Benvenuti sul podio: Sky punta all’educazione sportiva
Carlo Vanzini incarna alla perfezione lo spirito che Sky ricercava per queste Olimpiadi di Londra 2012. Esattamente a metà tra come dovrebbe strutturarsi il racconto di un'Olimpiade e come, realmente, il telespettatore gradisce che sia: in poche parole un'ottima furbata. L'astuzia proverbiale di Sky, che è un merito infinito.
Benvenuti sul podio è la sintesi serale delle giornate olimpiche, il prodotto migliore di questa nuova avventura in cui Sky si è lanciata, oramai agli sgoccioli. Quotidianamente, dopo la fine delle gare, in una location con una visuale mozzafiato sul Tower bridge di cinque cerchi vestito, Vanzini(che ha commentato la diretta della cerimonia di apertura dei giochi) cerca di disegnare un'olografia di ciò che è accaduto durante la giornata sportiva. Lo sfondo, come è giusto sia, deve essere una Londra all'ennesima potenza, tirata a lucido, immortale centro gravitazionale. L'impronta è quella di un normale salotto di conversazione televisivo, dove si discute del più e del meno su riepiloghi superficiali (vista la copertura che Sky fornisce delle Olimpiadi non sussiste il bisogno di un riepilogo di ciò che sia accaduto). Vari fattori contribuiscono al successo del programma.
Primo fattore – Immersione nella città: come fossimo lì. Musiche soffuse in sottofondo a flusso continuo, immagini di una straordinaria potenza visiva, più forti di ogni parola pronunciata, mancherebbe solo un aggeggio nel decoder per percepire gli odori, le essenze.
Elemento secondo (non secondario) – il refrain calcistico: Parliamoci chiaro, i telespettatori Sky sono per lo più di questo stampo. Parola d'ordine, dunque, è seminare qui e lì riferimenti calcistici per non perdere mai la bussola, ma provare ad affrontare, con una certa leggerezza, discussioni su la più parte delle discipline. Si tratta più che altro di deformazione professionale (con Vialli sempre lì a fare da monito), nonostante Vanzini sia esperto di sci e di motori.
Terzo fattore – il fine educativo: che Vanzini non lo dimentica mai. Non vi è sera in cui, a fronte di modelli inglesi (o meglio diremmo "occidentali"), non si faccia ben presente il disinteresse tutto italiano per gli sport olimpici. La totale assenza di cultura sportiva, appannaggio semi-esclusivo delle forze dell'ordine, la mancanza di strutture scolastiche predisposte alla pratica di sport che non siano i soliti noti.Una questione atavica, clamorosamente vera, che trova ancora, iperbolicamente, nell'immagine del bambino in piazza col pallone di pezza la sintesi del nostro rapporto con lo sport.
Fa onore a Sky, tutta, di provare ad essere il motore di un nuovo movimento sportivo, di perorare cause che conscevamo già. Fa onore a Vanzini di proporsi tutte le sere come insegnante di storia dello sport nelle scuole, perché ce ne potrebbe essere bisogno. Non vorremmo, tuttavia, che si stesse cavalcando semplicemente un'onda, un trend. Si immaginava già da prima che prendessero il via, che questa fosse la sola strada (la più valida) che Sky potesse battere per rendere le Olimpiadi un argomento virale.
La paura, onestamente, è che conclusi questi giochi si finisca per lasciar viaggiare nell'etere queste premesse, i lodevoli propositi. E allora li terremo d'occhio quelli di Sky, facendogli momentaneamente i complimenti. Li terremo d'occhio perché se è vero che la loro popolarità è a livelli da movimento politico, monitoriamo per tenerci in guardia dalle false promesse.