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La figlia di Maradona crolla durante il processo: “Morto in un posto disgustoso, mi gettai su di lui”

Dalma Maradona ha raccontato alcuni retroscena legati agli ultimi giorni di vita del padre. Dalle videochiamate, alle responsabilità per il decesso su cui ha le idee chiare.
A cura di Marco Beltrami
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Il processo sulla morte di Diego Armando Maradona continua a far registrare momenti molto forti e commoventi. Così è stato anche quando si è presentata in aula Dalma Nerea Maradona, una delle figlie del Pibe nata dal matrimonio con Claudia Villafane. La giovane donna come altri testimoni prima di lei, non ha retto alla commozione e si è lasciata andare alle lacrime nel raccontare i dettagli relativi all'ultimo periodo della vita di suo padre.

La figlia di Maradona testimonia al processo sulla morte di Diego

L'attrice argentina ha rivelato di essersi accorta che qualcosa nella gestione degli imputati non andava per il verso giusto. Dito puntato soprattutto sul neurochirurgo Leopoldo Luque , la psichiatra Agustina Cosachov e lo psicologo Carlos Díaz, accusati di omicidio con dolo: "Li avevamo avvisato sei mesi prima del fatto che mio padre non stesse bene e ci hanno ingannati nel modo più crudele affinché accettassimo questa opzione. Quei tre dicevano sempre che mio padre era un paziente complesso, quindi ho detto loro di andarsene e che ne avremmo cercati altri, ma non se ne sono mai andati".

Il primo campanello d'allarme è arrivato quando Dalma e gli altri parenti hanno visto la foto di Maradona con camice e benda sulla testa dopo intervento alla testa, in compagnia del suo medico personale Luque. Tanti i dubbi sulla necessità di quell'intervento con le richieste, inascoltate, di ampliare lo staff medico. La fiducia nel dottore però è stata mal ripagata con il rifiuto della proposta di sfruttare tre case per permettere a Maradona di "vivere come un re".

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Il racconto delle ultime videochiamate con Maradona

La figlia di Maradona ha raccontato di essere stata a conoscenza delle dipendenze da cocaina e alcol del papà, e di averlo aiutato ad uscirne. Nell'ultimo periodo però le cose sono peggiorate e le sue condizioni sono diventate preoccupanti. Il racconto delle ultime videochiamate è stato toccante: "Mio padre aveva momenti in cui si perdeva. Se eravamo in videochiamata, non sapeva con chi stava parlando e, di recente, avevamo interrotto ogni contatto".

Dalma è scoppiata poi a piangere quando ha raccontato l'arrivo nella casa in cui è morto Maradona: "Ho visto che era coperto da un lenzuolo, ma era molto gonfio. Mi sono lanciata su di lui, pensando che si stesse svegliando. Aveva le mani molto gonfie, così come lo stomaco. Sono arrivata con mia madre perché Gianinna ci aveva chiamato e ci aveva detto che stavano cercando di rianimarlo".

Le accuse al team degli imputati

Anche lei ha parlato di condizioni disastrose: "Quando sono arrivata, sono entrata nella stanza con mia madre. Il posto era disgustoso. C'era odore di urina. C'era un bagno chimico, i pannelli erano lì perché avevano improvvisato la stanza. Non c'era un bagno nelle vicinanze e la cucina era disgustosa".

In conclusione, nessun dubbio sulle colpe degli imputati: "Continuiamo a imparare cose nuove oggi, a quattro anni dalla sua morte. Abbiamo imparato come questi operatori sanitari hanno trattato mio padre. Come hanno gestito le sue cure. È molto doloroso che vogliano puntare il dito contro di noi come responsabili. Non abbiamo mai preso decisioni. Quando abbiamo cercato di proporre qualcosa che non li riguardava, non c'era spazio per farlo. Mi manca ogni giorno e non riesco a smettere di pensare che se avessero fatto il loro lavoro, mio ​​padre non sarebbe morto".

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