Come ha fatto un minuscolo movimento, che nel 1919 aveva ottenuto meno di 4300 voti, a trasformarsi in un regime totalitario nel 1926? È una domanda che ti lavora in testa ogni volta che il Benito Mussolini di Luca Marinelli sembra sul punto di cadere. D’altronde, la prospettiva è questa: M. – Il figlio del secolo, presentato in anteprima a Venezia in due volumi per una proiezione complessiva di quasi sette ore, non fornisce risposte, ma solleva le domande giuste, partendo proprio dal fallimento elettorale dei Fasci di Combattimento e concludendosi con il discorso del duce al Parlamento del 3 gennaio 1925, quello che, di fatto, aprì l’era del totalitarismo.
M. – Il figlio del secolo è un’opera destinata a rilanciare la serialità di Sky e ad aprire per il conglomerato una nuova epoca d’oro. Tratta dalla trilogia di romanzi di Antonio Scurati e diretta da Joe Wright, la serie vanta un cast che si muove con grande armonia (da citare il Cesarino Rossi di Francesco Russo, spalla perfetta per il protagonista; la Donna Rachele di Benedetta Cimatti; e il Giacomo Matteotti di Gaetano Bruno). Del resto, molti hanno già definito M. un capolavoro, alcuni hanno preferito sottolineare la presenza di toni fumettistici e grotteschi, una scelta chiaramente voluta per attualizzare, inevitabilmente, la storia del fascismo. Un attualizzazione che richiama l’avanzata delle destre in Europa, il governo Meloni e, più di recente, quanto è stato raccontato dalle cronache di metà luglio scaturite dall’inchiesta di Fanpage.it Gioventù Meloniana.
Il rischio dell’attualizzazione è che la serie venga giudicata attraverso le lenti ideologiche della politica, una circostanza che questa produzione non merita. Ciò che merita, invece, è la più ampia diffusione possibile. M. – Il figlio del secolo arriverà in esclusiva su Sky e NOW solo nel 2025, e al momento non ci sarebbero piani per altri tipi di lancio. Sarebbe magnifico se il pubblico potesse vederla al cinema, magari in giornate dedicate prima della distribuzione ufficiale per gli abbonati. E sarebbe altrettanto straordinario, benché più difficile, che venisse trasmessa in chiaro sulla Rai, il servizio pubblico. M. – Il figlio del secolo merita infatti una platea televisiva d’eccezione. Si tratta di una lezione civica e storica sotto forma di racconto popolare, su una verità che nessun colore politico può negare: non fu l’uomo a creare il fascismo, ma il fascismo a creare il duce.
Per quanto ogni sequenza veda in scena Benito Mussolini, che rompe costantemente la quarta parete cercando di compiacere il pubblico – quasi fosse in una commedia dell’arte, o come Kevin Spacey in House of Cards per fare un paragone “pop” – la serie mostra come “Sua Eccellenza” fosse continuamente in balia della stessa bestia che lui aveva cresciuto e allevato. Ogni volta che Mussolini sembrava disposto a scendere a compromessi per ottenere un sottosegretariato o un piccolo ministero, i fascisti, “cani rabbiosi” come li definisce di continuo, distruggevano, razziavano, ammazzavano, ricordandogli che lui non era altro che il volto di qualcosa che ormai – date le circostanze storiche, politiche e sociali – aveva preso vita propria.