Cosa ha fatto Imane Khelif assieme alle pugili che ha battuto a Parigi: l’odio è spazzato via
Imane Khelif è tornata in Algeria ed è stata accolta con tutti gli onori dopo la vittoria della medaglia d'oro nella boxe (categoria sotto i 66 kg) alle Olimpiadi di Parigi. Un successo netto quella della 25enne nordafricana, che dopo aver vinto il primo incontro per il ritiro dell'azzurra Angela Carini dopo appena 46 secondi – con la deflagrazione delle conseguenti polemiche che hanno tirato in ballo l'identità sessuale dell'algerina e sono state politicizzate in maniera strumentale – ha poi battuto le successive tre avversarie sempre per decisione unanime ai punti. Tanti veleni, tante fake news, tanti gesti e parole orribili nei suoi confronti: la Khelif ha dovuto affrontare in due settimane una pressione che avrebbe schiacciato chiunque. Quello che resta non è solo un bellissimo oro, ma anche quello che è accaduto al termine della finale vinta contro la cinese Yang Liu. Un video mostra la gioia e la sportività che accomunano le due finaliste e le altre due pugili salite sul podio con le medaglie di bronzo: selfie, abbracci, sorrisi. Tutto così spontaneo da essere profondamente umano.
Imane Khelif e le altre pugili salite sul podio con lei alle Olimpiadi: tanta umanità
Dovrebbe essere normale, si dirà, ed invece ci appare straordinario, vista la valanga di odio che è andata crescendo sempre di più nel corso del torneo di pugilato ai Giochi olimpici. Anche le avversarie di Imane Khelif sono state sottoposte a pressioni enormi, ne sa qualcosa per prima la nostra Carini, e tuttavia rispondere esibendo la propria umanità in luogo dell'odio (lo ha fatto anche la pugile polacca Julia Szeremeta, sconfitta in finale in altra categoria dalla taiwanese Lin Yu-ting, quest'ultima accomunata dalle medesime accuse indirizzate alla Khelif) restituisce il senso più pieno del nostro essere.
Le stesse quattro atlete del podio e del selfie sul ring – la Khelif e la Yang, oltre alle due ragazze che erano state da loro battute in semifinale, rispettivamente la thailandese Janjaem Suwannapheng e la taiwanese Chen Nien-chin – sono state poi protagoniste di un'altra bella scena, disegnando tutte un cuore con le dita.
Di tutto questo restano tuttavia non solo fiori, ma anche le scorie venefiche che hanno portato la Khelif a sporgere denuncia alla polizia francese per cyberbullismo, chiedendo giustizia per gli "atti di molestie informatiche aggravate" di cui è stata vittima riguardo alla propria identità sessuale. L'avvocato dell'algerina, Nabil Boudi, ha affermato che tra i nomi illustri menzionati nella denuncia ci sono anche l'autrice di Harry Potter J.K. Rowling e l'imprenditore Elon Musk.