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La modella assassina, la docuserie su Rosa Della Corte: “Mostriamo ciò che non si era mai visto”

Andrà in onda il 26 e 27 luglio su Crime+Investigation la prima produzione Deepinto. Gli autori Angela Marino e Francesco Piccinini raccontano a Fanpage.it il viaggio nell’intricato caso di cronaca che nei primi anni Duemila vide “la mantide di Casandrino” condannata per omicidio all’età 18 anni.
A cura di Andrea Parrella
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La storia di Rosa Della Corte è un caso divenuto un riferimento nella letteratura della cronaca nera italiana. Della Corte viene condannata quando ha soli 18 anni per l'omicidio di Salvatore Pollasto, all'epoca suo fidanzato. Un omicidio dai caratteri sfumati, in cui il ruolo della stampa è stato preminente, grazie soprattutto a una definizione, la "mantide di Casandrino", con cui Rosa Della Corte viene bollata nei mesi successivi ai drammatici. A ripercorrere questa vicenda è la docuserie La Modella Assassina – La storia di Rosa Della Corte, primo titolo di Deepinto, società di produzione del gruppo Ciaopeople, in onda in due episodi in prima visione assoluta martedì 26 e mercoledì 27 luglio alle 22.55 su Crime+Investigation (canale 119 di Sky).

A raccontare il progetto, che si avvale proprio dell'ampia testimonianza di Rosa Della Corte, sono Angela Marino, giornalista e scrittrice, e Francesco Piccinini, direttore editoriale di Deepinto. "Sono stata contattata da Rosa Della Corte – racconta Marino ripercorrendo la genesi del progetto – mi ha cercata perché avevo già scritto di lei. Mi ha sorpreso perché credevo avesse detto già tutto della sua storia e in realtà aveva ancora molto da dire". Tutto nasce da iniziativa di Della Corte, che si mostra disponibile a raccontare quanto accaduto, ribadendo la posizione da sempre espressa: "Non ho ucciso Salvatore Pollasto". Da qui parte il lavoro di ricerca e scrittura, che oltre a Marino e Piccinini vede la partecipazione di Chiara Freddi e Massimiliano Virgilio nella parte autoriale.

Qual è la peculiarità di questa vicenda?

Piccinini: "Quello di Rosa Della Corte è quasi di un unicum nella storia criminale italiana. Colpevole in Cassazione dell'omicidio del suo fidanzato, ma si è resa colpevole di altri delitti, tra cui il tentato omicidio di una guardia giudiziaria e attualmente in attesa di essere sottoposta a domiciliari per un'altra accusa. Una donna che probabilmente uscirà di galera a 50 anni, dopo circa 30 anni di detenzione. Non capita quasi mai di poter raccontare una storia di questo tipo con la voce del protagonista".

Riportare il punto di vista di una donna condannata per un omicidio che oggi continua a negare non era rischioso?

Marino: "Assumere il punto di vista del colpevole era qualcosa di nuovo, anche sconcertante. Poi ho scoperto ne valesse assolutamente la pena […] Mantenere il distacco quando si trattano vicende di questo tipo è importante. Con Rosa ho spesso temuto che questo confine potesse diventare labile perché è una persona di cui non si coglie mai l'essenza. L'indeterminabilità è una sua cifra".

Piccinini: "Non è stato semplice scendere nel suo incubo, non sembra una criminale di quelle cui siamo abituati nel panorama italiano. Abbiamo provato a mantere il dovuto distacco rispetto alla capacità manipolatoria di Rosa Della Corte".

Parliamo di una vicenda per cui la giustizia ha già fatto il suo corso ed è stata già scontata una pena. Quali novità aggiunge "La Modella Assassina"?

Marino: "Quello che ha aggiunto sono dettagli sul suo passato che non aveva mai confidato e che si sono rivelate molto interessanti. Lei ha certamente necessità di riabilitare la propria reputazione, una necessità legata alla propria percezione di sé".

Piccinini: "Avere l'assassino era un modo per mostrare al pubblico quello che spesso non può vedere. Un tratto distintivo che con Deepinto proveremo a conservare, provare a portare lo spettatore in qualcosa che non ha mai visto".

A caratterizzare un caso di cronaca così cruento e intricato era stata anche una celebre intervista Rai a Della Corte da parte di Franca Leosini. Come è cambiata in questi anni?

Marino: Mi sono trovata davanti una Rosa matura, con quasi vent'anni in più, molto diversa da quella che ci aveva presentato la Tv con Storie Maledette. All'epoca abbiamo visto una ragazzina quasi inconsapevole di quello che le fosse accaduto, di quello che avrebbe dovuto affrontare. È una donna che ha riletto la sua storia attraverso una nuova prospettiva.

La docuserie nasceva dall'ambizione di riaprire il caso svelando dettagli inediti? E se sì, siete riusciti nello scopo?

Marino: Da questo viaggio con lei emerge qualcosa che è certamente più umano che giudiziario, o tecnico. È tuttavia qualcosa che può comunque influire sulla valutazione di un giudice rispetto alla personalità di Rosa, alla sua pericolosità sociale. Ritengo quindi che sia una finestra ancora aperta.

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