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L’ultima trovata di Guardiola al Manchester City: Akanji ferma la palla e non fa niente, sarà gol

Non è la miglior stagione del Manchester City questa, ma Pep Guardiola è riuscito in ogni caso a inventare qualcosa di nuovo. Un’idea alternativa che ha come protagonista Akanji, che pone un’esca agli avversari.
A cura di Alessio Morra
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La calma è la virtù dei forti. La pazienza è una qualità che ha dentro di sé ogni fuoriclasse, compreso Pep Guardiola che in questo periodo non se la sta passando bene, ha vinto solo una delle ultime otto partite ma che resta sempre uno dei più grandi allenatori della storia del calcio. Pep ha fatto la rivoluzione, ha modificato il gioco e ha trovato tante soluzioni innovative. Recentemente ne ha provata un'altra, che ha come attore principale lo svizzero Akanji che prova e talvolta riesce a dare il là a un'azione che si tramuta in gol.

L'ultima trovata geniale di Guardiola

Guardiola è un creativo, in molti lo definiscono un genio, ha bisogno di trovare soluzioni e lo scorso autunno ne ha trovata un'altra, che ha applicato con fortuna in due delle ultime vittorie prima del ciclone che si è abbattuto sul City. Una strategia intelligente, che non è stata troppo apprezzata dai tifosi del Manchester City abituati al calcio champagne. Il tecnico catalano si è inventato una sorta di esca per gli avversari, ma non per tutti. Un'esca che è stata utilizzata contro chi si difende e fa sempre le barricate.

Ma cosa si è inventato Guardiola? Lui parlando di questa giocata ha detto che è come ‘prendersi un caffè'. Praticamente l'azione riparte dal basso con Ederson che serve il pallone a un centrale, Akanji, che invece di dare velocità all'azione rallenta il gioco: anzi, si ferma proprio. Si stoppa lo svizzero che tiene palla pazientemente – la pazienza torna – magari si stoppa anche parecchio e chiama fuori gli avversari.

Akanji diventa l'uomo chiave del Manchester City

L'idea è chiara, ma soprattutto semplice. Akanji si ferma, si attende, gli avversari attendono, ma qualcosa poi deve succedere e così mentre lo svizzero attende qualche giocatore dell'altra squadra inevitabilmente, per non rimanere fermo a lungo, si muove e fa pressing, sale. Nella partita contro lo Sparta Praga di Champions Akanji, addirittura, per due volte serve il proprio portiere. Il rallentamento è davvero notevole.

Essendo il pressing della squadra avversaria lieve, si traccheggia, dalla squadra avversaria il pressing aumenta e ciò significa varchi che si aprono, in quel momento l'azione inizia. L'obiettivo è quello di essere letali e velocissimi, perché l'altra squadra è scoperta, partono tutti con l'obiettivo di andare a fare gol, giocando in verticale.

La versione di Guardiola

Guardiola interpellato sulla questione, dopo la partita di Champions con lo Sparta, ha anche spiegato il perché di questo tipo di giocate: "Cosa succederebbe se facessimo così fin dal primo minuto? Cosa succederebbe nel calcio? Se loro non vogliono attaccare e noi non vogliamo attaccare, cosa succede? Nel basket hai 24 secondi, nel tennis devi fare qualcosa, ma se Ruben o Manu restano lì e dicono ‘OK, non attacco', cosa succede? Non lo so. Voi dite che ha prodotto gol? Abbiamo segnato quando erano in profondità e abbiamo segnato quando saltavano".

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Aggiungendo con ironia e tanta praticità: "Nel calcio, per via delle regole, una squadra può restare 90 minuti nell'area di rigore, non fare nulla, fare una transizione, segnare un gol e poi dire ‘Oh, è un capolavoro, maestro genio'. Non sto giudicando, non fraintendetemi, ma questa è la realtà e ho detto ai giocatori, ‘Quello che dobbiamo fare è come attaccare meglio contro squadre che difendono così".

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