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La vita bugiarda degli adulti su Netflix: Giordana Marengo e Valeria Golino, anime di Elena Ferrante

Su Netflix dal 4 gennaio arriva “La vita bugiarda degli adulti”, trasposizione a cura di Edoardo De Angelis dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante. Napoli fa da sfondo alla crescita di Giovanna, adolescente che si reinventa dopo l’incontro con la zia Vittoria, capace di farla entrare in un mondo che mai aveva visto prima.
A cura di Ilaria Costabile
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“Quann si’ piccirell, ogni cosa te pare grossa. Quando si gross, ogni cosa t’ pare nient”. È quanto ripete una voce che fa da eco ai sei episodi de “La vita bugiarda degli adulti”, il romanzo di Elena Ferrante pubblicato nel 2019, che Edoardo De Angelis ha rielaborato in una serie firmata Netflix. L'attenzione millesimale all'estetica Anni Novanta, i colori accesi, la musica in netto contrasto con il sentire dei personaggi, trascinante e coinvolgente, immerge lo spettatore in un universo dal quale viene  inghiottito all'istante.

Tradurre la scrittura di Elena Ferrante in immagini che scivolano sullo schermo non è operazione facile, sebbene i dettagli che la scrittrice fornisce nei suoi romanzi siano congeniali ad una raffigurazione immediata, potente. De Angelis rilegge assecondando la sua immaginazione, quella dicotomia sapientemente raccontata dall’autrice per cui esiste sempre una cosa e il suo esatto opposto: la ricchezza e la povertà, la bellezza e il degrado, la paura e la spavalderia, l’amore e l’indifferenza. È di questo gioco altalenante di luci e ombre che si compone il racconto de La vita bugiarda degli adulti, sullo sfondo di una Napoli mostrata in tutta la sua complessità, che più di ogni altra città al mondo incarna il concetto di contrapposizione.

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Elena Ferrante, e con lei Edoardo De Angelis, raccontano questo costante e ridondante richiamo ad una realtà coperta dalla patina opprimente della bugia, raccontano la storia di una famiglia, di un’adolescente in cerca di sé stessa, la storia di un riscatto, di una richiesta d’aiuto che prende forme diverse a seconda di chi, inconsapevolmente, si ritrova a richiederlo. Giovanna, la protagonista interpretata da una giovanissima e sorprendente Giordana Marengo, scoprirà a sue spese come crescendo sia facile nascondere la verità, come le bugie possano diventare un’arma di difesa, di confronto, ma anche di distruzione.

L’impatto col diverso, con una esuberante e a tratti disturbante zia Vittoria – Valeria Golino, cancellata dalle foto di famiglia, ma intimamente presente nella mente dei suoi genitori, apre gli occhi a Giannina, abituata a vivere nella bolla di una famiglia perbene, lontana dalle sozzure di una vita che ti ha dato poco e non intende darti di più. Zia Vittoria impersona l’esasperazione della cruda realtà, in cui le regole non si imparano sui libri, ma si cresce facendo “cap e cess”, ascoltando le grida del bisogno, affidandosi a Dio, nutrendo il dolore per mantenersi vivi. Valeria Golino riesce a rendere la rabbia e la rassegnazione con estrema nitidezza, esprimendosi solo nel dialetto più stretto che trasuda appartenenza, ma anche distacco da un mondo costruito che non le appartiene.

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Come sempre accade nei romanzi di Elena Ferrante, il rapporto tra due donne è la colonna portante dell'intero racconto, un legame oscuro, sanguigno, unisce Vittoria e Giannina, ma mentre la prima è intrappolata in una vita che non è più possibile cambiare, la seconda è all'apice della sua crescita è in quella fase in cui ogni cosa può evolversi, in cui ci si appassiona, si cerca la libertà, si desidera l'amore, si crede di dover fare necessariamente qualcosa per sentirsi grandi, ci si imbatte nel sesso senza conoscerlo, con l'idea che sia un pensiero di cui doversi liberare.

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Le bugie intessono i legami del microcosmo in cui si muove Giovanna, che una volta scoperte le fondamenta fallaci su cui si regge il suo universo, che rischiano di cedere al primo soffio di vento, decide di prendere in mano la sua vita, come si vede a partire dal terzo episodio in poi, in cui si assiste ad uno switch interessante, dove le figure primeggianti, come quella del padre Andrea, interpretato da Alessandro Preziosi e della madre Nella, che ha il volto di Pina Turco, si assestano sullo sfondo, fino quasi a scomparire, mentre predomina lo sguardo penetrante di Giannina, decisa a diventare qualcosa di diverso da quello che le era stato sempre imposto. Nell'incipit del romanzo la Ferrante scrive: "Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento". 

E non c'è frase migliore che possa rendere l'idea di incompiutezza che sottende all'essere adolescenti e che si avverte quando non si hanno più certezze, ma solo finte e costruite verità.

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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