Cosa aspettarsi dall’Italia ai Mondiali di rugby: siamo cresciuti, ma per i quarti serve un miracolo
L’Italia di rugby ha uno scoglio che gli si para davanti a ogni edizione dei Mondiali: il passaggio ai quarti, superando il girone iniziale. Nel corso delle diverse edizioni ci siamo andati vicini almeno un paio di volte ma anche quest’anno non sembra essere la volta buona. Nel nostro girone ci sono Namibia e Uruguay, squadre nei confronti delle quali siamo superiori, ma anche Francia padrona di casa e Nuova Zelanda, fuori dalla nostra portata se non fossimo in vena di quei miracoli che accadono una volta nella vita agonistica.
Nel rugby come in tutti gli altri sport però bisogna provarci e il ct Kieran Crowley ha convocato 33 giocatori che in questi ultimi due anni hanno dato una nuova faccia all’Italia, nuove prospettive per il futuro. In questi due anni abbiamo battuto il Galles a Cardiff, l’Australia per la prima volta nella nostra storia, fatto soffrire la Francia in casa, non siamo più la squadra che sta (nel Sei Nazioni) dove non dovrebbe stare e questo è merito di Crowley, del suo staff e di tanti giovani giocatori (contro la Namibia all’esordio sedici dovrebbero essere alla loro prima presenza ai Mondiali) capaci di invertire la tendenza.
I convocati dell'Italia ai Mondiali di rugby 2023
In Francia andiamo con una prima linea di tutto rispetto per potenza di fuoco e anche per bravura nella lettura del gioco, con Pietro Ceccarelli, Simone Ferrari, Danilo Fischetti, Ivan Nemer, Marco Riccioni e Federico Zani per il ruolo di piloni e Luca Bigi, Epalahame Faiva e Giacomo Nicotera per quello di tallonatore. Una prima linea che tanti guardano per capire come cresceremo nel corso di questi anni.
In seconda linea Crowley ha convocato Niccolò Cannone, Dino Lamb, Federico Ruzza e David Sisi. Anche in questo caso, soprattutto con i titolari Cannone-Ruzza è una seconda linea che in questi due anni è cresciuta tantissimo capace di abbinare potenza e gioco alla mano di qualità.
La terza linea poi è da sempre il nostro reparto di punta e anche questa volta con Lorenzo Cannone, Toa Halafihi, Michele Lamaro, capitano della Nazionale, Sebastian Negri, Giovanni Pettinelli e Manuel Zuliani andiamo sul sicuro. Devono essere loro a trascinare il nostro gioco grazie alla loro potenza e fantasia.
Siamo troppo incostanti invece in mediana, dove ci saranno Alessandro Fusco, Alessandro Garbisi, Martin Page-Relo e Stephen Varney per il ruolo di mediano di mischia, mentre all’apertura sono stati scelti Tommaso Allan, Giacomo Da Re e Paolo Garbisi. Sono giocatori che se imbroccano la giornata giusta possono spostare l’asse di una partita, altrimenti naufraghiamo con loro.
I centri, Juan Ignacio Brex e Luca Morisi, sono affidabili anche se non al livello dei grandi centri delle altre squadre migliori, mentre il triangolo allargato è quello che in questi anni ci ha dato di più anche in fatto di notorietà. Pierre Bruno e Montanna Ioane ali e Ange Capuozzo estremo, con Paolo Odogwu e Lorenzo Pani in panchina sono un gruppo capace di tutto.
La squadra c’è, il problema per il passaggio ai quarti sono le due avversarie di cui una da superare in classifica. Dopo le partite contro Namibia e Uruguay infatti, in cui la speranza è di vincere, il 29 settembre è la volta di Italia-All Blacks, squadra che non ha bisogno di presentazioni e il 6 ottobre la Francia, non solo padrona di casa, ma anche terza nel ranking e con una serie di talenti davvero enorme.
Con la Nuova Zelanda non abbiamo mai vinto, con la Francia solo tre volte in 47 partite. Le forze in campo e la storia quindi non giocano proprio a nostro favore e come spesso accade, vedi Europei di volley femminili, non siamo serenissimi nemmeno per quel che riguarda l’ambiente interno. Crowley parteciperà alla Coppa del mondo da destituito, in quanto dai prossimi impegni il nostro ct sarà l’argentino Gonzalo Quesada.
Sarà quindi ancora una volta un Mondiale particolare per noi e mentre guarderemo se Irlanda e Francia riusciranno a strappare la Coppa all’emisfero australe (ultima vittoria del Nord è quella dell’Inghilterra nel 2003), cercheremo di fare ancora un altro piccolo passo in avanti cercando stabilità e solidità non solo in campo.