Allenatore impazzisce contro la sua piccola allieva: scene indecenti agli Europei di Taekwondo
Sarebbe dovuta essere una bella giornata di sport per tanti giovani atleti e invece il Campionati Europei Cadetti 2024 di taekwondo in Albania per bambini di un'età compresa tra i 6 e gli 8 anni, è stata rovinata dal tremendo gesto di un allenatore. Quest'ultimo ha avuto uno scatto d'ira nei confronti della sua piccola allieva, e l'ha colpita violentemente spingendola alle lacrime. Una scena che purtroppo ha messo in secondo piano anche il resto della competizione, spingendo le autorità sportive a prendere provvedimenti immediati.
Allenatore violento agli Europei di taekwondo junior, scene tremende
La situazione in questione si è verificata nella finale tra i giovani atleti di Kosovo e Serbia nella categoria delle ragazze fino a 8 anni di età, fino a 39 chilogrammi. L'atleta serba Nina Savic e quella kosovara Valina Fatiu hanno lottato colpo su colpo nella disciplina dell'arte marziale, fino a quando la prima si è imposta, per la delusione enorme della sconfitta. Oltre al dolore per il ko, la piccola sportiva non sapeva cosa l'aspettava al suo ritorno in "panchina".
La giovane atleta kosovara prende uno schiaffo in faccia dal suo allenatore
L'allenatore letteralmente infuriato le ha riservato un trattamento indecente, reagendo in modo molto violento. Per prima cosa le ha tolto il casco in modo sbrigativo e duro. Quando Valina Fatiu è caduta sul tatami, il tecnico l'ha rialzata prendendola rudemente dalle protezioni e poi le ha dato un brutto schiaffo in pieno volto liberandola dal corpetto para-colpi. A quel punto un arbitro è intervenuto per richiamare l'uomo che si è reso protagonista di un comportamento davvero inqualificabile. La bambina kosovara si è lasciata andare alle lacrime, fino a quando un'altra ufficiale non ha cercato di consolarla.
Fortunatamente l'allenatore kosovaro è stato immediatamente segnalato per il suo comportamento violento alle autorità sportive. Fonti di Tirana riferiscono che è stato sospeso per sei mesi, con un divieto assoluto di coaching. Giustizia è fatta, anche se la speranza è che possa ricevere una pena più dura e che la giovane atleta possa tornare presto a competere, senza ulteriori traumi.