Arese inebriato dalla medaglia in diretta: “C’erano Mattarella e tutta l’allegra combriccola”
La medaglia di bronzo conquistata nei 1500 metri fa perdere ogni freno inibitore a Pietro Arese. È finalmente riuscito a salire sul podio dopo averlo solo sfiorato due anni fa a Monaco. Lo ha conquistato sul palcoscenico dell'Olimpico mancando addirittura d'un soffio l'argento ma dando tutto, fino allo stremo delle forze, con una straordinaria rimonta. Il terzo posto agli Europei di Roma (3'33″34) gli mette il cuore e l'animo in subbuglio: in pista si lascia andare a un pianto liberatorio, davanti ai microfoni della Rai è incontenibile tale è l'ebbrezza per essere riuscito nell'impresa.
"Da presidente a presidente… la saluto", si rivolge così al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che gli stringe la mano e si complimenta con lui per la prestazione entusiasmante. E poi spiega tanto ardire da cosa deriva: "Incontrare il Presidente della Repubblica non capita tutti i giorni, gli ho raccontato che i miei compagni di squadra mi chiamano il presidente".
Arese ha la lingua sciolta, va da sé, oltre il cuore e la ragione. Si sente così entusiasta che quando parla di alcuni rappresentanti delle Istituzioni, politiche e sportive, presenti in tribuna si abbandona a una frase da mordere la lingua. "Incontrare Malagò (il numero uno del Coni, ndr) e tutta l'allegra combriccola è stata un'emozione".
Vorrebbe sprofondare, non può. E allora tira dritto. In fondo in fondo, nella pancia dei social quelle parole (che molti hanno sulla punta della lingua ma non possono pronunciarle in diretta come lui) rimbalzano con altrettanta euforia, generano simpatia ulteriore nei suoi confronti e tanta ingenua impudenza gli viene perdonata.
Arese ha usato termini che la maggioranza delle persone utilizzerebbe tra una chiacchiera e una battuta tra amici all'insegna dei luoghi comuni più gettonati sugli amministratori pubblici. "Chiedo scusa, la mia non è una mancanza di rispetto", aggiunge nel corso del collegamento in Rai.
"Quello che voglio dire è che insomma, dopo tanti sacrifici e tanti 4° posti (dai Giochi del Mediterraneo a gli Europei tra il 2022 e il 2023, ndr), quest'anno invece è l'anno del sì, non più del quasi. Ci ho messo veramente anima, corpo, cuore, gambe. Sono quasi rammaricato per il mancato argento e non pensavo che l'avrei mai detto".
Jakob Ingebrigtsen era di un altro pianeta ma il mezzofondista torinese ha tenuto botta e resistito alla morsa dei belgi, Ruben Verheyden (quarto) e Jochem Vermeulen (che gli strappa l'argento). E può gioire, finalmente. Due settimane dopo il nuovo record italiano a Oslo (3'32″13) beve fino in fondo il nettare di un bronzo che gli sembra un oro.
"Questa medaglia la dedico ai miei genitori, che sono venuti qui, non si perdono una gara e sono sempre stati con me, soprattutto nei momenti brutti – ha concluso Arese -. Devo tantissimo anche a Silvano, il mio allenatore, che ormai sa benissimo come prendermi".