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Campione paralimpico deve restituire le medaglie 11 anni dopo il trionfo: aveva imbrogliato

La grande gloria russa Nikolai Polukhin dovrà restituire le tre medaglie conquistate alle Paralimpiadi di Sochi per aver “dribblato” i controlli anti-doping.
A cura di Marco Beltrami
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Una brutta storia sporca la carriera di Nikolai Polukhin, grande gloria dello sport paralimpico russo. Lo sciatore di fondo e biatleta è costretto a restituire alcune delle sue medaglie più prestigiose, ovvero quelle vinte alle Paralimpiadi di Sochi 2014. A distanza di 11 anni infatti è stato certificato un tentativo, riuscito, di imbrogliare i controlli anti-doping. Il classe 1982 ipovedente dal 1993 dopo un incidente elettrico è stato stangato dal Comitato Paralimpico Internazionale.

Perché Polukhin è costretto a restituire le sue medaglie paralimpiche 11 anni dopo

Secondo quanto appurato da un tribunale indipendente antidoping dell'IPC, Polukhin avrebbe manomesso dei campioni di urina durante le competizioni. Mentre gareggiava a Sochi, l'atleta avrebbe fornito campioni di urina "puliti", che sarebbero stati scambiati con alcuni contenenti trimetazidina (TMZ). Si tratta di un farmaco vietato, in quanto aumenta il flusso sanguigno al cuore e migliora la resistenza. Le analisi e i test hanno dimostrato che i campioni raccolti erano stati aperti e chiusi, a prova dunque di una manomissione.

Cosa ha fatto Polukhin a Sochi 2014

In virtù di questo il 42enne Polukhin ha perso, 11 anni dopo averle conquistate, la medaglia d'oro nei 15 chilometri e le medaglie d'argento nei 7,5 chilometri e nei 12,5 chilometri nella categoria ipovedenti. La sua condotta durante i Giochi paralimpici invernali di Sochi è stata definita "particolarmente grave", tale da compromettere "l'integrità dell'evento".

Il russo ha presentato ricorso alla Corte arbitrale dello sport, ma lo ha ritirato per mancato pagamento delle spese. La decisione del tribunale presa a fine 2024 è stata resa pubblica solo ora, dopo la conclusione del processo di appello. Questa vicenda rientra in quella relativa al cosiddetto doping di Stato in Russia. L'Agenzia mondiale antidoping (WADA) ha fornito prove di un programma studiato nei laboratori di Mosca e Sochi in cui si convertivano campioni "sporchi" in campioni "puliti". Per queste violazioni gli atleti russi sono stati sospesi dal 2015 al 2018 e poi nuovamente dal 2019 al 2022.

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