Cosa c’è dietro il mistero Jacobs, il campione che dopo Tokyo non è più stato se stesso
C’è una nuova data per il ritorno in pista sui 100 metri da parte di Marcell Jacobs: venerdì 9 giugno, “Stade Charlety” di Parigi, in un orario preciso: le 22.12. Diamo tutti questi dettagli perché se fosse vero che Jacobs tornasse a correre una gara di Diamond League sarebbe un piccolo evento a cui nessuno vuole mancare, nonostante mancherà ancora una volta lo scontro Kerley-Jacobs.
Sono ormai mesi, potremmo dire dalla vittoria di Fred Kerley ai Mondiali di Eugene dello scorso anno che lo sprinter americano e Jacobs dicono di voler gareggiare spalla a spalla per capire chi è l’uomo più veloce in Terra. Prima lo hanno fatto attraverso degli intermediari, magari in interviste in cui si citavano a vicenda, per poi disintermediare il tutto e quasi prendersi a parole sui social. Lo hanno fatto prima dell’esordio stagionale della Diamond League per quel che riguarda i 100 metri a Rabat, ma Jacobs all’ultimo ha dato forfait.
Poi lo hanno fatto prima della tappa italiana a Firenze, con Fred Kerley che ha rivinto ma Jacobs ancora ha dato buca all’ultimo, hanno deciso di non farlo per Parigi, anche perché è sicura l’assenza dell’americano e sulla presenza di Jacobs c’è poco da stare certi. L’altro tema, quello molto più sostanziale rispetto alle parole via social, è: ma cosa succede a Marcell Jacobs?
È una storia molto lunga che bisogna raccontare dall’inizio. Jacobs vince i 100 metri olimpici il 1° agosto 2021, facendo la Storia con la maiuscola e poi declina ogni invito a qualsiasi altra gara successiva. Affaticamento e spossatezza da troppi onori sono cose da gestire e ben hanno fatto lui e il suo allenatore Camossi e prendersi del tempo. Riprende nel 2022 per la stagione indoor, non è clamorosamente più forte degli altri come aveva mostrato nella stagione olimpica, ma batte comunque lo specialista Christian Coleman sui 60 metri ai Mondiali di Belgrado.
Dopo questa nuova grande vittoria si setta per la stagione all’aperto sui 100. L’idea è esordire a Savona, il 18 maggio sui 200, proprio sulla pista che l’anno prima gli aveva dato il record italiano sui 100 in 9’’95. Per motivi ancora poco spiegabili, si parla di sponsor o di una pista in altura che avrebbe dato fin da subito un buon riscontro cronometrico, Jacobs decide invece di esordire a Nairobi, in Kenya, il 7 maggio.
Jacobs arriva in Kenya ma quell’esordio non ci sarà mai. Dopo due giorni viene attaccato da una gastroenterite fortissima, che lo costringe addirittura a cure ospedaliere. Torna in Italia e da quel momento inizia a saltare meeting come noccioline, per problemi vari, dallo stato di forma cattivo a problemi al bicipite femorale della gamba sinistra, fino a dolori al gluteo. I Mondiali gli corrono incontro come un treno e Jacobs va a Eugene quasi per onore di firma: finisce secondo in batteria con 10’’04, ma in semifinale non prende il via. Vince Kerley in 9’’86 e inizia la sfida.
La stagione però non è finita. Per gli incastri folli a cui il Covid ci ha costretto, in agosto ci sono anche gli Europei. Lì Jacobs arriva più rodato e vince la medaglia d’oro in 9’’95. Stessa cosa fa all’inizio di quest’anno. Continua ad avere piccoli fastidi ma fa la stagione indoor e perde gli Europei solo perché un altro italiano, Samuele Ceccarelli, è cresciuto a dismisura e lo batte per soli due centesimi.
È tutto in questo racconto il mistero Jacobs perché da una parte sembra che sia ancora sotto gli effetti della sbronza olimpica e non regge più il passo degli altri che invece hanno continuato a correre (anche fuori di metafora), dall’altra invece quando può ottenere una medaglia Jacobs c’è e torna in uno stato di forma almeno accettabile per lottare e fino a questo momento (al di là dei Mondiali in cui non era sicuramente in condizione) ci è anche riuscito.
In realtà se vediamo i tempi, la cosa che più conta in atletica e che tutti i tecnici guardano, un po’ da preoccuparsi c’è. Dopo Tokyo, oro olimpico vinto in 9’’80, Jacobs non ha mai più corso sotto i 9’’90 e solo due volte sotto i 10 secondi. Kerley ha corso 23 volte sotto i 10 secondi nello stesso arco di tempo. Forse questo è il punto più dolente e anche il punto cardine della storia, ovvero il tempo.
Se si legge l’autobiografia di Jacobs, “Flash”, ci si rende conto di come un atleta del genere viva per migliorare di un centesimo, per arrivare a sfidare il limite temporale che si è posto. Dopo l’Olimpiade Jacobs e Camossi, e lo si legge anche nel libro, avevano in testa una grande impresa, ovvero portare il corpo del velocista italiano intorno ai 9’’70, se non più giù. Per puntare a questo obiettivo alcune cose sono cambiate, cose che per un velocista non sono dettagli, ma rivoluzioni: scarpe, la frequenza dei passi, la loro ampiezza, tutti elementi determinanti per correre più veloce, ma anche difficile da settare magari per un corridore come Marcell Jacobs.
Difficile dire se la cosa migliore da fare è insistere nel cambiamento, anche perché Kerley ha vinto lo scorso anno i Campionati Nazionali in 9’’76 e per rivincere a Parigi è quello lo standard che bisogna prendere in considerazione. Dall’altra parte però ci sono i tanti altri che pensano di riportare Jacobs indietro e non pensare al grande salto in avanti, ma a limare il tempo con i dettagli, i piccoli dettagli che prima di tutto devono riconsegnare un Marcell Jacobs sano ed efficiente come durante la stagione olimpica. Solo nei prossimi mesi capiremo dove andranno Jacobs e Camossi e cosa riserverà il futuro al campione che ci ha dato una delle vittorie più emozionanti della nostra storia sportiva.