Atletica, addio a Gabre Gabric: ultima reduce azzurra di Berlino 1936
Il mondo dello sport italiano piange la scomparsa di Gabre Gabric, discobola azzurra che era anche l'ultima atleta italiana che aveva partecipato ai Giochi Olimpici di Berlino del 1936 ad essere ancora in vita. Si è spenta a Brescia all'età di 101 anni la Gabric, dalmata ed italiana doc, già moglie di Sandro Calvesi, era tecnico federale che allenava gli azzurri nella disciplina degli ostacoli. Una vita al massimo, la sua, di cui è incerta perfino la data di nascita.
Era nata il 17 novembre, ma sull'anno c'è discordanza: per la FIDAL e l'anagrafe, era il 1914 ma per gli statunitensi era nata nel 1917. Di sicuro c'è solo che nacque durante la Prima Guerra Mondiale e che era nata ad Imoschi, cittadina della Dalmazia, storica regione italiana, che in quel periodo apparteneva all'Austria. Dopo la guerra, la Dalmazia torna all'Italia ma forse la crisi del Paese e dell'Europa, i venti di guerra che tornarono ad affacciarsi e l'avvento del fascismo, fecero sì che nel 1923 la sua famiglia pensò al Nuovo Mondo come terra più sicura. Ad Ellis Island, dove sbarcò il 20 novembre dal piroscafo President Wilson partito dal porto di Trieste, fu registrata come nata nel 1917 e da allora il "mistero" non è mai più stato risolto. Ma probabilmente, il 1914 resta l'anno più certo di nascita.
Quattro anni dopo l'esperienza americana, la famiglia tornò però in Italia trasferendosi a Zara, nell'originaria Dalmazia, ed iniziò la sua carriera sportiva. Il suo carattere tipicamente italiano, unito a quel "pellegrinaggio" da una regione italiana ma controllata dall'Austria, quindi l'arrivo negli Stati Uniti, il ritorno in un'Italia che aveva indossato la camicia nera, le pressioni della Jugoslavia sulla regione (che al termine della seconda guerra mondiale fu inglobata nella nazione jugoslava ed oggi è divisa assieme all'Istria tra Slovenia, Croazia e Bosnia), non minarono il carattere della donna.
Alle Olimpiadi di Berlino del 1936, sebbene fosse "solo" una ventiduenne italiana senza particolari pretese di medaglie, non esitò a definire Adolf Hitler "una piccola persona insignificante, ma con occhi bestiali". Venne la guerra, che cancellò la Dalmazia dalla storia d'Italia, lei rimase nella Brescia di cui era originario suo marito: partecipò anche alle Olimpiadi di Londra del 1948, le prime dopo quelle di Berlino del 1936 (erano state cancellate quelle di Tokyo 1940 e quella di "riparazione" di Helsinki 1941, mentre quella di Londra del 1944 su "recuperata" quattro anni dopo), senza contare gli Europei di Vienna ed Oslo. Ha poi preso parte anche ai giochi "master", riservate ad atleti di maggiore età: l'ultima apparizione fu nel 2010, dove vinse in tre categorie (e per il terzo mondiale consecutivo), fissando anche tre record. Nel suo palmarés ci sono ben 22 medaglie, ed appena un anno fa, a cent'anni appena compiuti, rispose alla figlia che le chiedeva di andare a trasferirsi ad Aosta: "Sto bene, me la cavo da sola". Il marito, Calvesi, nato nel 1913, era scomparso nel 1980. Ma lei, di sangue dalmata, e dunque votata alla resistenza ultra-secolare, non si è mai arresa ed è stata, proprio come i suoi corregionali, l'ultima ad ammainare la bandiera italiana dei Giochi Olimpici del 1936.