Ceccon spiega perché ha dormito nel parco del Villaggio Olimpico: “Non sto a dirvi cosa c’era”
La foto di Thomas Ceccon che dorme sull'erba, disteso su un'asciugamano ai piedi di una panchina del parco del Villaggio Olimpico, è divenuta virale e ha fatto il giro del mondo. "Stavo per i fatti miei…", ha spiegato il nuotatore azzurro che nei giorni scorsi aveva criticato duramente l'organizzazione per la sistemazione degli alloggi e tutti i disagi che gli atleti hanno provato (e stanno provando) durante il soggiorno a Parigi 2024. Niente aria condizionata, caldo che rende impossibile il riposo, cibo poco appetibile sono alcuni dei fattori che lo hanno spinto a denunciare una situazione vergognosa. "Può influire molto, sicuramente", le parole dell'atleta che torna in Italia con al collo l'oro nei 100 dorso e il bronzo nella staffetta 4×100 stile libero, ma anche con il profondo rammarico per il disastro nella 4×100 mista.
Nella valigia porterà con sé altri ricordi assieme a quelli sportivi: la permanenza da incubo nella zona residenziale. "Molti si sono spostati e hanno fatto bene. Adesso non sto a dirvi cosa c'era e cosa non c'era nel villaggio, però soprattutto per un evento così importante per i primi 3-4 giorni magari puoi resistere. Però se ne passano dieci, col cibo che c’è, non è semplicissimo. È stato così, per molti ma non per tutti. Però ahimè, le difficoltà c'erano sicuramente".
Ceccon dorme nel parco del Villaggio Olimpico, la foto è virale
Quando non ce l'ha fatta più, Ceccon ha preferito riconciliarsi con se stesso e la natura coricandosi all'addiaccio. Meglio appisolarsi così, a mo' di campeggio mordi e fuggi, che restare chiuso lì dentro. Ora, però, prova a ridimensionare la portata di quell'immagine che i giornali inglesi hanno addirittura messo in apertura dando grande risalto alle motivazioni che c'erano dietro. "Molto semplicemente mi sono messo disteso sì – ha aggiunto il nuotatore -, poi non so neanche chi sia che ha fatto la foto. La verità è che mi ero appoggiato lì per stare un po' per i fatti miei e basta. Avevo poche cose con me e le ho messe in ordine lì… ma in camera c'è un po' più di disordine".
Il bilancio di queste Olimpiadi: "Contento e basta poi c'è sempre chi critica"
Per Ceccon è sicuramente positivo, soprattutto alla luce dell'anno difficile che ha scandito il conto alla rovescia verso i Giochi: infortuni e acciacchi vari non hanno inficiato la preparazione. Ce l'ha fatta nonostante tutto, ancora una volta.
Ecco perché la prima cosa che dice è: "Sono contento e basta. Sicuramente mi prenderò qualche giorno per me, non vedo l'ora di essere a casa e di stare un po' con la mia famiglia. Sono soddisfatto, questa volta sì. Mi sono fatto sfuggire anche una finale dei 200 dorso che magari poteva essere una possibile medaglia, ma io sono venuto qua con un obiettivo che era quello di vincere i 100 e ce l'ho fatta, tutto il resto è in più. È arrivata anche la medaglia nella staffetta stile libero".
E in quella mista cosa è successo? Martinenghi ci mise la faccia e in tv non nascose grande amarezza. Ceccon fa una battuta poi chiarisce: "È successo siamo andati fuori. Abbiamo parlato molto tra di noi. C'è stata forse poca convinzione, poco spirito di gruppo. Le critiche? Ci sono quelli che criticano e quelli che capiscono e fanno i complimenti ci sono sempre. Peccato, forse potevamo giocarci una medaglia anche se molto difficile".
Cosa è rimasto impresso di questa avventura? Ceccon si ferma un attimo e, rispetto a Tokyo 2021 condizionata dall'epoca Covid, si lascia sfuggire un particolare che ha notato. Nel bilancio emotivo rientra anche questo: "Gli spalti pieni anche dalla mattina, quella è una cosa che non è scontata e non me l'aspettavo, assolutamente. Quanto a me, ho avuto alti e bassi. Dopo che vinci una medaglia d'oro capita d'avere sbalzi di umore, nel senso che vai tanto su ma rischi anche di andare tanto giù. Ho anche un po' sentito le difficoltà del Villaggio. Magari sono calato un po', e si è visto soprattutto nella staffetta l'ultimo giorno. Pero' le emozioni vissute sono tantissime".
Intervista raccolta da Peppe Pace e Simone Giancristofaro