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Brasile, spaccato sui bisogni primari negati a pochi mesi dalle Olimpiadi

Dalla sicurezza alimentare al diritto allo studio, il paese sudamericano riscopre problemi atavici negli anni di crisi. Dopo il boom economico aumentano disoccupazione e povertà.
A cura di Redazione
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Come altri Sud del mondo, anche il Brasile è interessato dal cliché dell’allegria permanente e del favoloso paesaggio costiero. Andando oltre all’immagine da copertina, le cose cambiano profondamente. Diseguaglianze sociali, assenza dei servizi sanitari basilari, analfabetismo dilagante, inquinamento e conseguenze sull’agricoltura sono tutte cause sufficienti a gettare milioni di persone in esistenze incerte, fatte di pance vuote, malattie e assenza di diritti. Benché negli ultimi anni i problemi del Brasile siano stati affrontati dal governo in maniera più incisiva di quanto abbiano fatto gli esecutivi del passato, il paese sudamericano è alle prese con casi di corruzione della macchina statale e, soprattutto, con una crisi economica che alla fine dell’anno attesterà il paese in una fase di stagnazione. Già lontano dagli standard di vita dell’Occidente prima della crisi, il Brasile si è trovato costretto a ridurre la spesa pubblica e a far piombare altri cittadini nella povertà.

Sostentamento alimentare

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Se è vero che il Brasile è noto per la samba, il carnevale e le generose coste di Rio, altrettanto famose sono le favelas, quartieri ad alta concentrazione abitativa interamente costituiti di dimore precarie e discariche a cielo aperto. Luoghi in cui la povertà genera fame, criminalità e malattia. Secondo la Fao dal 2001 al 2012 il numero di brasiliani che soffre la fame è sceso dal 24.3% al 8.3% della popolazione. Un progresso che è il risultato di politiche incisive, che hanno promosso l’agricoltura familiare e strategie di sostegno economico degli indigenti, quali il reddito minimo e la promozione di mense gratuite per gli studenti disagiati. Ciononostante i dati della Fao, pur riconoscendo l’efficacia delle politiche federali, descrivono un paese ancora seriamente colpito dalla fame.

Oltre alle diseguaglianze sociali, le cause della povertà e della fame sono infatti da ricondursi in primo luogo ad un sistema agricolo basato sulle monoculture. Un “vizio”, questo, che accomuna il Brasile a molti paesi del Terzo Mondo e che orienta il settore produttivo primario al soddisfacimento della domanda proveniente dall’estero e non a quella locale. Un esempio è dato dalla soia, la cui coltura, per giunta, sta prendendo progressivamente il posto dell’Amazzonia, il “polmone” del mondo abbattendo il quale si contribuisce ad aumentare la concentrazione di anidride carbonica con gravi conseguenze, ancora una volta, sulla produzione agricola (oltre che sulla salute dell’uomo e dell’ambiente).

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Per sostenere la produzione locale ActionAid ha attivato un progetto che si propone di collegare i piccoli agricoltori di quattro comunità rurali del nord-est brasiliano alle mense scolastiche. Una strategia, questa, che incentiva la differenziazione produttiva del settore primario e che allo stesso tempo assiste i figli delle famiglie indigenti.

Il problema sanitario

Rio de Janeiro, Brasile. Foto di Mario Tama/Getty Images.
Rio de Janeiro, Brasile. Foto di Mario Tama/Getty Images.

In Brasile ci sono pochi medici e ospedali. Si stima un numero di medici pari a circa 400.000 professionisti su una popolazione di 200.000.000 di abitanti. La media di 1,8 medici ogni mille abitanti è indicativa di un sistema sanitario privo di personale, laddove la Spagna raggiunte quota 4 dottori ogni mille abitanti e l’Argentina 3,2. Ad aggravare ulteriormente la situazione è la distribuzione geografica delle strutture ospedaliere, che rispecchia la spaccature sociale del paese diviso tra un nord povero e un sud più agiato (a sua volta contraddistinto da profonde divisioni sociali). Nel nord del paese la media scende a 1,01 medici ogni mille abitanti; una condizione tale da convincere la presidenza Youssef a promuovere il progetto “Mais Medicos”, che prevede l’impiego di professionisti provenienti da Cuba (che, di contro, è il paese con il miglior rapporto medici/abitanti, attestandosi sui 6,7 dottori ogni mille persone). Una soluzione temporanea che andrebbe sostituita dalla formazioni di altri medici e dalla costruzione di strutture adeguate.

Analfabetismo

Strettamente legato alla povertà è il problema dell’analfabetismo. È attraverso l’educazione che, dato un sistema aperto, possono realizzarsi mobilità sociale ed equità. Nelle zone più povere ed isolate del Brasile, dal nord-est alle regioni dell’Amazzonia, il tasso di analfabetismo arriva al 23% della popolazione dai 15 anni in su. In assenza di un’educazione adeguata l’inserimento in un mercato del lavoro sempre più difficile a causa del crescente numero di disoccupati diventa impossibile, spianando ai giovani la strada dello sfruttamento e dell’illegalità. Contro l’analfabetismo non è sceso in campo solo il governo, le cui politiche sono comunque fortemente limitate dalla crisi economica, ma anche associazioni ed enti religiosi. ActionAid e la Chiesa Valdese hanno pomosso il progetto “Brasile: i Diritti in Gioco”, con il quale viene proposto lo sport come strumento di educazione e di allontamento dei giovani dalle strade.

Criminalità

Secondo il rapporto 2013 dell’agenzia anti-droga delle Nazioni Unite (Unodc) è in Sudamerica che si trovano le città più violente al mondo. In quest’area si concentra un terzo delle vittime per omicidio del pianeta. In Honduras si registra un tasso di 90,4 omicidi ogni 100 mila abitanti. Seguono Venezuela (53,7), Belize (44,7), El Salvador (41,2), Guatemala (39,9), Sudafrica (31), Colombia (30,8), Gabon (28), Brasile (25,2) e Messico (21,5). Nel paese verde-oro la paura si alimenta nell’opportunità offerta dalle Olimpiadi del 2016. Il Brasile ha firmato nel 2013 un accordo con la Rostec, il consorzio russo tra i maggiori produttori mondiali di armi, elicotteri e mezzi di terra blindati. Non è tuttavia con la repressione che ci si augura di poter contenere la presenza criminale, che è tanto quella del borseggiatore che fruga nella borsa del turista, quanto quella del narcotrafficante. L’educazione, la partecipazione e la mobilità sociale sono le armi più efficaci contro la violenza criminale.

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