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La vita di Imane Khelif diventa un docufilm, annuncia una svolta nella carriera: “Io, donna per sfide impossibili”

La pugile algerina torna sotto i riflettori dopo aver conquistato la medaglia più preziosa ai Giochi di Parigi 2024. Entrerà nel mondo del professionismo e parla della pellicola che racconterà la sua vita.
A cura di Maurizio De Santis
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Imane Khelif torna sotto i riflettori dopo l'oro olimpico nel pugilato conquistato a Parigi 2024: annuncia che presto sarà trasmesso un docufilm per raccontare la sua vita, dal villaggio di Tiaret, nell'Algeria occidentale, fino al podio iridato. Quanto alla carriera, è pronta a fare breccia anche nel mondo del professionismo. Ha spiegato tutto questo nella conferenza stampa in Algeria, durante la quale non solo ha parlato – ancora una volta – del percorso difficile affrontato e dell'enorme pressione mediatica subita durante le Olimpiadi ma anche delle prospettive future. "Stiamo preparando una pellicola sulla mia storia di successo che andrà in onda su piattaforme internazionali – ha ammesso Khelif – e potrà essere d'esempio. Sono una donna algerina che ha dimostrato di poter rendere possibili anche le sfide impossibili".

La vicenda personale, divenuta pomo della discordia per le polemiche sull'identità di genere e sui test che ne hanno accertato il sesso, ha caratterizzato tutto il percorso degli eventi di boxe femminile ai Giochi. Dopo il ritiro di Angela Carini nel combattimento d'esordio contro l'algerina (abbandonò il ring dopo 45″ dicendo in lacrime "fa malissimo") la pressione mediatica trasformò la sua storia in terreno di scontro politico, sia nel mondo dei guantoni (per il braccio di ferro tra il CIO e l'IBA, messo fuori causa dal Comitato Olimpico per alcune manovre poco chiare nella gestione della boxe) sia nel mondo "reale". Il fronte delle opinioni, molte delle quali condizionate da informazione sbagliate, pregiudiziali e false, si spaccò in due tra chi riteneva fosse nata donna e chi invece alimentava sospetti sulla sua presunta mascolinità (nonostante i riscontri medici ufficiali avessero appurato il contrario).

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Elon Musk e JK Rowling (proprio lei, la "mamma" di Harry Potter) furono tra le personalità di spicco che misero in dubbio l'identità sessuale di Khelif, chiedendosi come fosse stato mai possibile lasciarla gareggiare in una competizione femminile. "Attacchi crudeli", così li ha definiti la pugile che in quel periodo di massima attenzione si difese citando in tribunale sia Musk sia la scrittrice per le illazioni sul suo conto.

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C'è ancora un duello che l'olimpionica algerina ha vinto, è relativo alla possibilità che le avrebbero tolto la medaglia per non aver superato i test d'idoneità di genere. È stata la WBO a smentire voci di questo tipo, infondate anche per un motivo: lo status di dilettante di Khelif fa sì che la World Boxing Organization non abbia alcun potere giurisdizionale di privarla della medaglia.

Un atto così grave avvenne un anno prima quando, arrivata sulla soglia della finale dei campionati mondiali femminili, l'IBA la squalificò per non aver superato i test. La stessa International Boxing Association che è stata di fatto esautorata dal CIO per questioni d'integrità e di governance. Un braccio di ferro che potrebbe addirittura spingere il Comitato a escludere la boxe dalle discipline olimpiche di Los Angeles 2028.

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