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Atleta iraniano squalificato a vita dopo i Mondiali: paga una stretta di mano proibita

Mustafa Rajaei è stato radiato dalla Federazione di sollevamento pesi dell’Iran per aver stretto la mano ad un avversario israeliano durante la cerimonia del podio ai Mondiali veterani di scena in Polonia.
A cura di Michele Mazzeo
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Può una stretta di mano tra avversari provocare la squalifica a vita di un atleta? Vedendo quanto accaduto dopo i Mondiali Master di sollevamento pesi a Mustafa Rajaei, la risposta non può che essere affermativa. Già perché l'esperto atleta iraniano, vincitore di due medaglie d'argento nella rassegna iridata riservata alla categoria Senior andata in scena in Polonia, si è visto radiato dalla propria federazione nazionale proprio a causa di due foto scattate durante la cerimonia di premiazione che lo ritraggono mentre stringe la mano all'avversario israeliano Maksim Svirsky e mentre posa di fianco ad esso con entrambi avvolti dalle rispettive bandiere nazionali.

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Scene che hanno mandato su tutte le furie la Federazione iraniana che hanno subito provveduto ad emanare la squalifica a vita al proprio atleta, a sciogliere il comitato per i sollevatori di pesi veterani e licenziare il il capo della delegazione iraniana ai Mondiali in Polonia, Hamid Salehinia, reo di non aver vigilato a dovere. A spiegare il motivo di questi durissimi provvedimenti è stata la stessa Federazione che in un comunicato ha fermamente condannato il gesto di Mustafa Rajaei: "La Federazione di sollevamento pesi condanna fermamente le azioni del sollevatore di pesi della squadra iraniana durante il Campionato mondiale dei veterani, che è contro gli ideali della Repubblica islamica dell'Iran" si legge infatti nella nota diramata dalla Federazione sollevamento pesi iraniana.

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Già perché il problema per la Federazione è che il regime che attualmente detiene il potere in Iran non riconosce lo Stato di Israele che anzi considera un Paese "nemico" e proibisce qualsiasi contatto tra atleti iraniani e israeliani (nel 2021 il leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha esortato pubblicamente i suoi atleti a non stringere la mano a rappresentanti d'Israele) tanto che, per non incorrere nelle severe punizioni del regime, per diversi anni gli atleti iraniani hanno adottato alcuni escamotage (facendosi squalificare o presentando certificati medici che attestavano presunti malesseri) per evitare di affrontare avversari israeliani.

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Mustafa Rajaei non ha invece assecondato gli assurdi divieti imposti dal regime e, nel momento in cui Maksim Svirsky gli ha teso la mano per complimentarsi con lui, non ci ha pensato su due volte a stringere la sua mano e a posare poi al suo fianco nelle foto di rito della premiazione. Due gesti che per la stragrande maggioranza degli atleti rappresentano la normalità, ma non se sei un atleta iraniano e di fronte ti trovi un avversario israeliano. In quel caso anche una semplice stretta di mano diventa un atto di coraggio.

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