Alle Olimpiadi di Tokyo saranno vietati gesti di protesta in campo o sul podio
Non sarà consentita alcuna protesta o manifestazione di alcun tipo da parte degli atleti in vista delle Olimpiadi di Tokyo a quelle invernali di Pechino 2022. È la dura presa di posizione da parte del Comitato Olimpico Internazionale che ha deciso di non cambiare o modificare la regola 50 della Carta Olimpica che proibisce agli atleti di esibirsi in manifestazioni politiche di ogni tipo durante i Giochi. Nessun messaggio politico, gesti delle mani o inginocchiarsi in campo e soprattutto sul podio. Nessuna esposizione di bracciali o simboli che possano contenere messaggi politici.
Sulla scia dell'omicidio di George Floyd negli Stati Uniti d'America, lo scorso mese di giugno tanti atleti del Comitato Olimpico e Paralimpico hanno invitato il CIO ad abolire completamente la regola 50 o almeno sviluppare una nuova politica, con la collaborazione degli stessi atleti, che possa proteggere in qualche modo la libertà di espressione di tutti i manifestanti. Sono ancora nitidi i ricordi del passato quando sul podio il velocista John Carlos e Tommie Smith alzarono i pugni ai Giochi del Messico nel 1968 a sostegno del movimento ‘Black Power'.
"Gli atleti non saranno più messi a tacere" hanno fatto sapere al CIO che non ha voluto minimamente considerare questa ipotesi rispedendo al mittente ogni tipo di richiesta. Qual è stata la risposta del Comitato Olimpico Internazionale? La regola 50 è stata raddoppiata, o meglio, intensificata. Nessun tipo di proteste nelle cerimonie ufficiali e sul podio "per proteggere il campo di gioco". Una presa di posizione netta che gli atleti sicuramente non si aspettavano ma che è stata motivata dal CIO. Il Comitato ha fatto sapere di aver portato avanti un'indagine che rivela come la maggior parte degli atleti siano d'accordo alla decisione di non esprimere le proprie opinioni politiche sul campo.
Gli atleti non mollano e stanno lottando per la propria libertà di espressione
Gli atleti che prenderanno parte alle prossime Olimpiadi però non si danno per vinti. I gesti simbolici dovrebbero essere parte integrante di una manifestazione come le Olimpiadi che promuove l'integrità dei valori dello sport che ha soprattutto valenza sociale. È perciò impensabile che si possa negare a chiunque di potersi esprimere liberamente. Una frangia di atleti ritiene opportuno reagire a questa presa di posizione del CIO usando la parola per esprimere ogni tipo di argomentazione.
Tali dimostrazioni dovrebbero mirare a promuovere la giustizia razziale e sociale, la dignità umana di individui o gruppi che sono stati storicamente rappresentati male, minoritari o emarginati nel rispettivo contesto sociale. Anche queste manifestazioni però sarebbero messe fuorilegge dalla regola 50. A questo punto, anche altri simboli non politici, come il segno della croce, violerebbero tecnicamente la regola 50. Una situazione poco chiara per una vicenda che appare ancora avvolta nel mistero ma che farà discutere.
Divieto anche di indossare magliette con messaggi di natura politica
Al momento le raccomandazioni del CIO non precisano se possa esistere o meno la presenza di sanzioni per gli atleti che si impegnano in una forma di protesta ai Giochi, affermando semplicemente che una maggiore chiarezza su una "gamma proporzionata di sanzioni" dovrà essere fornita dallo stesso Comitato Olimpico Internazionale.
Il CIO ha però raccomandato di osservare un "momento di solidarietà contro la discriminazione" durante la cerimonia di apertura e di consentire agli atleti di indossare abbigliamento "con messaggi inclusivi" durante i Giochi, comprese le parole "Pace, rispetto, solidarietà, inclusione e uguaglianza". C'è da sottolineare però come l'abbigliamento con altri messaggi, come ‘Black Lives Matter', non sarebbe consentito. "Fuori la politica dalle Olimpiadi". Sembra essere questo il grido lanciato dal CIO, nonostante le Olimpiadi siano completamente di interesse politico.