha trovato diversi ostacoli, dal virus intestinale accusato a Nairobi all'infortunio di Savona con successivo aggravamento.
Jacobs ha provato a stringere i denti appellandosi a tutte le sue risorse pur di prendere parte ai Mondiali, ma già in batteria aveva capito che le sue chance erano ridotte: "Non riuscivo ad avanzare". Dopo qualche ora le cose sono ulteriormente peggiorate, visto che correre in quelle condizioni gli ha procurato una contrattura all'adduttore dell'altra coscia, la destra. A quel punto lo staff medico della spedizione azzurra nell'Oregon non ha potuto fare altro che imporgli di non partecipare alla semifinale, rinviando la sua sete di nuove vittorie ai campionati europei di agosto.
La vicenda ha rilanciato i dubbi su Jacobs provenienti dall'estero. Già subito dopo la medaglia d'oro delle Olimpiadi, inglesi e americani ci erano andati giù pesanti, arrivando fino ai sospetti di doping, ovviamente del tutto campati in aria e smentiti da decine di controlli che hanno accertato l'assoluta pulizia del nostro campione. Adesso sulla questione si pronuncia anche Michael Johnson, leggenda americana dei 200 e 400 metri, intervistato dal Corriere della Sera: "Se è una meteora o tornerà? È una domanda che è lecito farsi. A Tokyo fu eccezionale, non si discute: quell'oro non glielo toglie nessuno. Ma poi è sparito, non ha più corso, sollevando domande. È tornato al Mondiale indoor, vincendo. Da lì, solo infortuni. Non credo sia un problema di stagione post-olimpica: l'anomalia è Bolt con la sua straordinaria longevità, gli altri hanno sempre alti e bassi. Capire come gestire gli infortuni fa parte della sfida. Ma se anche Jacobs non dovesse vincere più nulla, rimarrà per sempre campione olimpico", concede alla fine il quattro volte campione olimpico.