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M – Il figlio del secolo: Mussolini di Luca Marinelli racconta il fascismo di cui l’Italia non si è mai liberata

La recensione di M – il figlio del secolo, prodotta da Sky e Fremantle e presentata in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Hanno ragione Joe Wright e Luca Marinelli a rivendicare l’anima militante e antifascista della serie, la cosa più inquietante è sentir parlare Mussolini con frasi che conosciamo bene e che ci risultano spaventosamente attuali. La serie è un segnale per tutto il comparto audiovisivo italiano.
A cura di Maria Cafagna
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Benito Mussolini guarda spesso in camera. Ci cerca, ci parla, ci spiega quello che sta succedendo ma soprattutto cerca la nostra approvazione, la nostra simpatia, il nostro amore. Poi si acciglia, torna a farsi gli affari suoi e noi lo guardiamo muoversi sicuro e feroce mentre compie gesti disumani e crimini politici. Ma la cosa più inquietante è sentirlo dire frasi che conosciamo bene e che ci risultano spaventosamente attuali.

Di seguito, la recensione di M – il figlio del secolo, la serie prodotta da Sky e Fremantle presentata in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia. Tratta dai libri di Antonio Scurati – che ha vinto il Premio Strega con il primo volume della saga – la serie è stata diretta per la tv dal regista inglese Joe Wright, autore di Espiazione e L’Ora più buia. Wright è un cineasta esperto che aveva già lavorato a progetti ambiziosi tratti da opere letterarie molto note come Orgoglio e Pregiudizio ed Espiazione; per il suo ultimo film, L’Ora più buia, Gary Oldman ha vinto l’Oscar come migliore attore nei panni di Winston Churchill.

Affidare a Joe Wright il progetto della trasposizione di M è stata una scelta intelligente, ma per nulla scontata. Eppure il regista inglese è riuscito in un’impresa molto complessa anche sul piano creativo: raccontare l’ora più buia di un Paese che non è il suo, l’ora più buia della nostra Storia.

È il lavoro che ho fatto a essere ambientato in questo periodo" – ha raccontato Wright a Venezia – "è un momento storico che mi affascina perché racconta bene come siamo arrivati alla situazione in cui siamo oggi. Sono cresciuto negli anni settanta e durante la mia vita ho imparato a riconoscere il fascismo. Quando ho assistito all’affermazione dell’estrema destra nel mondo, ho capito che avevo una responsabilità come artista e che dovevo fare qualcosa”.

L’idea di trasformare l’opera di Scurati in una serie televisiva è venuta a Lorenzo Mieli, affascinato dall’idea di poter raccontare l’ascesa del fascismo in un momento in cui la destra estrema è tornata al potere in molti paesi, incluso il nostro.Esistono pochi film sul fascismo – ha detto Mieli – e quasi tutti raccontano la caduta di Mussolini. Nessuno aveva mai portato al cinema le origini del fascismo, per questo ho scelto di lavorare alla trasposizione dei libri di Antonio Scurati”. La sceneggiatura è stata affidata a Stefano Bises e Davide Serino, la colonna sonora è stata firmata da Tom Rowlands dei Chemical Brothers. Una gigantesca macchina produttiva si è messa a servizio della visione artistica di Wright, che con M dà prova di una grande capacità immaginativa – nella serie sono presenti anche riferimenti al cinema di avanguardia sovietica degli anni venti, ma anche all’espressionismo tedesco e ai gangster movie degli anni trenta, come Scarface di Howard Hawks.

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Tutto il progetto si regge però sulla grande interpretazione di Luca Marinelli, che porta sullo schermo una propria lettura del personaggio di Benito Mussolini. Una lettura, ha puntualizzato in più occasioni l’attore, orgogliosamente antifascista.

Ho fatto molti pensieri prima di accettare il ruolo – ha dichiarato – perché vengo da una famiglia antifascista e io stesso sono antifascista. Poi ho capito che questa poteva essere una maniera per prendermi una mia responsabilità storica e ho detto di sì. L’inizio è stato abbastanza doloroso: già dai tempi della scuola di recitazione mi è stato detto di non giudicare il personaggio e da antifascista interpretare Mussolini è stata una delle cose più dolorose che io abbia fatto. Ho dovuto dover sospendere il giudizio sulla persona e ho provato a capire anche quello che mi risultava incomprensibile. Alla fine ho cercato di allontanarmi dalla definizione di mostro e ho ragionato sul fatto che Mussolini fosse a tutti gli effetti un criminale. C’è stato un grande lavoro di studio e devo dare merito a Joe [Wright, nda] che è stato capace di tirare su uno straordinario gruppo di attori e di attrici”.

Luca Marinelli divide molte scene con Francesco Russo che interpreta Cesarino Rossi, fedelissimo di Mussolini. A questo personaggio dal destino drammatico sono affidati gli intermezzi più leggeri, quelli che ci fanno scappare qualche sorriso e ci rendono il personaggio di Mussolini a tratti simpatico. Poi entrano in scena i crimini, la ferocia, la Storia a ricordarci che il Male ha anche un suo fascino. In un certo senso, il personaggio interpretato da Marinelli ricorda Tony Soprano, interpretato dal compianto James Gandolfini. Anche lui ha il corpo appesantito e i modi affabili, anche lui è un inguaribile bugiardo attratto dalle donne, anche lui abita tutte le contraddizioni del bravo padre di famiglia italiano legato alle tradizioni, compreso quello di avere uno stuolo di amanti (Dio, Patria e famiglia vi suona familiare?). Anche al protagonista de I Soprano come a quello di M, il carisma e l’aria bonaria servono a mimetizzare una natura malvagia che seduce e sconcerta.

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Le donne, seppure confinate al ruolo di co-protagoniste in questa storia ad alto tasso di testosterone, sono determinanti nel racconto dell’ascesa di Mussolini. Tra tutte, spicca l’interpretazione di Barbara Chichiarelli nei panni dell’amante e consigliera del Duce, Margherita Sarfatti, da lui sfruttata e tradita.

Nils Hartmann di Sky Studios Italia ha definito M un kolossal in otto episodi, ciascuno dei quali ha richiesto un enorme sforzo produttivo per la sua realizzazione. Al contrario di altre serie però, qui il dispiegamento di mezzi si accompagna anche a un grande lavoro sul piano artistico e il risultato, in effetti, è straordinario sotto ogni punto di vista.

Hanno ragione Wright e Marinelli a rivendicare l’anima militante e antifascista della serie, ma è anche importante sottolineare che se tutto è così ben riuscito è perché tutti i comparti hanno lavorato in grande armonia per ottenere un risultato al di sopra di qualsiasi aspettativa. M – il figlio del secolo è una serie avvincente che tiene il pubblico non il fiato sospeso, che emoziona e lo interroga. Se avrà il successo che merita, speriamo possa essere un segnale per tutto il comparto audiovisivo italiano: parafrasando una celebre frase della serie Boris, forse non è del tutto vero che la qualità ci ha stufato, anzi.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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