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La confessione commovente di Van Gaal sul suo tumore alla prostata: “Sono abituato alla morte”

Da quasi tre anni van Gaal convive con un tumore aggressivo, tenuto nascosto ai giocatori dell’Olanda prima dei Mondiali: “Mi curavo di notte, senza che nessuno mi vedesse. So che la morte fa parte della vita e puoi affrontarla”
A cura di Ada Cotugno
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Da oltre due anni Louis van Gaal convive con un cancro alla prostata aggressivo. La scoperta era stata fatta qualche mese prima dei Mondiali in Qatar dove ha partecipato come commissario tecnico dell'Olanda: all'inizio ha preferito tenere i suoi giocatori all'oscuro di tutto ma poi ha rivelato apertamente la sua malattia ricevendo in cambio un'ondata smisurata di affetto. A qualche tempo di distanza ha voluto riparlarne, raccontando quei momenti e il modo in cui la sua vita è cambiata.

L'intervista concessa ad AS è toccante, ma anche questa volta l'allenatore non si nasconde dietro frasi fatte. Assieme alla direttrice del Centro nazionale spagnolo per la ricerca sul cancro, Maria Blasco, sta girando un documentario dal titolo "Sempre positivo" che ha lo scopo di sostenere la ricerca oncologica.

Il racconto di van Gaal sul tumore

Il suo aspetto non è cambiato nonostante la malattia e gli anni che passano. Prima di parlare della sua salute l'olandese ha voluto portare a galla la storia della sua famiglia che in un certo senso lo ha abituato a convivere con l'idea della morte: "Vengo da una famiglia in cui siamo nove fratelli. Sono il più piccolo. Mio padre morì quando avevo 11 anni. È morto a 53 anni. La mia prima moglie, invece, è morta a 39 anni. E tutti i miei fratelli sono morti troppo presto. Sono abituato alla morte. Ecco perché so che la morte fa parte della vita e puoi affrontarla. Quando ho saputo per la prima volta che avevo il cancro ho detto: "Okay, non è una buona notizia, ma è meglio che provi a fare qualcosa al riguardo". Ogni essere umano può reagire in modo diverso. Ecco perché dico: “Sii te stesso”".

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Poi van Gaal ha raccontato di come convive tutti i giorni con la terribile malattia, del percorso che ha fatto negli ultimi anni e di come si sente: "Convivo con la malattia da poco più di tre anni, tra radiazioni, iniezioni di ormoni, operazioni, cateteri e sacche di urina. È incredibile, ma posso gestirlo. Ci sono riuscito, e sono riuscito a farlo anche lavorando durante gli ultimi Mondiali. Penso addirittura che durante il Mondiale ci sono riuscito ancora meglio, perché avevo un gol. E con il processo del cancro accade lo stesso che con il processo di essere un allenatore, cerchi un obiettivo. Per me è stato positivo affrontare entrambe le cose".

La malattia nascosta prima dei Mondiali

van Gaal è stato colpito dal tumore alla prostata circa un anno prima dell'inizio dei Mondiali ma lo ha rivelato solo molto più tardi, tenendo all'oscuro perfino i suoi giocatori. L'allenatore ha voluto spiegare il motivo del suo silenzio, rivelando che si sottoponeva alle cure di notte in modo da non essere visto: "Poiché all'inizio pensavo che la cosa migliore per loro fosse non saperlo, l'ho nascosto il più possibile. Era la cosa logica. Nel pomeriggio dovevano andare a riposare e io ne ho approfittato per dormire più che potevo. E i miei assistenti hanno lavorato alla riunione tecnica. Poi sono andato in cura di notte, senza che nessuno mi vedesse. E così via. È così che ho potuto farlo".

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La chiamata per la panchina dell'Olanda è arrivata in un momento delicato, quando ormai era già malato. Ma nonostante tutto non si è tirato indietro: "Mi hanno chiamato quando ero già stato operato, avevo fatto 25 sedute di radioterapia, iniezioni ormonali… Non credo sia stato coraggioso accettare quella sfida. Ho chiesto al mio team e hanno accettato, e sono davvero grato a loro. Come alla federazione olandese".

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