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Caso Pinot, Schmitt prova a difendersi: “Non l’ho picchiata, abbiamo sbattuto al termosifone”

Dopo le pesanti accuse della campionessa olimpica Margaux Pinot, l’ex compagno e allenatore Alain Schmitt ha raccontato la sua versione dei fatti difendendosi.
A cura di Marco Beltrami
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Se non fosse stata una judoka probabilmente a quest'ora Margaux Pinot sarebbe morta. È questo che la campionessa olimpica ha dichiarato nell’ultima conferenza stampa dopo le violenze subite dall’ex compagno e allenatore Alain Schmitt. Una brutta storia di violenza, che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire dopo che l’uomo arrestato nella notte tra domenica e lunedì, è stato poi rilasciato.

Cosa è successo nell’abitazione della 27enne? Il suo racconto è stato da brividi, così come i segni sul volto figli dei violenti pugni ricevuti che le sono costati anche una commozione cerebrale. E chissà come sarebbe andata a finire se la Pinot non si fosse liberata dalla presa di Schmitt per fuggire nell’abitazione di un vicino, da dove poi è riuscita a chiedere aiuto dopo quella discussione finita male.

Un racconto quello della campionessa, che però viene fortemente messo in discussione dall’ormai ex compagno che ha ribadito ancora una volta quella che è la sua verità dei fatti in esclusiva sul set di BFMTV. Schmitt che si preparava a diventare il nuovo allenatore della squadra femminile di judo israeliana ha negato di aver colpito la Pinot, parlando di una violenta lite: "Ci siamo agganciati, e ci siamo ‘imbarcati’ con tutte le nostre forze. Lei dice che non è riuscita a utilizzare le braccia, ma c’è qualcosa che non va. Secondo lei, io sono salito su di lei e le ho dato cinque colpi. Ma lei mi ha colpito senza usare le braccia? La sua versione è incredibile. Non le ho dato un pugno e nemmeno un calcio".

Quando gli è stato fatto notare che i segni sul volto della Pinot raccontano però un’altra storia, Schmitt ha spiegato: Abbiamo sbattuto dappertutto, abbiamo preso la porta, il termosifone, gli angoli delle porte, il pavimento. Io le correvo incontro e lei dice che l’ho sbattuta. Anche Alain Schmitt ha voluto mostrare quelli che a suo dire sono i segni della lotta: "Un medico mi ha dato 4 giorni di prognosi. Ma dopo poco mi sono ritrovato in cella". E l’ex judoka e allenatore non ha nascosto la sua amarezza: "Potete immaginare che la mia immagine sia in uno stato pietoso. Tutti hanno reagito. Tutti hanno reagito troppo in fretta".

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