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Stakhovsky, il tennista in guerra: “So che morirò. Vorrei rivedere mia moglie e chiederle perdono”

Sergiy Stakhovsky, ex tennista numero 31 al mondo che ha stravolto la sua vita per combattere per la sua Ucraina contro la Russia, ha parlato della sua nuova condizione.
A cura di Marco Beltrami
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Sergiy Stakhovsky ha vissuto due vite. Nella prima è stato un tennista top, capace di issarsi fino al 31° posto del ranking, di vincere 4 titoli e di battere Federer a Wimbledon. Nella seconda poi ha indossato la mimetica ed è diventato un combattente per difendere la sua patria, l'Ucraina, contro la Russia. Una piega inaspettata, ma inevitabile per il 39enne che ha dovuto rinunciare di fatto alla sua famiglia. Le prospettive sono preoccupanti, e lui ha solo pochi desideri.

Sergiy Stakhovsky in guerra per l'Ucraina ha solo un desiderio

Uno di questi è quello di rivedere sua moglie. Vuole chiederle perdono, dopo la separazione arrivata proprio all'inizio della guerra. A L'Equipe, l'ex giocatore ha spiegato: "Vorrei rivedere mia moglie e chiederle perdono". Se potesse tornare indietro però Stakhovsky non lo farebbe, questo perché prima di tutto viene l'amore per l'Ucraina: "Vedo raramente i miei tre figli, una volta ogni sei mesi, perché non sono in Ucraina ed è molto difficile per me lasciare il Paese perché ho bisogno del permesso. Tornare dalla famiglia? No, mai. Decidi di fare ciò che è giusto e proteggere ciò che è buono, oppure non lo fai affatto. È dura, ma è così. Se tutti coloro che hanno scelto di difendere l'Ucraina dicono: ‘Ho fatto la mia parte, me ne vado', chi continuerà a difenderla?"

Ma come vive Stakhovsky questa situazione, riesce ad essere informato sui suoi figli? Non sempre, anche perché è difficile spiegare loro la sua scelta: "I miei figli hanno 6, 10 e 11 anni. Sono abbastanza grandi per sapere cosa faccio, ma non lo capiscono veramente. Cerco di spiegarglielo, ma non capiscono perché lo faccio".

La paura di morire di Stakhovsky e del popolo ucraino

Non ha paura di morire l'ex tennista ma è consapevole che può accadere in ogni momento: "Pronto a morire per la patria? È ovvio, altrimenti non sarei qui. Purtroppo ci si abitua all'orrore, perché gli esseri umani si abituano a tutto. In Ucraina tutti si stanno abituando alle bombe che esplodono ogni giorno, ai droni che volano, alle persone che muoiono, a questa sensazione di vulnerabilità. Sappiamo tutti che delle persone moriranno. Diciamo semplicemente a noi stessi: "Non sarò io".

Cosa fa Stakhovsky in guerra, qual è il suo compito

Ma tecnicamente cosa fa Stakhovsky al fronte, qual è la sua mansione? Sergiy non può rivelare tutto: "Ultimamente la mia vita in prima linea è leggermente cambiata. In ogni caso, le missioni assegnate alla mia unità sono cambiate. Ora abbiamo missioni molto brevi, che durano tre o quattro giorni ciascuna. Poi torneremo a Kiev, dove abbiamo sede, e poi ripartiremo. Non mi è permesso rivelare esattamente cosa facciamo, ma funziona bene. Ha un impatto significativo sull'economia russa, quindi è un buon segno".

Grande amarezza per l'ex tennista per i rapporti compromessi tra l'Ucraina e gli Stati Uniti, soprattutto perché a suo dire sono venuti meno gli accordi iniziali. Non si sarebbe mai aspettato Stakhovsky che la guerra si prolungasse per anni. Una situazione questa che inevitabilmente ha anche avuto conseguenze a livello dell'opinione pubblica: "Il mondo dimentica? Non direi, il problema è che ci si abitua. Ognuno ha la propria vita da condurre, la propria routine quotidiana. Immaginate se ciò accadesse in Francia, cosa faresti: scapperesti in un altro Paese o rimarresti lì a combattere? Non puoi rispondere finché non ti succede. Nessuno sa come reagirà in una situazione del genere. Ecco perché non dovremmo giudicare le persone che decidono di fuggire all'estero. Ho preso questa decisione e la vivo secondo essa".

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