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Alle Olimpiadi l’ucraino Abramenko abbracciava il russo Burov, oggi vive in un garage sotto le bombe

Oleksandr Abramenko prova a sopravvivere ai bombardamenti russi su Kiev: soltanto qualche giorno fa celebrava una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino. Oggi è su un materasso con moglie e figlio in un garage.
A cura di Paolo Fiorenza
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Quell'abbraccio al termine della gara di freestyle alle Olimpiadi di Pechino aveva scaldato il cuore del mondo intero, trasformandosi in un inno potente alla pace in un momento in cui i venti di guerra già spiravano drammaticamente nell'est Europa. Era il 16 febbraio, l'ucraino Oleksandr Abramenko e il russo Ilia Burov festeggiarono le rispettive medaglie, d'argento e di bronzo, abbracciandosi sia al termine della gara vinta dal cinese Qi Guangpu, che sul podio al momento della premiazione.

Abramenko e Burov assieme sul podio olimpico a Pechino
Abramenko e Burov assieme sul podio olimpico a Pechino

I due del resto sono amici da tempo – avevano condiviso il podio olimpico anche a Pyeongchang 2018 – e dunque la cosa più naturale per loro in quel momento fu quella di sorridere e scherzare. Sono passati 18 giorni da quell'abbraccio e sembra un secolo: l'Ucraina è devastata dalla guerra portata dalla Russia, le città sono distrutte, i morti si contano a migliaia, le condizioni di vita di chi resiste sono sempre più drammatiche, tra bombe e missili che cadono dal cielo e generi di prima necessità che scarseggiano. Tra chi ha visto cambiare la propria vita in pochissimo tempo c'è proprio l'ucraino Abramenko.

Il 33enne freestyler, unico medagliato del suo Paese a Pechino e portabandiera alla cerimonia di apertura, si trova infatti a Kiev sotto i bombardamenti incessanti e per questo si è trasferito da una settimana nel garage del suo palazzo, dove dorme su un materasso assieme alla moglie e al figlioletto di due anni. Una sistemazione di fortuna che non fa passare certamente paura ed angoscia, ma almeno appare più sicura del loro appartamento al 20simo piano, in un edificio che si trova vicino all'aeroporto della capitale.

Abramenko ha avuto uno scambio di messaggi col New York Times e si è fatto scattare da qualcuno che anche lui era lì nel parcheggio la foto che lo ritrae con la sua famiglia accampati sul materasso, ben coperti per difendersi dal freddo. "Passiamo la notte nel garage sotterraneo, perché la sirena dell'attacco aereo suona costantemente – ha scritto l'atleta ucraino nella chat col quotidiano americano – Fa paura dormire nell'appartamento, io stesso ho visto dalla finestra come funzionavano i sistemi di difesa aerea sui missili nemici e si sono sentite forti esplosioni".

Nel fine settimana Abramenko ha deciso di provare a lasciare Kiev con moglie e figlio, sfidando la sorte per arrivare incolumi verso il confine occidentale dell'Ucraina. Un viaggio che durerà parecchie ore: "Ho intenzione di andare dal mio allenatore, Enver Ablaev, vive a Mukachevo, nella regione della Transcarpazia. Vado in macchina, porto con me le cose essenziali, il cibo e le mie medaglie olimpiche". Il freestyler è molto preoccupato per i suoi genitori, che vivono a Mykolaiv, una città portuale sul Mar Nero dove è cresciuto Abramenko e che – come tutto il sud del Paese – è ridotto ormai allo stremo dall'assedio e dalle bombe delle forze russe.

"I miei genitori sono seduti a casa e sentono esplosioni – dice – È pericoloso lasciare Mykolaiv in questo momento, vogliono restare. Potrebbero andare via più tardi". Abramenko intende arrivare a Mukachevo – che si trova ancora in territorio ucraino – "per pensare ai miei prossimi passi". Non sa ancora se sua moglie e suo figlio varcheranno il confine come rifugiati, come già hanno fatto più di un milione di altri ucraini. Sa soltanto che lui invece non può lasciare il Paese, come tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni, ovvero i maschi in condizione di combattere per la libertà della propria patria.

"Non so se andrò in guerra o no, non so quale procedura stanno attraversando i ragazzi che vengono chiamati – spiega Abramenko – Al momento il nostro esercito sta fronteggiando pienamente le offensive dei soldati e dei mezzi russi". Poi i messaggi dell'atleta ucraino si sono interrotti: era quasi mezzanotte a Kiev. La speranza è che torni presto a dare segno di sé, il suo ultimo post social è di cinque giorni fa. Pochi giorni fa sollevava un paio di sci in segno di gioia, adesso anche lui come molti altri atleti ucraini potrebbe dover sparare per difendere la propria vita.

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