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Conor McGregor è costretto dalla strategia difensiva: “Non avrei mai dovuto tradire la donna che amo”

Conor McGregor è stato costretto ad ammettere il tradimento della compagna di lunga data Devlin Dee per sorreggere la sua strategia difensiva nel processo per violenza sessuale, che lo ha visto comunque riconosciuto colpevole da un tribunale di Dublino. Esattamente come fece Dani Alves, ugualmente condannato. Ed allo stesso modo del brasiliano, anche il lottatore irlandese ha chiesto pubblicamente scusa alla compagna.
A cura di Paolo Fiorenza
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Conor McGregor come Dani Alves: accusati entrambi di violenza sessuale su una donna (e condannati entrambi, il calciatore in sede penale al carcere, il lottatore di MMA da un tribunale civile ad un maxi risarcimento alla vittima di 250mila euro), sono stati costretti dalla loro strategia difensiva – volta a negare fermamente l'aggressione – ad ammettere comunque il rapporto, insistendo sul fatto che fosse consensuale. Il che ha portato come ‘effetto collaterale' l'ammissione anche del tradimento delle rispettive compagne e la loro esposizione all'assalto mediatico. E dunque – anche qua come fece Dani Alves con la moglie Joana SanzMcGregor è uscito con una dichiarazione pubblica per chiedere scusa alla compagna di lunga data (stanno assieme dal 2008) e madre dei suoi quattro figli.

Il messaggio di Conor McGregor: chiede scusa alla compagna, fa parte della sua strategia difensiva

"La gente vuole sentire me, avevo bisogno di tempo – premette il 36enne irlandese nel suo post su X, continuando a sostenere di non aver fatto nulla di quello per cui è stato condannato dall'Alta Corte di Dublino e riferendosi poi alla donna che lo accusa – So di aver commesso degli errori. Sei anni fa, non avrei mai dovuto rispondere ai suoi messaggi. Avrei dovuto chiudere la festa".

Conor McGregor al suo arrivo in tribunale con la compagna Devlin Dee, che gli ha mostrato appoggio
Conor McGregor al suo arrivo in tribunale con la compagna Devlin Dee, che gli ha mostrato appoggio

"Non avrei mai dovuto tradire la donna che amo di più al mondo. È tutta colpa mia – continua McGregor, citando la compagna, prima di tornare alla sua linea difensiva – Per quanto me ne penta, tutto ciò che è accaduto quella notte è stato consensuale e tutti i testimoni presenti lo hanno detto sotto giuramento. Ho incaricato il mio team legale di presentare ricorso contro la decisione. Non posso tornare indietro e andrò avanti. Sono più che grato alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei sostenitori in tutto il mondo che mi sono rimasti accanto. Questo è quanto. Niente di più. Torniamo in palestra: il combattimento ci aspetta!".

McGregor condannato per stupro da un tribunale di Dublino

In realtà appare molto difficile che la UFC dopo questa condanna dia l'occasione a McGregor di tornare a combattere nell'ottagono, a distanza di ormai più di tre anni dall'ultimo incontro, perso contro Poirier con annessa frattura della tibia che di fatto gli ha stroncato la carriera. La giuria di Dublino, composta da otto donne e quattro uomini, si è riunita per poco più di sei ore prima di emettere il verdetto di condanna venerdì scorso. McGregor, arrivato in tribunale mano nella mano con la sua compagna Dee Devlin, aveva dichiarato in precedenti udienze di aver avuto un rapporto sessuale consensuale – definito "entusiastico ed atletico" – con la 35enne Nikita Hand in un attico del Beacon Hotel di Dublino nel dicembre 2018.

La vittima dell'aggressione da parte di Conor McGregor, la 35enne Nikita Hand
La vittima dell'aggressione da parte di Conor McGregor, la 35enne Nikita Hand

Al lottatore irlandese erano state mostrate foto dei lividi sul corpo della vittima, scattate nei giorni successivi alla presunta aggressione. Durante il controinterrogatorio, McGregor aveva negato di aver causato quei lividi, affermando che "probabilmente erano dovuti al tuffo nella vasca da bagno". Una versione cui la giuria non ha creduto, accertando al di là di ogni ragionevole dubbio che la donna era stata "stuprata e picchiata" da Conor e condannando quest'ultimo al pagamento di 250mila euro di danni.

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