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Cosa si intende, oggi, per famiglia? Darne una definizione netta potrebbe sembrare anacronistico, poiché l’idea stessa di famiglia può essere declinata nelle forme più disparate. Ed è su questo assunto che si concentra Storia della mia famiglia, la serie in uscita su Netflix il 19 febbraio. Quella di Fausto è una famiglia non ordinaria in cui l’amore per sé stessi, spesso, ha prevalso sull’amore comunitario, su quel legame che spinge ad unirsi nelle difficoltà, anche quando ci si vorrebbe solo lasciare andare, chiudere gli occhi e buttarsi il presente alle spalle.
Quando la malattia viene a bussare alla porta di Fausto, interpretato da Eduardo Scarpetta, sconvolge in maniera inesorabile gli equilibri già precari, non solo di un giovane padre con due figli a carico, ma anche di quelle persone che per anni sono state come dei prolungamenti, dei pezzi di vita dislocati qua e là, che formano però qualcosa di più grande e solido, a loro insaputa.
Sapendo che il tumore non gli lascerà scampo, Fausto inizia a ridisegnare la vita delle persone che ha amato, lasciandogli tracce della sua presenza. Lo fa attraverso dei messaggi vocali, in cui sprona i suoi figli a non arrendersi e gli dice di ascoltare la canzone che cantavano insieme, messaggi in cui smonta l’idea di sua madre Lucia di non essere adatta ad occuparsi dei suoi bambini, raccontandole di un carnevale di quando era bambino, o ancora, ricordando a Demetrio e Maria, gli amici di sempre, quando facevano baldoria da ragazzi ridendo fino alle lacrime. La sua assenza dovrà essere riempita dalla sua presenza, che per lungo tempo è stata ingombrante, ma necessaria affinché tutti trovassero un loro posto nel mondo.
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I sei episodi che compongono la serie raccontano la storia di una famiglia che scopre di essere tale nel momento massimo del dolore, quando si trova a fare i conti con la realtà: quella di aver perso un figlio per Lucia, apparentemente disamorata, ma paurosa di accettare un amore vero; un fratello per Valerio, soggiogato dall’aura di Fausto e ribelle per natura; una spalla per Demetrio, insicuro ma più maturo di quanto lui stesso possa credere; un amore mai veramente dichiarato per Maria, che si è nascosta dietro questo sentimento latente per non affrontarsi; un padre per Libero ed Ercole alle prese con una vita ancora da iniziare.
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In un andirivieni tra passato e presente, tra risate e commozione, vediamo le storie dei singoli personaggi prendere forma sotto i nostri occhi, storie di uomini e donne imperfetti che provano ad andare avanti, nonostante il dolore, la nostalgia, il rimpianto, nonostante la paura di non farcela. Eppure ognuno di loro, forse inconsciamente, spinto da quella voglia di vita che Fausto ha avuto fino all’ultimo secondo, quella capacità di affrontare i problemi di petto, senza arginarli ma guardandoli dritti negli occhi, prova a rimettersi in piedi e a fare di quel dolore, quella mancanza, la spinta necessaria per muovere passi più decisi nel mondo. È qui, in questo incedere un po’ claudicante, che si rafforza la fiducia, il rispetto, la condivisione, che sono alla base di qualsiasi nucleo familiare, che ci sia stato imposto o sia quello che siamo noi a scegliere nel tempo.
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Partendo da Eduardo Scarpetta, passando per Vanessa Scalera, Cristiana Dell’Anna, Massimiliano Caiazzo e Antonio Gargiulio, finendo con Gaia Weiss e i piccoli attori protagonisti, Jua Leo Migliore e Tommaso Guidi, ciascuno è stato interprete perfetto, capace di far percepire il dolore, quanto la gioia, lo smarrimento, la confusione, ma anche la dolcezza e l’amore. Storia della mia famiglia è una serie senza pretese, senza l’intento di insegnare, ma ci racconta che non esiste nulla di predefinito, se non quello che noi stessi vogliamo costruire con le nostre emozioni e sono proprio queste ultime ad accompagnare chi guarda passo dopo passo, convinto di conoscere l’esito di una storia che, in realtà, non è uguale a nessun’altra.
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