Armstrong torna l’ombra del doping, incriminato il texano
Torna l'ombra del doping su Lance Armstrong ed è un'ombra lunghissima. L'agenzia americana anti-doping (Usada, U.S. Anti-Doping Agency) ha aperto una procedura formale nei confronti dell'ex campione di ciclismo, vincitore di sette Tour de France. Una missiva di quindici pagine in cui l'agenzia americana afferma che alcuni dei campioni di sangue prelevati al ciclista nel 2009 e nel 2010 sono "perfettamente compatibili con manipolazioni sanguigne, incluso l'uso di Epo o di trasfusioni'".
Le testimonianze e la difesa di Armstrong – Molti corridori sono pronti a testimoniare contro Armstrong "in base alla loro conoscenza personale" come riferisce l'Usada. All'ex campione del mondo è stato vietato di gareggiare nel triathlon, disciplina alla quale il texano si è dedicato dopo il secondo ritiro dal ciclismo su strada. Armstrong non ci sta e si difende attaccando l'agenzia anti-doping statunitense parlando di accuse "senza fondamento fatte da testimoni comprati e pagati". L'ex dominatore del Tour sul proprio sito ufficiale definisce l'Usada "un'organizzazione finanziata con i soldi dei contribuenti ma governata solo da regole che si sono scritti da soli. E ora intendono di nuovo gettare discredito su di me e riesumare accuse che risalgono a piu' di 16 anni fa, per impedirmi di competere come triatleta e per cercare di togliermi i sette titoli del Tour de France che ho guadagnato". Armstrong spiega quindi come "il dipartimento di giustizia scelse di non dare credito a quella accuse e a quei testimoni dopo due anni di indagini". L'agenzia ritiene però che Armstrong, insieme a tre dottori, tra i quali figura anche Michele Ferrari, un preparatore, e il team manager storico di Armstrong, il belga Johan Bruyneel, abbia imbastito un sistema basato sul doping attivo dal 1998 al 2011.