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Mare Fuori 4

Mare Fuori non è cambiata, ci siamo solo stufati di esaltarla

Mare Fuori 4 ha deluso? I numeri e il successo invariato direbbero il contrario, ma qualcosa nella percezione comune è cambiato: come accade ad ogni fenomeno, Mare Fuori ha incontrato sulla sua strada la sazietà del pubblico che sgonfia i fenomeni e spegne gli entusiasmi.
A cura di Andrea Parrella
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La quarta stagione di Mare Fuori si è chiusa anche per chi ha scelto di seguire la serie su Rai2, resistendo strenuamente alle sirene di RaiPlay e all'insidia degli spoiler. Il tesoro dei Ricci nascosto in un cimitero, la fine della storia tra Carmine e Rosa, l'ira del comandante per le violenze subite da sua moglie. Enorme era l'attesa per il quarto capitolo di una serie che è stata il primo caso di fenomeno transmediale che l'Italia abbia registrato in questi anni, così come era altissima la possibilità che proprio in corrispondenza della quarta stagione la serie incontrasse sulla sua strada quel livello di sazietà del pubblico che sgonfia i fenomeni.

Nel quarto capitolo della serie che racconta le vicende di giovani rinchiusi in un carcere minorile si chiudono i percorsi di alcuni dei principali personaggi della serie. Dal già citato Carmine a Edoardo, ovvero Massimiliano Caiazzo e Matteo Paolillo, protagonisti indiscussi dell'epopea di Mare Fuori, questi personaggi erano agli sgoccioli del loro arco narrativo. Un carcere minorile, in fondo, deve necessariamente essere una parentesi nella vita di una persona e, allo stesso tempo, i loro ruoli erano stati ingombranti e dovevano risolversi. Non è chiaro se ci saranno o torneranno in qualche modo nelle prossime due stagioni già confermate, ma quello che è accaduto loro era atteso, indipendentemente dalle modalità di uscita.

Carmine nella sua ultima scena di Mare Fuori
Carmine nella sua ultima scena di Mare Fuori

Allo stesso tempo era necessario iniziare a creare spazi per i volti che saranno al centro di Mare Fuori 5 (già in fase di scrittura, come ci ha spiegato lo sceneggiatore Maurizio Careddu in questa intervista) e Mare Fuori 6. Il finale enigmatico con la possibilità di una quinta stagione tutta incentrata su Rosa Ricci, Cucciolo e Micciarella dà l'idea di una transizione tra vecchio e nuovo portata a compimento.

Ma la quarta stagione di Mare Fuori non è stata solo drama sentimentale, saga criminale e scene di sesso "de botto senza senso", citando quella bibbia della serialità italiana che è stato Boris. Diverse sono state le parabole interessanti, di personaggi risolti anche senza l'ausilio di particolari capriole narrative. Come quella di Pino (Artem), che impara dalla sofferenza sentimentale la lezione di dover sopportare il dolore, che ci rende maturi solo se è accolto e mai se proviamo a eluderlo. Come Kubra che comprende il valore della propria indipendenza o ancora Carmine, che si trova finalmente davanti alla possibilità di potersi costruire una vita con sua figlia, anche se non potrà farlo con Rosa.

Il personaggio di Pino
Il personaggio di Pino

Al netto di inverosimili curve a gomito nel racconto, Mare Fuori è rimasto un prodotto credibile, coerente con le sue origini, eppure c'è chi ne è rimasto deluso, reputando legittimamente il prodotto come manchevole di quella scintilla che aveva caratterizzato le stagioni precedenti.

La verità, tuttavia, è che la celebrità dà e poi toglie. Come ogni fenomeno che si rispetti, Mare Fuori ha vissuto un momento di fibrillazione a cavallo tra la seconda e la terza stagione senza eguali. Nel suo essere imprevista – quale fenomeno lo è – la serie è stata letteralmente travolta da una fama di natura anomala, che ha prodotto inevitabili eccessi e forme di maniacalità, elogi aprioristici e indiscriminati perché così voleva il trend, il sentiment del momento.

Qualsiasi entusiasmo è però destinato a spegnersi ed è quanto accaduto a Mare Fuori, cui oggi si guarda con un grado di aspettativa decuplicato rispetto a quello con cui lo spettatore si approcciava al prodotto nel 2021. Non è cambiata la serie ma il pubblico, che continuerà a guardarla con un pizzico di distacco e l'approccio di chi crede che la Mare Fuori vera resterà quella delle origini. Perché tutti abbiamo bisogno di sentirci parte di un club esclusivo di eletti e perché, ovviamente, siamo già in attesa del prossimo fenomeno.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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