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Maurizio Pistocchi: “Agnelli ha chiesto di farmi fuori dalla TV. Conte si lamentò per una domanda”

Maurizio Pistocchi, per tanti anni volto del calcio su Mediaset, racconta la sua lunga carriera: dalle discussioni con Conte e Moggi alla richiesta avanzata da Andrea Agnelli, dai retroscena di Berlusconi agli aneddoti di Raimondo Vianello.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Maurizio Pistocchi è stato per diverso tempo uno dei volti più noti di Mediaset in ambito sportivo. Conduttore e opinionista, a 68 anni oggi è lontano dagli schermi. Nel 2021 l'addio alla tv del Biscione ma senza mai abbandonare il calcio. Sui social Pistocchi è infatti attivissimo e molto seguito per via dei suoi pronostici, le analisi e le considerazioni sulle varie partite del campionato di calcio italiano. "Preferisco essere libero di poter esprimere le mie considerazioni piuttosto che essere vincolato a dei rapporti che alla fine potrebbero in qualche modo condizionarmi".

Di questo e altri temi ha parlato nel corso di un'intervista rilasciata a Fanpage. Non sono mancati i riferimenti a ciò che secondo alcune fonti giornalistiche era successo nel 2013, quando Andrea Agnelli avrebbe chiesto di sollevarlo dai programmi sportivi di Mediaset: “Pensavo fosse uno scherzo”. Primo moviolista della tv italiana, Pistocchi ha anche ricordato i meravigliosi anni trascorsi al fianco di Raimondo Vianello a Pressing: "Era un genio della comunicazione ed era una persona piacevolissima che aveva sempre la battuta pronta".

Cosa fa oggi Maurizio Pistocchi?
"In generale continuo ad occuparmi di calcio, sui social. Da quando sono uscito da Mediaset volontariamente nel 2021, ogni tanto c'è qualcuno che mi cerca e poi sparisce improvvisamente. Ma non è un problema perché io ho sempre gestito e fatto il mio lavoro in maniera indipendente. Preferisco essere libero di poter esprimere le mie considerazioni piuttosto che essere vincolato a dei rapporti che alla fine potrebbero condizionarmi nell'espressione delle cose che penso".

È stato un volto popolarissimo tra gli appassionati di calcio italiani per oltre 30 anni.
"Da Mediaset non mi hanno più richiamato, hanno fatto delle altre scelte. Io sono stato lì per 35 anni, fino al 2017 anche molto bene. Poi le cose sono cambiate e nel 2021 ho deciso di interrompere una storia professionale che era durata a lungo. Ho ricordi bellissimi per i programmi che ho fatto e perché ho lavorato con delle persone fantastiche. C'era un bellissimo gruppo di lavoro".

Maurizio Pistocchi nel 1989 con Gianluca Vialli a SettimanaGol sua Italia 1.
Maurizio Pistocchi nel 1989 con Gianluca Vialli a SettimanaGol sua Italia 1.

Le manca Mediaset?
"No, non mi manca. Mi manca però avere un'attività un po' più riempitiva del mio tempo, anche se non si può pensare di poter stare sempre dentro il sistema. Incontro quotidianamente persone che riconoscono in me una preparazione professionale e un'indipendenza di giudizio rara. Mi fa piacere il fatto che ancora la gente si ricordi di me. Sono passati 7 anni da quando sono sparito dal video, ma la gente che mi incontra per strada si ferma per farmi i complimenti e mi chiede un selfie".

Come occupa il suo tempo sui social?
"Faccio i miei pronostici sulle partite in modo giocoso come faceva Maurizio Mosca col pendolino. Prima di fare delle cose lavorative, che mi impegnerebbero anche dal punto di vista etico, ci ho pensato molte volte e ho sempre detto di no".

Ha rimpianti?
"L'unica cosa che non rifarei è la decisione di dire no a Telepiù nel 1991. Fu il direttore di allora, Rino Tommasi, a chiedermi di fare il suo vice. Avrei guadagnato tre volte quello che prendevo a Mediaset. Ricevetti però attestati di stima da persone importanti che mi chiesero di rimanere. Alla fine ho dato una delusione a Rino Tommasi. Ripensandoci oggi è stato un errore".

È vero che la Juventus ha avuto un ruolo nel suo allontanamento dagli schermi Mediaset?
"Guardi, sono successe delle cose abbastanza sintomatiche. Nel 2013 l'allora direttore Claudio Brachino disse a me e a Paolo Ziliani che Andrea Agnelli gli aveva chiesto di toglierci dal programma".

Ma perché?
"Secondo me è una prassi comune oggi. Le società non vogliono avere giornalisti critici, gente che va a guardare dentro ai particolari. Non penso che sia solo la Juventus, tutti i grandi club si comportano un po' in questa maniera".

Cos'è successo con Mediaset dopo la richiesta di Agnelli?
"Nel 2013 mi dissero: ‘Figurati se ti togliamo dalla redazione e dai programmi'. Però l'anno dopo i Mondiali del 2014 in Brasile, ad agosto, mi ritrovai fuori dai programmi di Champions, che avevo sempre fatto per 10 anni, con una mail della segreteria. Mi fu risposto che era stata una scelta editoriale".

Lei lo ha mai collegato a quella richiesta?
"I collegamenti è facile farli…".

Le è mai successo di subire “pressioni” o “interventi” da altre società o personaggi influenti?
"A me direttamente non è mai arrivata nessuna pressione. Per questo, quando nel 2013 mi dissero di Agnelli, pensavo che non fosse vero, che fosse un modo per farmi capire che ci tenessero e che eravamo giornalisti affidabili".

Le società di calcio hanno sempre avuto questo peso nelle scelte editoriali?
"Il giornalismo che facevamo negli anni '90 con Vianello oggi non è più proponibile per due motivi: in primis perché i club vogliono gestire la comunicazione, poi per la capitalizzazione della comunicazione, che si è trasferita in gran parte sui social e ha perso un po' di credibilità".

Andrea Angelli, ex presidente della Juventus.
Andrea Angelli, ex presidente della Juventus.

I social non le piacciono molto.
"Ci sono delle fonti credibili e altre meno, è un gran calderone nel quale entra di tutto, con notizie destituite da qualsiasi fondamento. In un mare magnum così vasto è veramente difficile capire e orientarsi per avere delle idee un po' più chiare. Questo mi fa un po' tristezza, perché vedo un po' svilito il ruolo anche di chi fa informazione".

Non l’abbiamo più vista in pianta stabile in TV, ha altri progetti?
"Io qualche progetto nuovo in testa ce l'ho, ma ovviamente per fare le cose nuove bisogna avere un editore che crede in quello che sei in grado di fare e ti supporti. Siccome questo finora non è successo, passo il mio tempo libero in altro modo".

Cosa non le piace di come si racconta il calcio oggi?
"Le telecronache delle partite. Sono troppo urlate, troppo finte. È teatro, non è più la realtà. Quando sento telecronisti che esultano come se l'Italia avesse vinto i Mondiali per un gol di una squadra a cui a loro non interessa niente, ho la sensazione della finzione. E non mi piace come stanno impiegando le seconde voci, che sono diventate strabordanti".

Le piace Viva El Futbol? Adani e Cassano a loro modo hanno creato qualcosa che non esisteva.
"Innanzitutto è un prodotto immediato dal punto di vista comunicativo, perché coi loro pregi e i loro difetti dicono cose a volte esagerando. Diciamo che se riuscissero a mediare i loro contenuti con un po' più di equilibrio, il prodotto sarebbe ancora più efficace".

Cosa ne pensa dell’aumento costante dei costi per seguire il calcio in TV? Tra DAZN e Sky quella dei prezzi è una cosa continua.
"I prezzi sono alti, sì, però diciamo che con circa 50 euro al mese ti offrono la la Serie A, la Serie B, la Liga e tutta una serie di eventi. Ma oggi con 50 euro cosa compriamo? Basti solo pensare a quanto costi andare allo stadio con i nostri figli, tra prezzo del biglietto, parcheggio e cibo. Fate un calcolo di quanti soldi vanno via. Quindi secondo me il costo del calcio in televisione non è eccessivo, facendo una valutazione del costo della vita e dei nostri parametri di spesa".

Cosa pensa del VAR in relazione ai nuovi moviolisti di oggi?
"Su Premium avevo un programma che si chiamava ìLa moviola uguale per tutti', dove analizzavamo gli episodi arbitrali della settimana e si faceva un'analisi dettagliata di tutto. L'ultimo anno, quando ci fu l'introduzione del VAR, il direttore del programmi sportivi mi disse che la trasmissione non aveva più ragione di esistere. Mi sembra che dopo 7 anni di VAR si continui a parlarne ancora di più, quindi la previsione non era stata azzeccatissima, ma succede".

A distanza di anni dalla sua introduzione c'è chi è ancora molto critico nei confronti del VAR e l'uso che ne viene fatto.
"Il VAR è stato un grande successo perché ha migliorato l'arbitraggio, ha tolto tanti errori. Il problema resta quello relativo a un protocollo che si presta ad interpretazioni. Quando il protocollo dice che il VAR può intervenire solo in caso di chiaro ed evidente errore, chi è che definisce il chiaro ed evidente errore? Se il protocollo invece dicesse che il VAR può intervenire sempre in caso di possibile errore, si eviterebbero molti problemi. Purtroppo si vuole evitare che il VAR diventi una vera e propria moviola in campo".

La lite in diretta con Conte.
La lite in diretta con Conte.

Cos’è successo dopo la famosa risposta di Antonio Conte in cui la invitava a “cambiare lavoro”? L’ha mai sentito più?
"Fu un episodio abbastanza divertente, nel senso che io non la presi come come un'offesa. Ricordo che accadde dopo un Juventus-Bayern finito 0-2. Il 3-5-2 di Conte andò in grande difficoltà contro il 4-4-2 dei tedeschi. Sulle fasce laterali li avevano asfaltati. Feci una domanda che mi sembrava molto onesta: ‘Viste le difficoltà sulle fasce laterali, avete pensato di mettervi a 4 adeguandovi al sistema di gioco dell'avversario?'. La sua risposta non l'ho mai presa come un'offesa".

Crede che da lì sia partita la richiesta di Agnelli a Mediaset?
"Probabilmente si è lamentato del fatto che ci siano state domande un po' scomode. Ma ripeto, io non ho assolutamente nessun risentimento, ma proprio zero".

Cosa pensa del suo Napoli?
"A me fa piacere notare che a Napoli Conte sia tornato sui suoi passi passando dal 5-3-2 con il quale aveva iniziato il campionato al 4-3-3 di Sarri e Spalletti. Io ho grande stima del professionista, conosco poco l'uomo. È un allenatore di primissimo livello e ha sempre fatto molto bene, anche se ripeto: probabilmente per un allenatore così non aver mai vinto niente in Europa è un po' un un handicap grosso. Tante stagioni europee, con la Juventus, col Chelsea e con l'Inter, senza aver mai vinto niente in Europa, è un po' il suo limite".

Pensa che Conte abbia sbagliato qualcosa in questa stagione?
"Mi chiedo se non ci siano all'interno del gruppo delle sensazioni… Conte un po' di tempo fa ha detto: ‘A Napoli non c'è il centro di allenamento, non c'è un settore giovanile, lo stadio non è all'altezza'. Sono tutti segnali negativi che io non avrei lanciato in quel momento lì. Capisco che dopo il mercato di gennaio ci sia stata un po' la sensazione di voler mettere le mani avanti, però a mio modo di vedere non sono state dichiarazioni utili allo spirito, al morale e agli obiettivi della squadra".

Scontro in diretta tv con Moggi.
Scontro in diretta tv con Moggi.

Che ricordo ha invece di Moggi?
"Moggi è stato un personaggio che ha influenzato in negativo il calcio italiano per troppi anni. Sicuramente una delle poche volte in cui mi hanno tirato le orecchie, perché bonariamente avevo un po' sfottuto Moggi. Fu dopo la finale di Coppa dei Campioni vinta dal Real Madrid con un gol di Zidane, il quale era stato venduto l'estate prima dalla Juventus al Real. Moggi disse che senza Zidane la Juve avrebbe la Champions. E così dopo quella partita feci un commento ironizzando: ‘Moggi sarà stato contento del gol di Zidane'".

E Moggi come la prese?
"Il giorno dopo mi dissero che dalla Juve si erano lamentati per quella battuta. Quell'episodio mi confermò che c'era qualcosa che non andava nel calcio italiano, ma l'avevo già capito nel 97-98 dopo la famosa moviola di Pressing su Juve-Inter, quella di Ceccarini e il rigore tra Ronaldo e Iuliano. Il giorno dopo, mentre guardavamo gli ascolti della trasmissione, arrivavano telefonate di dirigenti da Torino".

Cosa accadde?
"Ricordo che con Raimondo leggemmo insieme gli indici d'ascolto, quando arrivammo alla moviola di Juve-Inter Vianello disse: ‘Avete visto che ascolti? Abbiamo fatto il 21% di share. E come facciamo a licenziarlo adesso?'".

Moggi appare ancora in tv in radio e sui giornali: cosa ne pensa?
"Trovo vergognoso che un personaggio come Moggi, radiato dal mondo del calcio per comportamenti illegali certificati da una sentenza definitiva della Corte di Cassazione, venga ancora intervistato e ospitato da giornali e tv. Scandaloso lui e vergognoso chi lo ospita“.

Raimondo Vianello ha raccontato il calcio in una fase molto complessa: com’era stare al suo fianco?
"Era un genio della comunicazione e una persona piacevolissima. Quello che avete visto in televisione era nella vita. Aveva sempre la battuta pronta, era leggero, ma nello stesso tempo profondo. Io ho lavorato nove anni con lui e non c'è stato mai un momento in cui mi abbia chiesto cosa facessi in puntata. Avevamo un rapporto talmente bello, dal punto di vista umano e professionale, che si fidava al 100% di me".

Raimondo Vianello con Pistocchi.
Raimondo Vianello con Pistocchi.

L'episodio legato a lui che ricorda maggiormente legato?
"Mi sono sposato nel '99 e naturalmente invitai anche Raimondo e Sandra. Lui mi scrisse un biglietto molto carino, spiegandomi perché non poteva venire, e dopo qualche mese lo incontrai a passeggio per Milano 2, dove abitava. Gli presentai mia moglie, che sottolineò il suo dispiacere per non averlo avuto ospite al nostro matrimonio, e lui le rispose sorridente: ‘Non si preoccupi, signora, verrò al suo prossimo matrimonio'". Quella battuta face scaturire una risata generale da parte di tutti".

Lei ha vissuto l'avvento di Silvio Berlusconi nel calcio italiano, sul piano sportivo e della comunicazione, molto da vicino.
"La prima volta che ho incontrato Berlusconi è stato a un pranzo della redazione Sport. Eravamo tutti riuniti e al tavolo principale, con la direzione, c'era anche Berlusconi. A un certo punto del pranzo io ero di schiena, sento toccare sulla spalla, mi giro ed era lui. Mi chiedeva cosa facessi, di cosa mi occupassi. Aveva per tutti una parola o una domanda. Ricordo che a me chiese cosa pensassi del suo progetto del campionato europeo per squadre di club".

Di cosa si trattava?
"Diciamo la Superlega del 1988. Lui, proponendo questo progetto, fu molto osteggiato dall'UEFA e il Milan in quella prima Coppa dei Campioni vinta con la Steaua ebbe tre gol annullati col pallone dentro di un metro e mezzo. Aveva smosso le acque in maniera importante".

Berlusconi e tutti i suoi trofei vinti al Milan.
Berlusconi e tutti i suoi trofei vinti al Milan.

Berlusconi ha sempre visto lungo nel calcio.
"È stato un grande innovatore. Ricordo quando la stampa chiedeva l'esonero di Sacchi, Berlusconi andò negli spogliatoi e disse a tutta la squadra riunita: ‘Questo è l'allenatore del Milan, l'ho scelto io e rimarrà anche l'anno prossimo. Di voi rimarrà solo chi lo seguirà'. Tre giorni dopo il Milan vinse a Verona 1-0 e cominciò quel percorso che lo portò a vincere il campionato. Aveva idee chiarissime, le difendeva e aveva una visione".

Chi vince lo scudetto?
"Il calendario dice Napoli perché ha partite facili e non ha impegni infrasettimanali. Se Conte riuscirà a tenere la squadra libera mentalmente, le può vincere tutte. Se l'Inter poi riuscirà a vincere tutte le sue, sarà stata più brava".

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