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Morte Pupetta Maresca, quando Manuela Arcuri era la boss nella fiction

La morte di Pupetta Maresca ci riporta alla mente l’operazione commerciale fatta da Canale 5: “Pupetta – il coraggio e la passione” con Manuela Arcuri.
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La morte di Pupetta Maresca, avvenuta nella sua abitazione di Castellammare di Stabia all'età di 86 anni, ci riporta con la mente alla storia più recente della fiction italiana. La vita della sposa del boss Pasquale Simonetti – alias Pascalone ‘e Nola – era stata già inquadrata da Francesco Rosi ne "La sfida" e nel 1982 ne "Il caso Pupetta Maresca". Nel 2013 è Manuela Arcuri a interpretare una fiction in quattro puntate affiancando in promozione la Pupetta Maresca originale. Il titolo di quella fiction, diretta da Luciano Odorisio, era "Pupetta – Il coraggio e la passione".

"L'aiuto di Pupetta è stato determinante"

Se ne parlò molto di quella fiction considerato che il personaggio di Pupetta Maresca è sempre stato divisivo, data la sua centralità in un pezzo di storia della camorra. Manuela Arcuri dichiarò:

Per la prima volta dovevo dar vita a un personaggio autentico. Dovevo dimenticare emozioni e sensibilità di Manuela per assumere quelle di un'altra donna […] E dovevo girare un omicidio nell'esatto modo in cui era avvenuto nella realtà. L'aiuto di Pupetta è stato determinante. Ne ho voluto fare una donna coraggiosa, piena di passione, che si è ribellata alle regole patriarcali della sua famiglia, una che si è fatta giustizia a modo suo in anni in cui alle donne non era concesso agire in alcuna autonomia.

Le critiche alla fiction su Pupetta Maresca

"Pupetta – Il coraggio e la passione" è stata subissata di critiche ma anche dal favore degli ascolti. Cinque milioni di spettatori in media e uno share pari al 19.1%. Ma, in quelle giornate, ricordiamo molto bene i ruggiti delle associazioni anticamorra. Tra le voci più autorevoli che hanno polemizzato: Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra, Crescenzio Sepe, al tempo cardinale di Napoli, Lorenzo Clemente, marito di Silvia Ruotolo, uccisa per errore durante un conflitto a fuoco nel 1997. E Don Tonino Palmese che disse: "Chi propone come modelli persone che hanno condiviso dinamiche di morte e di potere, fa un danno al paese e uccide due volte gli innocenti ammazzati. La colpa di tale operazione, beninteso, non è della signora Maresca ma dell’editore che preferisce il prurito del denaro e del successo commerciale alla responsabilità etica di chi gestisce i media". 

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