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Michele Di Mauro, Vittorio di Call My Agent: “La scena con Sorrentino? Magari ora un film con lui”

A Fanpage.it, l’attore rivelazione di “Call My Agent”, serie già confermata per una seconda stagione, si racconta tra presente e futuro con un film in uscita sul mondo della cucina, “Non morirò di fame”.
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Michele Di Mauro ha una carriera lunga e ricca di spessore. Un uomo di teatro, è attore, doppiatore e regista, che ama definirsi ‘operatore dello spettacolo'. Tantissimi anni di lavoro, attivo dal 1980, da diverse stagioni sta conoscendo una certa continuità di successi, una presenza nel mercato della serialità che, cominciata col personaggio di Tassone ne I Delitti del BarLume, è definitivamente esplosa con il personaggio di Vittorio, uno dei protagonisti di Call My Agent. La serie, remake della francese Dix pour cent, ha strappato già consensi da tutta la critica e ha già incassato l'ok per una seconda stagione. Proprio il personaggio interpretato da Michele Di Mauro è tra quelli che interagisce con Paolo Sorrentino nell'ormai iconica sequenza del terrazzo. A Fanpage.it, l'attore si racconta tra presente e futuro con un film in uscita sul mondo della cucina, Non morirò di fame.

Dopo i primi due episodi, Call my agent ha già conquistato tutti. 

Far parte di una serie di questo tipo credo sia un’opportunità grossa, interessante e intrigante. È un luogo di lavoro molto serio, di sensibilità. È una grande occasione per tutti perché, per una volta, abbiamo tutti costruito una serie di protagonisti senza dover aver bisogno necessariamente delle star. Perché le star, appunto, sono le guest. È stata una bella opportunità e devo dire che siamo stati bravi.

Ci sei tu, c'è Maurizio Lastrico, Sara Drago, Marzia Ubaldi, Francesco Russo, Sara Lazzaro, li ho citati quasi tutti. Sembrate insieme da tantissimo tempo. 

Sì, è un gruppo molto coeso, senza protagonismi. Ognuno fa per sé ma anche per il progetto, che veramente è il centro del lavoro. Normalmente avviene in teatro qualcosa del genere. Luca Ribuoli (il regista, ndr) ha costruito una vera e propria compagnia, in effetti.

L'episodio con Paolo Sorrentino è già un cult.

È stato come se fosse arrivato il Papa sul set. C’è stata questa sensazione. Quando arrivava lui, c’era quella sensazione particolare, come di un livello di partenza molto più alto. Lui era un attore, era lì come attore, ma per noi, Ribuoli compreso, era pur sempre “il regista Sorrentino”.

Questo vi faciliterà per un provino con lui, magari in futuro? 

Beh, tutti noi abbiamo fatto almeno un provino per un suo film. In questo momento, credo che tutti possiamo dire: ‘adesso quando andremo a fare i provini con lui, sa con chi avrà a che fare’. Gliel’abbiamo proprio detto. È una persona spiritosa, sensibile e alla mano.

Una scena di Call My Agent.
Una scena di Call My Agent.

La seconda stagione? È già ufficiale, vero? 

C’era un’opzione per la seconda stagione, ora abbiamo la conferma. Inizieremo a girare a maggio.

Ci sono alcune sottili differenze con la serie francese. Il tuo ruolo è uno di questi. Come avete lavorato?

È un discorso che insieme a Luca Ribuoli abbiamo fatto molto all’inizio, capire cosa aggiungere rispetto al Mathias francese, quali corde e percorsi seguire senza esagerare. Per cui ci siamo interrogati da una parte sulla spietatezza e sul cinismo del personaggio; dall’altra, abbiamo puntato su certe debolezze, su certe fragilità legate alla sua storia personale, questa figlia che piomba nella sua vita dopo essere stato uno sbaglio di una ventina d’anni prima in una serata di quelle che vanno storte. Stiamo ancora cercando, senza esagerare, di fare prove rispetto alle cose da aggiungere o togliere sulla base di quello che Lisa Nur Sultan (la showrunner, ndr) ha scritto. Teniamo sempre i personaggi sotto osservazione, ecco.

Tra poco esce "Non morirò di fame", un film da protagonista.

Esce all’inizio di febbraio. È una piccola produzione, nonostante sia una co-produzione con una casa canadese. È un progetto torinese, il regista è Umberto Spinazzola, regista di Masterchef, quindi si parte da un bagaglio importante visto che è la storia di uno chef ex-stellato che compie un’azione un po’ folle e si ritrova a vivere una vita completamente diversa. Il film tratta il concetto del recupero, nel lavoro, nei rapporti umani, in quelli con il cibo, l’alimentazione e la nutrizione.

Michele Di Mauro in una scena di "Non morirò di fame".
Michele Di Mauro in una scena di "Non morirò di fame".

Che rapporto hai con lo stare a tavola?

Molto buono. È un luogo che frequento molto volentieri, sia nel mangiare che nel bere. Poi, dovendo fare un film, sono stato a lezione da uno chef che mi ha dato tante dritte. Stando nella sceneggiatura, un pensiero diverso me lo faccio. Quando vado a fare la spesa, la faccio diversamente. Adesso nascono dei pensieri diversi anche in relazione al pensiero consumistico in tutto quello che è il cibo, i supermercati e le abbondanze. Ti viene voglia di dire: di cosa ho bisogno, oggi? Non ho bisogno di avere sempre tutto e il contrario di tutto in proporzioni spropositate. È un pensiero più francescano nel rapporto con il cibo, senza nulla togliere al piacere, anzi. Con poco, il mio personaggio, riesce a fare cose meravigliose.

Tra i tuoi lavori recenti: Studio Battaglia. E ancora prima L’allieva, Non uccidere. Al cinema: Il partigiano Johnny, Santa Maradona. Come scegli i progetti? Per citare il personaggio di Emanuela Fanelli nella serie e il solito luogo comune: i no sono più importanti dei sì?

Se si ha la possibilità di dire no, allora quei no diventano importanti. In passato, ci sono state stagioni in cui non era il caso di dire no. Ora, il periodo è movimentato e posso concedermi di dire “questo no, questo può essere ancora sì, questo sicuramente sì”. Come Call My Agent, appunto.

Andiamo sul personale. Ho saputo che sei juventino e mi dispiace.

Perché sei anche tu juventino?

Giammai. Tifo Napoli.

E io sono contento per te. Il campionato credo sia finito e spero che il Napoli mantenga questo calcio che ci ha proposto nella prima parte della stagione. Spero lo faccia anche in Europa. Credo abbia la possibilità sfacciata di poter dire qualcosa di serio in Europa. Per quanto riguarda la Juventus, io mi vedo ancora a 38 punti ma di pasticci ne hanno combinati e sicuramente andranno puniti. Verrano fuori altre cose, però c’è anche un accanimento un po’ stucchevole che rappresenta la Juve per gli altri tifosi, ovvero la squadra da odiare. Ho comunque l'impressione che da quando non c'è più Gianni Agnelli, non è più stata la Juventus che ho visto giocare sin da quando ero piccolo. Quella di Platini, Zidane, Del Piero, tutti quei juventini importanti lì.

Ho letto che hai una grande passione per i vestiti e gli occhiali da sole. 

Ho sempre comprato occhiali da sole, mi piacciono tutti i tipi, commerciali, artigianali. Anche senza marchio. Ne ho sempre comprati tanti. Il mio abbigliamento, poi, è sempre oltre tutto, non è la classica moda maschile, ecco.

Sei giovanile?

Molto peggio. Non so se hai visto qualche foto delle presentazioni a Call My Agent.

Michele Di Mauro (total look di Antonio Marras) alla presentazione di Call My Agent.
Michele Di Mauro (total look di Antonio Marras) alla presentazione di Call My Agent.

Quelle in kilt?

Sì, un kilt su un paio di pantaloni che ha portato molto interesse. Trovo sempre una serie di cose che sono esattamente nel mio pensiero e nel mio modo di essere e di esprimermi. Mi piace l’azzardo divertito.

Sei l'esatto contrario del Vittorio di Call My Agent.

Assolutamente, non abbiamo niente in comune.

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