La prima parte di Ozark 4 gioca a fare House of Cards: la recensione della serie Netflix
La fine ha inizio per una delle serie tv più popolari della storia di Netflix. La prima parte della quarta e ultima stagione di Ozark sarà disponibile sulla piattaforma a partire da domani 21 gennaio 2022. I primi 7 episodi costruiscono l'asse portante di quello che sarà il vero e proprio carosello finale, quando sarà pubblicata la seconda parte con gli ultimi sette episodi entro marzo. Com'è questa prima parte? La parola chiave è una, molto semplice: suspence.
La prima parte di Ozark 4 ha un incipit fortissimo, un flash forward che poi è lo stesso teaser che è stato pubblicato a metà novembre. I Byrde, tranquilli e di buonumore in viaggio, presumibilmente dopo aver concluso qualcosa di importante, finiscono fuori strada per una distrazione di Marty. L'ultima immagine che abbiamo di loro è l'auto rovesciata e distrutta, i loro corpi sono alla rinfusa nell'abitacolo mentre l'inquadratura si tiene a distanza, infittendo il mistero. Sono ancora tutti vivi? È morto qualcuno? Non lo sapremo perché, dopo i titoli di apertura con il solito rebus di immagini, siamo di nuovo in Messico, nella tenuta di Navarro, poco dopo lo scioccante finale della terza stagione. Navarro ha bisogno dei Byrde per ripulirsi: vuole consegnarsi all'FBI alle sue condizioni, intenzionato a lasciare intatti i suoi affari ai figli.
Il punto di partenza dell'ultima missione di Marty e Wendy Byrde è riassunta in una scena – nella parte centrale del primo episodio – che è anche abbastanza adorabile per la quantità di sarcasmo: i due, davanti a un bicchiere di vino, si trovano per la prima volta d'accordo come non mai: "Abbiamo bisogno di soldi. E dobbiamo comprare tutte le persone", dice Marty come se avesse detto la cosa più semplice del mondo. Poi ancora: "Dobbiamo trasformare Omar Navarro in un cittadino modello" e ancora "Dobbiamo convincere Darlene a chiudere con la storia dell'eroina". "Certo che lo faremo", risponde senza esitazione Wendy, finendo il vino. Ma ricordiamoci del teaser: comunque vada, non finirà bene.
Una serie di nuovi personaggi si aggiungono da subito a complicare i piani; l'ambizioso nipote di Navarro, che vuole la torta tutta per sé; l'investigatore impiccione che cerca Helen per conto del marito, che vuole il divorzio. Nulla di nuovo sotto il sole e su questo, sul piano della scrittura, è un vero e proprio punto debole: facce nuove cascate dal nulla per mandare avanti la narrazione. Poi, però, ci sono le interpretazioni. Ozark non ha mai sbagliato un personaggio, dai minori alle guest stagionali (indimenticabile Ben, vero?) fino i grandi attori. Menzione d'onore a quel terzetto d'oro: Jason Bateman, Laura Linney e Julia Garner, premiata con due Emmy di fila per il ruolo di Ruth Langmore.
Ecco, forse, Ruth Langmore è il personaggio per cui vale davvero la pena guardare questo show. Una serie troppo sottovalutata, soprattutto dalla platea italiana, e dalla critica che spesso riduce Ozark alla versione meno profonda di Breaking Bad. Non lo è. Non lo è mai stata. Se proprio vogliamo fare un paragone, questa discesa finale di Ozark si mostra con un vestito à la House of Cards. C'è la stessa brama di potere, un potere assoluto che non ha intenzione di scendere a patti con la coscienza.