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La nuova Rai del ministro della Cultura Sangiuliano: “Chiederò fiction su Montanelli e Fallaci”

Dalla Rai al cinema, passando per i musei, il neo ministro della Cultura rilascia un’intervista al Giornale in cui racconta la sua operazione di riequilibrio per ristabilire “un pensiero di destra forte e autorevole che la sinistra ha sempre voluto nascondere”.
A cura di Andrea Parrella
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Cambiare il verso della narrazione culturale di sinistra, sembra questo il principale obiettivo del neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L'ex direttore del Tg2, nominato da Giorgia Meloni al dicastero della cultura, ha reso chiaro i suoi intenti in un'intervista rilasciata a Il Giornale, nella quale ha affrontato svariati temi, dai prezzi degli ingressi nei musei alle proteste di attivisti per il clima contro le opere d'arte, fino al cinema e, naturalmente, la Rai. "Chiederò di fare una fiction sulla vita di Indro Montanelli e di Oriana Fallaci", ha detto il ministro, dimenticando forse che un racconto della giornalista toscana è stato già fatto, peraltro recentemente, con l'operazione L'Oriana, con protagonista Vittoria Puccini.

L'Oriana, la fiction del 2015 con Vittoria Puccini su Oriana Fallaci
L'Oriana, la fiction del 2015 con Vittoria Puccini su Oriana Fallaci

Il messaggio sottinteso è però chiaro e va nella direzione di un riequilibrio culturale per bilanciare un "pensiero di destra forte e autorevole" che, a detta del ministro, "la sinistra ha sempre voluto nascondere". Prosegue Sangiuliano, sempre sulla Rai:

Penso che sia giusto raccontare la nascita del Giornale, quando c'era la deriva di sinistra del Corriere della Sera e Montanelli decise di andarsene insieme a Bettiza, Dan Segre e tutte le grandi firme che si aggregarono attorno al suo quotidiano, che divenne come la Voce di Prezzolini nel primo Novecento.

E sulla distribuzione dei fondi c'è un altro passaggio interessante, che tocca anche il cinema e i temi di cui dovrebbe occuparsi: "L'erogazione di questi fondi è stata assolutamente unilaterale: si finanziavano film che fossero coerenti con una certa narrazione culturale della società italiana, della nazione e del mondo. Io, invece, voglio una cultura plurale. Come dice Marcello Veneziani bisogna rompere la cappa. Tutti devono avere pari dignità di esprimersi: non voglio sostituire a un'egemonia di sinistra un'egemonia di destra con un'operazione sostitutiva, ma voglio aggiungere. Se qualcuno vuole fare un film su D'Annunzio o su Pirandello, deve poterlo fare liberamente".

Anche qui non è chiaro cosa intenda il ministro, visto che negli ultimi mesi è uscito nelle sale Il Cattivo Poeta, che racconta appunto D'Annunzio e, allo stesso tempo, dal 27 novembre c'è nelle sale "La Stranezza", ispirato proprio alla genesi di Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello (qui l'intervista al protagonista Toni Servillo).

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