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Lunetta Savino e il successo di Studio Battaglia: “La mia Marina tra Meryl Streep e Glenn Close”

Intervista con Lunetta Savino per parlare della genesi di Marina Battaglia, personaggio inedito per la sua carriera e centrale per “Studio Battaglia”.
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Il lavoro degli attori costringe continuamente a mettere tutto in discussione, studiare per superare i propri limiti e per abbracciare nuove complessità. È quello che ha fatto Lunetta Savino che in Studio Battaglia si è trasformata in una cinica matriarca, proprietaria di uno studio legale familiare. Marina Battaglia ha una vita professionale al top che rispecchia una vita privata, invece, meno brillante: "Finalmente sono riuscita a misurarmi con un personaggio di questo tipo" racconta l'attrice a Fanpage.it. Meryl Streep e Glenn Close sono stati i suoi riferimenti: "Come si fa a non pensare a Miranda Priestley de Il diavolo veste prada, ma anche Damages con Glenn Close è stato utile". In una serie tutta al femminile, l'attrice pone l'accento sul momento storico che stiamo vivendo: "Lo vediamo con la guerra. Già Virginia Woolf ci diceva che le donne sono sempre state fuori dalla storia, ancora di più quando le si interroga sulla guerra, sulla giustizia o meno di fare la guerra". E all'indomani della notte degli Oscar, rivela: "Avevo fatto un provino su parte per il film di Paolo Sorrentino, vi dico quale". 

Lunetta Savino, è la prima volta in un ruolo del genere?

È la prima volta. Qualche anno fa avevo fatto un piccolo esperimento con Il candidato, era su Rai3 in seconda serata con Filippo Timi.

In quella serie lei era Bianca De Mojana. 

Sì, ero questa capostaff, una donna cinica e spietata. In quel modo mi sono in qualche modo allenata nell'attesa che arrivasse un ruolo a tutto tondo e in prima serata, come quello di Marina Battaglia. Per il pubblico che mi segue, sì, è una novità assoluta.

È un personaggio che inevitabilmente ci fa pensare a Meryl Streep. L'ha considerata tra i suoi riferimenti?

È la capostipite di personaggi di questo tipo, come si fa a non pensare a lei. Quando vidi quel film rimasi incantata da quella interpretazione, ma anche dalla possibilità di potermi misurare con un ruolo di quel tipo, ovviamente senza togliere nulla a Meryl Streep. Eleganza, stile, cinismo: c'è tutto in Miranda Priestley. Tra i miei riferimenti c'è stato anche Glenn Close nella serie Damages.

E quello è proprio un legal drama. 

Sì, è stato un altro personaggio importante per me, così come è stato fondamentale studiare su questo tipo di serialità. Perché Marina Battaglia riesce a contenere una complessità che non si era vista prima, con le sue battute taglienti, le sue frecciate all'interno di questa famiglia un po' sgangherata.

Ecco, a proposito di famiglia, ci siamo lasciati con il finale del secondo episodio che ci ha lasciato con la scena della cena che ha un po' distrutto tutti gli equilibri. Ora toccherà a Marina rimettere i cocci insieme?

Non sarà solo la madre a farlo, ma incredibilmente ci metterà lo zampino anche il padre (Massimo Ghini, ndr) e questo è interessante perché tutti i personaggi sono concepiti con intelligenza e raffinatezza. Ora scopriremo i suoi sentimenti di padre, le motivazioni che lo hanno spinto a tenerlo assente per tutto questo tempo.

Lunetta Savino in una scena di Studio Battaglia
Lunetta Savino in una scena di Studio Battaglia

Marina Battaglia ha commesso un grave errore a nascondere le lettere del padre alle figlie.

Assolutamente. Le figlie, con in testa Anna, il personaggio di Barbora Bobulova, gli restituiscono tutto con la stessa forza. Però, adesso, le due dovranno unire le forze per evitare guai più grossi. Le ragioni e i torti di tutti i personaggi si intrecciano benissimo. Ci sono le fragilità, ci sono le scorrettezze, le cose giuste e il loro esatto contrario. Lo stesso personaggio di Nina (interpretato da Miriam Dalmazio, ndr) fa un'uscita alla cena che è deflagrante, manda all'aria tutto e tutti. Però, poi, ci si interroga sui motivi scatenanti e lo scopriremo.

Gli ascolti tv sono buoni, non era scontato, ma c'è stata anche un'accoglienza molto positiva della critica.

Ci sono serie che hanno faticato molto in questo periodo perché c'è la guerra. Per noi, è un aspetto molto importante avere il sostegno del pubblico e degli addetti ai lavori. È una conferma che l'attualità di questo prodotto è aderente al tempo. Eravamo certi del successo che ha avuto in Inghilterra ed è stata molto scaldata dalla penna della nostra sceneggiatrice, Lisa Nur Sultan, e resa fruibile per il pubblico italiano. È stato bravo anche Simone Spada, il regista, a mettere in scena con grande competenza questo racconto. Tutto è bilanciato.

La seconda stagione? Una formalità?

Spero proprio di sì. È sul tavolo della produzione, è nei piani e io mi spero di potermi ancora divertire con questo personaggio.

Studio Battaglia dimostra che le donne giocano, rispetto agli uomini, un campionato a parte nel torneo della vita. L'errore più grande della storia è stato forse considerare la donna solo come la femmina dell'uomo. Lei cosa ne pensa?

Il pensiero della differenza nel campo della storia del femminismo dice proprio questo. Mette in evidenza il fatto di essere diversi, importanti, uguali e preziosi per un'umanità che è fatta di 2. E questo 2 deve per forza trovare uno spazio importante se vuole andare avanti. Lo vediamo con la guerra. Virginia Woolf scriveva già all'epoca che le donne sono sempre state fuori dalla storia, ancora di più quando le si interroga sulla guerra, sulla giustizia o meno di fare la guerra. È un interrogativo grande, molto complesso.

La Notte degli Oscar ci ha detto che Paolo Sorrentino non ha vinto. 

È stata comunque una serata importante. Arrivare fino agli Oscar significa già essere tra i numeri 1, in assoluto.

Il film lo ha visto? Le è piaciuto?

Certo, mi è piaciuto tantissimo e avevo anche fatto un provino su parte.

Ah, per quale ruolo?

Per il ruolo della madre di Fabietto. Conoscevo un pochino quelle pagine e per me già essere arrivata lì, nella considerazione di Paolo Sorrentino, è stato un bel successo. Poi ho imparato a essere cauta perché altrimenti i rifiuti sono cocenti. Invece, va bene anche essere passata nella mente di un regista come lui. Ci saranno altre occasioni. Devo dire che Teresa Saponangelo ha fatto davvero una splendida interpretazione di quel personaggio e sono molto contenta per lei.

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