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Tre motivi per cui tutti parlano di Nobody Wants This, la serie Netflix del momento

Da quando è arrivata su Netflix, Nobody Wants This è schizzata tra le serie più viste sulla piattaforma. Di motivi potrebbero essercene molti, tra cui la presenza di Adam Brody e Kristen Bell, ma ce ne sono almeno altri due altrettanto validi.
A cura di Ilaria Costabile
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È la serie del momento, da quando è arrivata su Netflix è schizzata tra i contenuti più visti in piattaforma. Ma perché tutti parlano di Nobody Wants This? Di cui è stata confermata anche una seconda stagione? A ben guardare, i motivi potrebbero essere svariati, ma proveremo ad indicarne almeno tre davvero significativi.

L’effetto amarcord dei primi Anni Duemila

La prima domanda da porci è la seguente: a chi è rivolta questa serie? Qual è il pubblico di Nobody Wants This? Non è affatto un quesito banale, perché i primi a guardare di filato i dieci episodi caricati su Netflix sono, senza ombra dubbio, i Millennials, giovani adulti che nei primi Anni Duemila erano poco più che adolescenti. Ed è su di loro che, infatti, fa leva l’effetto nostalgia che avvolge i due protagonisti. Da un lato abbiamo Noah, un sempre impeccabile Adam Brody (una dote naturale la sua!) e dall’altra Joanne, una vulcanica Kristen Bell.

Non attori emergenti, né le superstar del momento, stiamo parlato di due nomi che hanno segnato l’immaginario dei teenagers tra il 2003 e il 2010. L’imbranato Seth Cohen di The O.C, una serie irripetibile ed iconica per chi ha avuto l’opportunità di guardarla inchiodato su Italia 1 e Veronica Mars, altra grande protagonista di serie tv, i cui capelli biondissimi sarebbero difficili da dimenticare. Insomma, vederli insieme è come congiungere due mondi paralleli, creando un involontario crossover tra lo sfarzo di Orange Country e la parte più snob della costa californiana.

In un momento in cui proliferano prodotti che sono il prequel, il sequel, il remake di cose già viste anni e anni addietro, l’idea di scegliere due personaggi che in qualche modo ancora risentono del successo giovanile, ma dando loro una storia nuova da interpretare, è una mossa più che vincente.

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Non è la solita commedia romantica

Sebbene inizialmente possa sembrarlo e per certi versi ne ricorda alcuni aspetti narrativi, Nobody Wants This, non è la solita commedia romantica. Non c’è nessun amore struggente, nessuna ragazza che qualcuno potrebbe definire poco attraente che improvvisamente diventa una dea, nemmeno un esemplare maschile goffo e impacciato che, poi, si dimostra essere un perfetto conquistador. Nulla del genere è stato pensato, scritto o immaginato dagli sceneggiatori. Il canovaccio non è poi così originale: si parte da una certa insoddisfazione amorosa a cui segue una discreta fortuna nel trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Da qui, però, lo sviluppo del racconto segue semplicemente quello che potrebbe accadere in una coppia qualunque, con qualche aspetto “esotico” in più, come la madre di Joanne, convinta proselite di animisti e spiritualisti vari, forse per superare l’idea che suo marito, nonché padre delle sue figlie, si sia scoperto gay.

Nemmeno qui si toccano i livelli dell’inarrivabile Fleabag, ma forse si assiste ad un’evoluzione, perché se un prete cattolico non può avere relazioni, un rabbino fortunatamente sì. E quindi Noah non solo è sexy e il suo più grande desiderio è quello di diventare la guida spirituale del suo tempio, ma può copulare tranquillamente. Se solo si innamorasse di una donna ebrea, forse, sarebbe meglio. Anche qui la religione è un limite, ma almeno Joanne può vedersene bene.

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Il trionfo di una relazione sana

Ma il motivo che, forse, tiene perfettamente in piedi Nobody Wants This, è il racconto di un amore sano. Nell’era delle relazioni disfunzionali, in cui ci si vede a sprazzi, non ci si sente, si sparisce, si ricompare ad ogni cambio di stagione per poi sparire di nuovo; in un momento in cui non si vuole avere il tempo di riconoscersi e di ascoltare i propri istinti, obnubilati dal lavoro, dai doveri e tanto altro ancora, assistere ad una conoscenza normale sembra un miracolo.

Ebbene sì, può accadere, le persone si incontrano per caso ad una cena, flirtano con gusto, trovano il modo di incontrarsi di nuovo, perché vogliono darsi un’opportunità. E quindi c’è la fase in cui “siamo solo amici”, c’è anche quella del “voglio fidarmi di te, senza essere ossessionata dal tuo passato”, ma c’è anche “il tuo comportamento mi dà i nervi”. E ancora, ci sono le presentazioni agli amici, ai familiari, i pregiudizi da dover abbattere, il fare i conti con la libertà che potrebbe via via scemare, ma ad ogni tappa c’è la consapevolezza di volerci provare, di fare un passo in più, di andare sempre un po’ più a fondo. Ma soprattutto c'è la necessità di comunicare, parlare, chiarirsi, guardandosi negli occhi dicendosi cos’è che non va. Insomma, c’è la voglia di restare, senza rinnegare se stessi, ed è il riconoscimento di sé e delle proprie priorità che porta ad essere sinceri, anche se fa male.

La seconda stagione della serie sanerà alcuni dubbi con i quali si è chiusa la prima, ma guardandola si matura la convinzione che quando c’è la volontà, poche altre cose possono ostacolarla.

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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