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Olimpiadi Parigi 2024

Cindy Ngamba non tornerà a casa dopo le Olimpiadi: “Mi uccideranno o sarò torturata in prigione”

La pugilatrice è originaria del Camerun ma ai Giochi di Parigi partecipa con la selezione dei rifugiati. L’Inghilterra le ha dato asilo politico dopo essere fuggita dal suo Paese con la famiglia. Il suo orientamento sessuale in patria è considerato fuorilegge. E sa già cosa le accadrebbe.
A cura di Maurizio De Santis
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La pugilatrice Cindy Ngamba ha 25 anni e alle Olimpiadi di Parigi combatte sotto le insegne della selezione dei rifugiati, di cui è stata anche una delle portabandiera durante la cerimonia di apertura. È originaria del Camerun, Paese che ha lasciato con la sua famiglia da quando aveva 11 anni, e oggi vive in Inghilterra. Nella sua terra d'origine non tornerà mai più, sa già cosa l'aspetta se fa rientro in patria: "Carcere, torture… finanche la morte", dice con un filo di voce come se vedesse già dinanzi a sé l'orrore di quelle sevizie. Perché? A 18 anni ha ammesso di essere omosessuale. Sì, proprio così ed è lei stessa a confermarlo. "In Camerun è considerato fuorilegge qualsiasi tipo di orientamento sessuale che non sia etero. Il rischio che corri è di essere messo in prigione e ti può accadere anche di peggio".

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La negazione dei diritti civili più elementari è stato "uno dei motivi per cui mi è stato concesso lo status di rifugiato. Non posso tornare indietro". Ma non ne ha alcuna intenzione. Anzi ha avuto paura di ritrovarsi di nuovo lì quando lei e suo fratello vennero arrestati e spediti in un centro di detenzione a Londra perché allora era ancora in attesa le fosse riconosciuto lo status di rifugiata. In testa le ronzavano solo cattivi pensieri: "Non sapevamo cosa ci sarebbe successo, ti senti impotente e pensi che sarai rimandato indietro. Lì dentro era come stare dietro le sbarre, non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. C'erano delle donne, alcune avevano anche i bambini con loro, ed era tutto così angosciante perché nessuno era padrone di se stesso".

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Negli ultimi due anni Ngamba si è allenata con la squadra di boxe inglese a Sheffield, sperava di rappresentare la Gran Bretagna che l'ha accolta nel momento più difficile della sua vita. Ma ha dovuto mettere da parte senso di riconoscenza, ambizione e orgoglio perché non è riuscita a ottenere in tempo il passaporto britannico. Magari a Los Angeles (nell'edizione 2028) farà parte della squadra d'Oltremanica, per adesso è già grande la soddisfazione per essere a Parigi e salire sul ring a battersi.

"Essere qui significa tutto per me – ha dichiarato la pugile al sito internazionale del Comitato – e spero che questo abbia un valore anche per molte altre persone che si ritrovano nelle condizione di rifugiati oppure provano a lasciare il loro Paese. Che non perdano la speranza di farcela, proprio come è successo a me". Alle Olimpiadi Ngamba ha vinto il primo combattimento nella gara femminile dei 75 kg contro la canadese Tammara Thibeault. Domenica affronterà la francese Davina Michel nei quarti di finale. Il sogno continua.

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