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Chiusa la cerimonia che apre, che dire dei commenti in Tv?

La cerimonia è uguale per tutti, contano i commenti, di valore per Rai come per Sky. A separarle tre secondi di differita, che forse non basteranno alla Rai per arrivare avanti alla sua concorrente.
A cura di Andrea Parrella
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Quando Claudio Icardi, inaugurando il suo commento dell'inaugurazione di Londra 2012 su Raiuno, ha parlato di un evento ridotto alla durata di circa tre ore e mezza rispetto all'idea originale, è sopraggiunto quasi un colpo al cuore. Ho pensato/sperato che si trattasse di un malinteso. Poi più passavano i quarti d'ora, inesorabilmente lenti, più la dimensione del salasso psicologico cresceva in dimensioni. Che poi la cerimonia rientra tra ciò che puoi scegliere di non guardare, evitando di piazzarti davanti al televisore, senza credere di aver perso un evento, ma che ti stringe in una morsa, un vortice inevitabile quando il televisore l'hai acceso: devi guardarla tutta, tutte le squadre, tutte le nazioni che nemmeno credevi esistessero.

Sui trenta milioni di euro circa – La cerimonia "expansive" è stata bella (Danny Boyle si offenderà per un aggettivo così sobrio e poco entusiastico?), senza dubbio. Gli elementi rievocati, i fatti storici e culturali (quelli di questo secolo) sono quelli che hanno segnato le ultime generazioni europee, non solo britannico. Distante dal fattore esotico che caratterizzò alcuni dei recenti eventi sportivi asiatici ed africani, questo evento prova a ristabilire gli equilibri, generare la percezione che Londra sia ancora, virtualmente, il centro nevralgico del mondo. Forse tutti hanno percezione contraria, che non sia così, ma non è il luogo per parlare di massimi sistemi. Che il suggello sulla cerimonia l'abbia messo un Beatles di settant'anni con un accenno di difficoltà vocali è esemplificativo: un Mc Cartney la Cina non ce l'ha, ma l'Inghilterra sarà ancora capace di produrne?

Che ha detto la Tv dei trenta milioni di euro circa – Rendere il commento di questo evento appassionante è complicato. I ritmi sono blandi, la durata di un'ampiezza che nemmeno la prima serata di ogni festival di Sanremo. Lo spazio è per le immagini e quanto più i commentatori riescono a far sentire la propria presenza, dare cenni sensati, senza al contempo risultare troppo invadenti, tanto più il gioco riesce. La Rai si è affidata all'autorevolezza di Antonio Caprarica, ad affiancare il su citato Icardi, che conosce Londra come le sue tasche. La coppia, della quale in alcuni momenti non si è capito chi tenesse le redini, ha tenuto botta, ad alto tenore, sino a quando la cronologia di Danny Boyle ha toccato sulla colonnina gli anni '80. L'affanno è sopraggiunto, si è sentito sentito un evocativo "E adesso qualcosa per i più giovani". Non c'è infamia in questo, solo anagrafe.

Il fattore Tre secondi – Sky, in questo ambito, ha mantenuto un grado di omogeneità leggermente più alto, anche se ad una Rai troppo protesa verso il simple past, corrisponde Sky ancorata al present continous. C'è difficoltà, per ora, a capire quale dei due atteggiamenti sia da prediligere. Non si può dire però che l'emittente satellitare abbia inferto un duro colpo alla Rai, restano sostanzialmente appaiate in questa gara assurda che si costringono a voler correre. E' appena cominciata e sino ad ora, l'unica differenza è l'handicap dei tre secondi di ritardo nella trasmissione di Sky. Basteranno? Digitando il canale 101 sul decoder, ieri sera, si poteva leggere una denuncia più che un'informazione di servizio. Parafrasandola: La Rai ha oscurato questo canale, se vuoi vederlo puoi con la Digital key, ma se non vuoi è meglio.

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