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Olimpiadi Parigi 2024

Campione di judo squalificato: si è fatto il segno della croce, non ha fatto l’inchino e si è tolto il judogi

Il serbo Nemanja Majdov, campione del mondo di judo, è stato squalificato per 5 mesi dalla Federazione Internazionale per quanto avvenuto alle ultime Olimpiadi. Ovvero essersi fatto il segno della croce, non aver fatto l’inchino all’avversario ed essersi tolto il judogi in campo: “Non ho voluto chiedere scusa e non lo farò mai”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Un campione mondiale di judo, il serbo Nemanja Majdov, è stato squalificato per cinque mesi in conseguenza di alcune azioni che ha fatto alle ultime Olimpiadi di Parigi: il 28enne si è fatto il segno della croce, inoltre non si è inchinato alla fine dell'incontro e si è tolto il judogi. Regolamento alla mano, Majdov è stato sospeso dalla Federazione Internazionale di Judo per "aver mostrato un chiaro segno religioso entrando in campo", gesto mostrato dalle telecamere poco prima dell'incontro degli ottavi di finale perso contro il greco Theodoros Tselidis lo scorso 31 luglio. Qualsivoglia gesto religioso è proibito dall'articolo 3 del Codice etico dell'IJF. Il comunicato della Federazione (qua il link) cita anche come cause della squalifica il rifiuto di "inchinarsi al proprio avversario alla fine della gara", e anche il "togliersi il judogi nel campo di gioco".

Majdov sospeso per 5 mesi Federazione Internazionale di Judo

Majdov, vincitore della medaglia d'oro ai Mondiali di Budapest nel 2017 e argento iridato quest'anno ad Abu Dhabi, nonché due volte argento agli Europei (2018 e 2020), è dunque sospeso dalla partecipazione a tutti i tornei e ritiri per i prossimi 5 mesi, fino al febbraio 2025. Ma il serbo – che ha ricevuto l'appoggio di altre stelle dello sport suoi connazionali, tra cui Novak Djokovic – non è assolutamente pentito e rifarebbe tutto, pur dovendo pagare un prezzo così pesante.

Majdov avrebbe ricevuto ammonizioni per aver fatto il segno della croce in altri eventi prima delle Olimpiadi, ma insiste che non rinuncerà mai ad esternare la sua fede cristiana: "15 giorni fa ho ricevuto una decisione dalla Federazione Mondiale di Judo che mi ha sospeso per 5 mesi per aver violato i loro codici religiosi – ha raccontato in un post su Facebook – Più precisamente, per essermi fatto il segno della croce quando era il momento di entrare in campo per un incontro alle Olimpiadi. Mi è stato vietato di partecipare a tutti i tornei, ai ritiri e ai preparativi".

"Non ho voluto chiedere scusa e non lo farò mai"

"È vero, nella lettera di difesa del procedimento disciplinare non ho voluto chiedere scusa… e ovviamente non l'ho fatto e non lo farò mai, anche se non sapevo nemmeno quale potesse essere la punizione – ha continuato il judoka balcanico – Il Signore mi ha dato tutto, sia per me personalmente che per la mia carriera, ed è il numero 1 per me e ne sono orgoglioso. E questo non cambierà in nessuna circostanza. Gloria a Lui e grazie per tutto. Personalmente non è niente di nuovo, solo una nuova pagina nella mia carriera e una nuova esperienza di vita. Mi dispiace che uno sport così bello e difficile come il judo sia caduto in queste cose".

Majdov ha accettato dunque la squalifica e tornerà appena questa finirà: "Ci riposeremo fino ad allora, e poi torneremo con l'aiuto del nostro Signore Gesù Cristo a un nuovo inizio e a nuove vittorie".

Nemanja Majdov impegnato alle Olimpiadi di Parigi
Nemanja Majdov impegnato alle Olimpiadi di Parigi

Il regolamento dell'IJF: "Il campo di gioco è uno spazio dedicato esclusivamente al judo"

La versione puramente fideistica del campione serbo è peraltro contestata in parte dalla Federazione Internazionale, che sostiene che Majdov abbia infranto anche altre regole. Tra queste, il rifiuto di "inchinarsi al proprio avversario alla fine della gara", e anche il "togliersi il judogi nel campo di gioco". Inoltre, afferma l'IJF, "si deve notare che l'atleta non ha contestato nessuno dei due avvertimenti, pertanto le sue affermazioni di non essere a conoscenza della regola che proibisce l'esposizione di qualsiasi segno religioso, politico, etnico o di altro tipo sul campo di gioco del judo, non sono accurate".

"L'IJF rispetta e apprezza equamente tutte le culture, nazionalità, religioni e orientamenti di tutti i suoi membri, compresi ma non limitati agli atleti. Come organizzazione ombrello internazionale, è nostro dovere assicurarci che tutti i nostri stakeholder, e in particolare gli atleti, si sentano rispettati e accettati in tutti i nostri eventi e attività. Le nostre regole riguardanti l'esposizione di segni religiosi o di altro tipo sono strettamente correlate al campo di gioco, che è uno spazio dedicato esclusivamente al judo e dove sono esposti solo i segni e le regole specifiche del judo, in egual modo per tutti. L'IJF non proibisce la pratica di religioni o segni religiosi al di fuori del campo di gioco, poiché continuiamo a rispettare la libertà individuale di ogni membro della nostra comunità", conclude la nota della Federazione Internazionale.

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