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Opinioni

The Residence su Netflix, la recensione: Shonda Rhimes non ne sbaglia una e ci regala un giallo divertente e accattivante

Su Netflix dal 20 marzo è disponibile The Residence, un giallo divertente dal ritmo incalzante che ha come protagonista la detective Cordelia Cupp, interpretata da Uzo Aduba. La serie, prodotta da Shonda Rhimes, che continua a non sbagliarne una, è godibile e nasconde anche una certa satira politica.
A cura di Ilaria Costabile
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Da quando, ormai vent'anni fa, Shonda Rhimes ha iniziato a sfornare serie televisive, il suo nome è diventato sinonimo di garanzia e, anche stavolta, riesce nell'impresa di non deludere il suo pubblico con The Residence, la serie Netflix scritta da Paul William Davies, in piattaforma dal 20 marzo, di cui è protagonista una brillante Uzo Aduba, nei panni della detective Cordelia Cupp.

La classica (non troppo) cena con delitto

La serie ruota attorno a un canovaccio dei più noti: la scoperta di una morte improvvisa durante un evento mondano, un ventaglio di possibili colpevoli, storie che si intrecciano, segreti nascosti che vengono a galla e che infittiscono una trama nient'affatto scontata. Ed è così che, durante una cena di Stato alla Casa Bianca, in cui il Presidente degli Stati Uniti -tra l'altro gay- ha invitato alcuni illustri esponenti australiani per oliare i rapporti diplomatici un po' tesi, l'usciere capo della dimora presidenziale più importante del mondo, il signor A.B. Wynter, viene trovato riverso a terra senza vita in una delle stanze della residenza. Per non allarmare i presenti all'evento, personalità di spicco provenienti da ogni angolo d'America, si chiama una delle più brave e argute detective in circolazione, si tratta di Cordelia Cupp, il cui spirito d'osservazione, acuito da una passione spasmodica per il birdwatching, sarà indispensabile per risolvere l'arcano.

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A vedere i corridoi della White House, gli appassionati ricorderanno le scorribande di Olivia Pope in Scandal, mentre il piglio sarcastico e un po' sopra le righe di Cordelia, rimanda inevitabilmente alla Viola Davis de Le regole del delitto perfetto e, in effetti, in questo caso, l'omicidio consumatosi sotto gli occhi del Presidente Morgan, sembra sia stato studiato nei minimi dettagli. Il racconto dei vari episodi è strutturato come un andirivieni tra presente, nel corso di un'udienza presieduta dal senatore Aaron Filkins (il comico Al Franken ndr.) che interroga i presenti la sera dell'assassinio, dall'investigatore federale Edwin Park (Randall Park), passando per la donna che ha preso il posto della vittima, Jasmine Haney, interrotti ad ogni parola dalla senatrice Margery Bay Bix, intenta a dimostrare che il consigliere del Presidente Harry Hollinger (Ken Marino) abbia cercato di occultare l'accaduto; tornando indietro con i flashback che, invece, ricostruiscono l'andamento delle indagini.

La strepitosa Cordelia Cupp e la sottile satira politica

I punti di svolta nella ricerca del colpevole ci vengono regalati dalle geniali esternazioni di Cordelia Cupp, una donna non curante delle autorità, sprezzante e brillante ad un tempo, che con una meravigliosa nonchalance è in grado di zittire capi di Stato, restando impassibile nelle sue convinzioni che, d'altra parte, sono il frutto di un'attenzione maniacale ad ogni dettaglio che le passa sotto il naso. Osservare, in silenzio, acuendo lo sguardo e talvolta anche l'udito, è la lezione che il birdwatching ha insegnato a questo personaggio che, se ci soffermiamo qualche secondo in più, ci ricorda uno dei grandi protagonisti della narrativa di genere, ovvero l'indimenticabile Hercule Poirot, con quella sua capacità di scorgere l'impercettibile.

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Con un solo sguardo e battute alle quali è davvero impossibile non ridere, circondata da personaggi che, d'altro canto, mostrano delle sfumature a dir poco esilaranti come la chef Marvella o il pasticciere Didier, che si posizionano in un universo pittoresco e surreale, si arriva alla risoluzione del caso che, come spesso accade, risponde ad un movente quanto mai semplice. La particolarità di questa serie sta nella stratificazione del racconto, che abbraccia benevolmente una certa satira politica: ciò che emerge è il ritratto un po' grottesco di quello che accade dietro le quinte della più grande potenza del mondo. Il microcosmo della Casa Bianca appare qui come la più banale e anche gretta riproduzione di ciò che accade fuori le sue mura, in cui gli interessi e i piccoli giochi di potere hanno la meglio sulla solidarietà e anche un certo senso di appartenenza e lealtà. D'altra parte lo scheletro narrativo della serie è tratto dal libro The Residence: Inside the Private World of the White House di Kate Andersen Brower, dove per l'appunto si raccontano i pettegolezzi di chi in quei corridoi c'è stato davvero.

Una serie divertente che risponde perfettamente al compito per cui nascono prodotti di questo tipo: intrattenere chi li guarda. Ovviamente, il fatto che il tutto sia sostenuto da un ritmo incalzante, capace di non annoiare e soprattutto far venir voglia di proseguire alla visione degli episodi successivi, è un punto a favore che nel mare magnum di proposte in streaming, non è certo scontato. Uzo Aduba ha dato voce e corpo ad un personaggio di cui si guarderebbe volentieri un'intera saga e, magari, non è detto che Netflix non ci stia già pensando.

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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