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Alle Olimpiadi in TV domina Franco Bragagna, l’anti-Caressa: “Il suo non è giornalismo, è folklore”

Grazie alle splendide imprese di Jacobs e Tamberi alle Olimpiadi di Tokyo, sono giorni di grande notorietà anche per Franco Bragagna, storica voce della Rai per l’atletica leggera. Il suo “Marcello” dopo l’arrivo dei 100 metri a Tokyo è già storia, così come la sua avversione d’annata per Fabio Caressa: “Quando guardo una partita, a me la voce di un piazzista non interessa”.
A cura di Paolo Fiorenza
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I trionfi azzurri nell'atletica leggera alle Olimpiadi hanno coinvolto anche chi le imprese di Jacobs e Tamberi le ha raccontate in TV, facendo palpitare, gioire ed infine commuovere gli spettatori a casa. Ogni eroe che si chiami tale ha bisogno di un Omero, ed i nostri due azzurri lo hanno trovato in Franco Bragagna, storica voce della Rai per l'atletica, le cui telecronache sono diventate virali sul web.

Il 62enne giornalista padovano ha quella che si chiama una conoscenza enciclopedica della materia di cui parla ed infarcisce i suoi racconti con i più svariati aneddoti. "Date una medaglia d'oro anche a Bragagna", è stata la richiesta popolare dopo la trascinante narrazione delle gesta azzurre di domenica scorsa, conclusa da quel "Marcello" ripetuto più volte quando Jacobs aveva tagliato per primo il traguardo dei 100 metri nello Stadio Olimpico di Tokyo: "Marcello, Marcello, cosa hai combinato stasera?".

"Ma come faccio a chiamarlo Marcell? Lo conosco da ragazzino – racconta a Repubblica – ha corso con il secondo dei miei quattro figli. Non è texano, lo sappiamo tutti, è un ragazzo del lago di Garda, che ha pure un inglese un po' povero. Ora me ne vergogno un po'. Ma non più di tanto". Bragagna è alla sua ottava Olimpiade ed in passato aveva marcato con molta decisione la differenza tra il suo modo di intendere il racconto televisivo dello sport rispetto ad altri telecronisti, la cui scuola faceva risalire ad un solo nome: Fabio Caressa.

Nell'estate del 2012, quando Sky si era aggiudicata i diritti per trasmettere le Olimpiadi di Londra, Bragagna spiegava a Tvblog: "Quello che discuto è il caressismo: non puoi chiamare Fabio Caressa a commentare le gare di nuoto solo perché è famoso, è un insulto all'olimpismo. Per raccontare le competizioni olimpiche c'è bisogno di gente che conosca la materia, non sono ammesse improvvisazioni. Cos'è il caressismo? Non è giornalismo. È raccontare una partita in maniera folkloristica, usare la stessa enfasi per il gol che fa vincere l'Italia ai Mondiali e per il gol del sette a uno dell'Inter contro l’ultima squadra di serie A. Quando guardo una partita, a me la voce di un piazzista non interessa".

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