Conceicao in conferenza: “Il signor Carlo Pellegatti non mi ha ancora guardato una volta”

La conferenza stampa con cui Sergio Conceiçao ha presentato Lecce-Milan, in programma domani al Via del Mare, ha vissuto un momento particolare quando il tecnico rossonero – messo evidentemente sotto massima pressione dal momento difficilissimo che sta vivendo assieme a tutta la squadra, reduce dall'eliminazione dalla Champions per mano del mediocre Feyenoord e poi da tre sconfitte consecutive in campionato – ha deragliato dal normale flusso di domande e risposte per rivolgersi direttamente a un giornalista seduto in platea. Non uno qualsiasi, ma uno dei decani, che segue il Milan da una vita, peraltro essendone dichiaratamente tifoso: Carlo Pellegatti. Conceiçao si è rivolto a lui per lamentarsi che, mentre a lui "costava" essere lì a metterci la faccia, Pellegatti era immerso sul suo telefonino senza degnarlo di uno sguardo.
Sergio Conceiçao addita Carlo Pellegatti in sala: "Sta sul telefonino, manco mi guarda"
Il 50enne tecnico portoghese stava difendendo con orgoglio il proprio lavoro, la passione e la fatica che ci mette, cercando di far capire a tutti il senso di frustrazione e di responsabilità con cui sta vivendo questo periodo durissimo, con la sua panchina data come ormai destinata a saltare se non adesso sicuramente a giugno: "Noi ne vogliamo uscire, a cominciare da domani. Lo so che sono parole… per me mi costa. L'ho detto già, per me mi costa come per i tifosi, come per le persone che sono appassionate per qualcosa, per la vita, per il calcio, per la famiglia".

A quel punto Conceiçao ha indicato improvvisamente Pellegatti: "Mi costa molto, mi costa stare qua a parlare con voi, il signor Carlo Pellegatti – che ho un rispetto grandissimo per lui – non mi ha guardato ancora una volta perché ha il telefonino. Può fare col telefonino, può guardare anche dietro…".
Si è sentita allora la voce del giornalista ribattere dalla sala: "Dopo le dirò il motivo", inteso del perché stesse consultando il telefonino. Allora Conceiçao ha provato a sdrammatizzare sorridendo, ma le sue ulteriori parole hanno fatto capire quanto stia soffrendo sul piano umano una situazione che mai si sarebbe aspettato di vivere, soprattutto dopo la Supercoppa vinta sull'Inter, con tanto di balletto e sigaro in spogliatoio: "No, no, ma c'ho un rispetto grandissimo, ma veramente, perché non sono abituato… mi lasciate aprire solo un pochettino il cuore? L'Arsenal che ha battuto 7-1 il PSV è lo stesso Arsenal con cui ho perso ai rigori l'anno scorso negli ottavi di finale, hai capito? Lo stesso Arsenal, col Porto lo abbiamo battuto in casa e perso 1-0 fuori, per dire. Non è che da un giorno all'altro uno non capisce niente di calcio… no, non è così, non è così, non è così. Io c'ho un percorso prima di arrivare qua, non è che sono arrivato dal niente".

La domanda di Pellegatti sull'Arsenal, Conceiçao raccoglie l'assist
Qualche minuto dopo ha preso la parola proprio Carlo Pellegatti per l'ultima domanda della conferenza: "Stavo guardando quando lei mi diceva, per essere un po' più documentato sulla domanda – ha detto il giornalista – A lei non piace parlare del suo passato con riferimento al Milan, ma credo che qui mi possa dire qualcosa, nel senso che lei ha sbagliato quando ha detto che l'Arsenal era differente. No, l'Arsenal che ha incontrato lei, secondo me, era anche più forte, perché aveva Saka, Havertz, e ha giocato invece con Nwaneri e Merino che, con tutto il rispetto, mi sembrano inferiori a Saka e Havertz. Allora, lei negli ottavi ha perso ai rigori. Ecco il paragone. Che cosa le piacerebbe vedere di quel suo Porto che arriva quasi a battere l'Arsenal che qui non riesce a vedere?".
"Ha assolutamente ragione – ha risposto Conceiçao – io parlavo di questo, perché la compattezza, la solidità della squadra (parla del suo Porto, ndr), anche con meno qualità tecniche dei miei giocatori di oggi, era veramente a livello di organizzazione, era qualcosa di fantastico. È quello che cerchiamo qua, deve essere un un comportamento armonioso, dove tutti sappiano, incluso il portiere, che cosa stiamo facendo per rubare palla all'avversario. Allora deve essere proprio per tutti i giocatori con un comportamento da soldato. Sì, veramente, è qualcosa che io ho avuto in questi anni e dove sto trovando più difficoltà qua di far passare questo messaggio".