Cerioni attacca dopo l’oro scippato a Macchi: “Arbitri giovani e incompetenti, colpa di chi li ha messi lì”
La rabbia e l'adrenalina sono sbollite. Non del tutto ma nell'animo del ct Stefano Cerioni adesso c'è un po' di posto in più anche per la soddisfazione scaturita dalla medaglia d'argento nel fioretto conquistata da Filippo Macchi. "La verità è ci troviamo di fronte ad arbitri che sono giovani e hanno difficoltà a prendere certe decisioni in determinati momenti. Non sono pronti per arbitrare una finale", e sfuma così nell'intervista a fanpage.it ogni ipotesi di complotto alle Olimpiadi nei confronti dell'Italia per la strana valutazione sugli affondi e sulle stoccate. Alcune riviste e altre no, tutte a detrimento dell'azzurro. Quando ci ripensa, il sangue nelle vene ribolle.
"Sono felice per il risultato di Filippo anche se meritava l'oro e invece abbiamo preso un argento… è vero che una medaglia olimpica, che sia anche un bronzo, è una grandissima emozione ma il giorno dopo il peso e il valore differenti li senti. Vorrà dire che ci caricheremo per la finale a squadre e faremo attenzione a non arrivare 44 pari".
È anche questo quel che resta di finale infinita e condizionata dalle gravissime e discutibili decisioni arbitrali, contro le quali non ha esitato ad alzare la voce, a guardare i giudici i gara dritti negli occhi, puntando l'indice e urlando "tu sei pazzo!". In quei momenti la freddezza va a farsi benedire assieme ai nervi, soprattutto quando hai la certezza di aver subito un torto palese sotto gli occhi del presidente del CIO, Thomas Bach e si fa largo il sospetto per ombre sul passato degli ufficiali in pedana. "Non credo che ce l'hanno con noi – aggiunge -. La colpa è di chi mette lì persone incompetenti perché non preparate a gestire situazioni di quel tipo".
Macchi ci scherza su: "Io vincitore morale? Cambiamo colore alla medaglia"
Filippo Macchi è a poca distanza da Cerioni, indossa con orgoglio la medaglia d'argento che, al netto dell'amarezza per un oro negato, è un'impresa da ricordare per un debuttante ai Giochi. Chi lo avrebbe mai immaginato che oggi si sarebbe ritrovato a imprecare per aver solo sfiorato il metallo più prezioso? "Sono un ragazzo fortunato", ripete a fanpage.it mostrando una buona dose di fairplay e altrettanta di umiltà nell'ammettere che "ci sono spunti per migliorare ancora" e per non essere riuscito a chiudere il duello contro Cheung Ka Long quando ne ha avuto l'opportunità.
"Sul 14-12 ho dato un parziale di 7 stoccate a 2 al mio avversario che era molto forte. Forse gli ho lasciato troppa pedana… ma sul 14-14 ho tirato cercando di stoccare tutti i costi. Anche avendo perso ho tirato fino alla fine, più di così non potevo fare. Devo dire, però, che oggi sono più contento di ieri. Adesso mi aspetta una gara molto importante con i miei compagni del fioretto".
Macchi guarda avanti, è il modo migliore per non restare intrappolato nel rancore che può consumare e fare solo male, più ancora di quanto non gliene abbiano fatto le valutazioni dell'arbitro. "Nel nostro sport non c'è cronometro né asticella da saltare. C'è un arbitro che giudica le stoccate, le sue decisioni vanno accettare e basta. La mia sensazione è di vere ragione ma a volte va in un modo e a volte in un altro".
Vincitore morale, così lo definisce qualche giornalista per sottolineare la grande prestazione individuale inficiata da terzi. Macchi sorride e ci scherza su: "Ero più contento se vincevo in pedana. E poi questo è un argento non un oro. Facciamo ricorso e chiediamo che cambino anche il colore della medaglia". L'ultimo pensiero è dedicato a una persona speciale. "A mio nonno, che non c’è più ed è l'unico che non può vivere questa gioia con me. Ma ci sono tantissimi altri che voglio ringraziare per come mi hanno sostenuto e mi sono stati vicini… tecnico, mental coach, famiglia, fidanzata. Grazie a tutti, davvero".